Fontana riapre la Lombardia solo per opportunità politica?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-05-18

Abbiamo l’esatta nozione del concetto di responsabilità evocato da Conte in conferenza stampa. Ovvero che la responsabilità dovranno avercela i cittadini. I politici sono troppo impegnati per avercela. 

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La riapertura differenziata è una proposta delle regioni italiane che se ne assumono la responsabilità. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte lo ha ripetuto più volte durante la conferenza stampa di sabato sera e probabilmente ad alcuni, come Attilio Fontana, saranno fischiate le orecchie.

Fontana riapre la Lombardia solo per opportunità politica?

Perché i retroscena dei giornali raccontano oggi che a quanto pare il presidente della Regione Lombardia non era entusiasta delle riaperture ma alcuni come Luca Zaia in Veneto hanno spinto fino a costringere il governo ad adeguarsi. Fontana invece si è adeguato obtorto collo al riapriamo tutto per non essere da meno dei veneti, mentre in mezzo sono rimasti i presidenti del Lazio, del Piemonte e della Liguria, Zingaretti, Cirio e Toti, in attesa del decreto del governo per emettere le loro ordinanze. Il Messaggero spiega che così la trattativa sul Dpcm della Fase 2, che Giuseppe Conte aveva dato per chiusa, sabato notte è ripresa dopo la conferenza stampa del cortile, e si è protratta sino al pomeriggio di ieri quando Stefano Bonaccini,presidente dell’Emilia Romagna e coordinatore della conferenza stato-regioni, ha inviato a Palazzo Chigi le linee guida concordate con gli altri presidenti.

Lo scontro che ha rischiato di far saltare l’avvio della Fase 2 ha riguardato le linee guida predisposte dall’Inail e che Conte aveva mantenuto sul tavolo visto il lavoro delle task force. Per i presidenti il documento messo a punto dall’Inail è inaccettabile specie nella parte che prevede una sorta di responsabilità oggettiva dell’imprenditore o dell’esercente che, pur riaprendo nel rispetto dei protocolli, rischia di essere ritenuto responsabile di possibili infezioni. Gli esempi che vengono fatti durante la discussione sono molti e arrivano a tirare in ballo anche la vicenda che ha portato alla condanna dell’ex ad di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti per la strage di Viareggio.

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I protocolli cambiati dopo l’intervento delle Regioni

Il confronto procede aspro, al punto che il presidente della Lombardia Fontana propone di rinviare di una settimane l’avvio della Fase 2 in modo da rendere più omogenee le linee guida dell’Inail con i consigli del comitato tecnico-scientifico e quelle messe a punto venerdì dalle regioni. Una proposta che scatena la reazione degli altri governatori, Zaia e Bonaccini in testa, e dello stesso Conte che poco prima in conferenza stampa aveva dato per fatta la ripartenza. Si decide quindi di proseguire e Conte alla fine cede di nuovo, promette di allegare le linee guida delle regioni nel decreto malgrado i timori dei ministri Speranza e Boccia su riaperture affrettate.

Alla fine tutti d’accordo, o quasi, visto che la Campania intende muoversi per conto proprio. Lo strappo risale a sabato notte. Alla riunione della conferenza stato-regioni non c’è Vincenzo De Luca, ma il suo vice Fulvio Bonavitacola. Si discute a lungo sulla previsione imposta dal governo di un’indagine epidemiologica preventiva da parte delle regioni prima di dare il via libera all’apertura di bar,ristoranti e stabilimenti balneari. Poi la proposta cade.

I rischi penali dietro la riapertura differenziata nelle regioni

Il Corriere della Sera va più a fondo e nota che la paura di Fontana riguardava i possibili risvolti penali di una riapertura senza sicurezza:

Chi si smarca è Attilio Fontana,che guida la regione più contagiata e teme i risvolti penali di eventuali aperture senza garanzie di sicurezza. Il  governatore-avvocato si aggrappa alle leggi e prova a far saltare l’accordo con la sponda di Marsilio e Toma. «Se voi non ci esentate dal rischio Inail non ha senso riaprire negozi e ristoranti — alza i toni Fontana— Se invece lo Stato fissa le regole noi ci atteniamo».

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Cosa c’è dietro la rissa tra governo e regioni sulle riaperture (Corriere della Sera, 18 maggio 2020)

Zaia lo sfida e tra i due leghisti sono scintille. Finché Boccia e Conte si rassegnano ad assumersi la corresponsabilità delle linee guida rivedute e corrette. Ed ecco il lodo che mette tutti d’accordo: inserire il protocollo regionale sia in premessa che negli allegati del Dpcm.

Ed ecco quindi che abbiamo l’esatta nozione del concetto di responsabilità evocato da Conte in conferenza stampa. Ovvero che la responsabilità dovranno avercela i cittadini. I politici sono troppo impegnati per avercela.

Leggi anche: Cosa riapre oggi e in quali regioni

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