Perché la crisi greca potrebbe colpire anche l'Italia

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2014-12-30

Aumenti dei rischi per i titoli di Stato. E scenari più oscuri in caso di ulteriori provvedimenti. Ma se Atene riesce a ottenere il taglio del debito…

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In che modo la situazione della Grecia e la possibilità di turbolenze nei mercati sia prima delle elezioni (che si svolgeranno il 25 gennaio) che dopo potrebbe ripercuotersi sull’Italia? Sui quotidiani italiani oggi molti economisti preconizzano i possibili disastri di un’uscita dall’euro da parte della Grecia: «Mi sembra che i greci non si rendano conto che se fossero fuori dall’Unione Europea la loro posizione sarebbe molto peggiore», dice ad esempio intervistato da QN l’economista Giacomo Vaciago: «Sembra che Atene stia soffrendo per colpa dei tedeschi, ma non è Angela Merkel che ha portato il debito pubblico di Atene al 177% del Pil, sono i governi precedenti che hanno falsificato i conti per entrare nell’unione monetaria e adesso tutto il Paese ne paga le conseguenze». Se ora ne uscissero? «Escano pure, vedranno – aggiunge – che cosa trovano là fuori. Per la Grecia l’unica alternativa alla terribile Angela Merkel è vendersi alla Cina. Lo sconto che chiedono sul debito equivale a un default». Vaciago vede conseguenze “disastrose”, dalla rinegoziazione del debito chiesta dal partito di Alexis Tsipras: «Se questa fosse la posizione del nuovo governo andremmo incontro a uno scenario cipriota, con i risparmiatori che corrono ai bancomat per convertire tutti i propri depositi in contanti, la fuga dei capitali all’estero e la fine dell’arrivo degli investimenti dall’estero». Ieri abbiamo parlato della possibile strategia elettorale di Alexis Tsipras e della tattica che potrebbe seguire Syriza nei confronti dell’euro.

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Gli ultimi sondaggi sul voto in Grecia (La Repubblica 30 dicembre 2014)

COSA SUCCEDE ALL’ITALIA SE LA GRECIA ESCE DALL’EURO
Nel frattempo è importante valutare le conseguenze della richiesta di ridiscussione del debito e della cancellazione di alcune misure di austerity imposte dall’Europa ad Atene. Difficile, viste le forze in campo, che si arrivi a un compromesso. Più facile che il Fondo Monetario Internazionale possa sospendere i prestiti ancora in arrivo (per un totale di sette miliardi) per evitare il default. Ma se la corda della trattativa – nella quale avrà un ruolo anche Mario Draghi – finisce per spezzarsi il rischio è che inizi la corsa agli sportelli delle banche, con conseguente crisi di liquidità. Che potrebbe peggiorare in caso di stretta della Bce. Ettore Livini su Repubblica ricorda però che la situazione in Europa è molto diversa dal 2012:

La Bce ha in arsenale un pianoper aiutare con ampie iniezioni di nuova liquidità i mercati, il Fondo salva-stati è pronto a intervenire e in fondo diversi dei Paesi in crisi nel 2012, Irlanda e Madrid in primis, hanno fatto passi avanti nella riduzione del deficit e quindi sono molto meno vulnerabili. L’Europa, dunque, pare avere diverse cartucce da sparare prima di venir travolta da una crisi relativamente “piccola” in termini finanziari come quella di Atene.

E cosa succederebbe ai risparmi italiani in caso di crac della Grecia?

Di sicuro l’incertezza, come sta avvenendo in queste ore, farebbe fuggire un po’ di investitori esteri verso strumenti più sicuri come i bund tedeschi con l’effetto di alzare il rendimento dei nostri titoli di Stato e rendendo un po’ più complesso il servizio del nostro debito. Se l’Italia resterà immune al contagio però potrebbe trattarsi di una perturbazione passeggera. Altrimenti si aprirebbero scenari più complessi e oscuri. Basta pensare a cosa è successo ad Atene tra fughe di capitali e crolli di listini ed economia quando è arrivata la Troika. Ma allo stato è un’ipotesi dell’irrealtà che nessuno — nemmeno le Cassandre di professione — vuol prendere in considerazione.

 

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L’infografica del Sole 24 Ore che riepiloga gli ultimi problemi finanziari della Grecia (30 dicembre 2014)

LA PARTITA DI BERLINO
Ma c’è anche da dire che la partita che sta giocando la Germania appare un po’ più articolata di quella che recitano le dichiarazioni ufficiali. Ad esempio, scrive oggi Tonia Mastrobuoni sulla Stampa, «Jörg Asmussen sta già incontrando in segreto i vertici del partito che uscirà probabilmente vincitore dalle urne: Syriza. L’attuale sottosegretario al Lavoro tedesco è volato ad Atene nelle scorse settimane, ma ha anche incontrato gli uomini di Tsipras a Berlino per cominciare a prefigurare uno scenario post-elettorale che non precipiti nuovamente l’Europa nell’incubo del 2012, quandosi rischiò la fine dell’euro». Per quello Tsipras continua a ripetere che non ha intenzione di uscire dall’euro e che continuerà il percorso di riforme imposto ad Atene, per quanto riguarda il taglio degli sprechi e la messa a punto dell’economia. Il punto dirimente sarà alla fine il taglio del debito, che l’Europa non può accettare senza scatenare un effetto domino su paesi come l’Italia e la Spagna che hanno più o meno lo stesso problema. E se invece a Tsipras alla fine andasse bene, potrebbero avere la stessa opportunità.

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