Perché Carola Rackete è libera

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-07-03

Nell’ordinanza la Gip Alessandra Vella fa a pezzi il decreto sicurezza, dice che la Capitana della Sea Watch ha agito in stato di necessità e spiega che la barca della GdF non è da guerra. Un’ecatombe delle fregnacce che abbiamo sentito ripetere in questi giorni in tv e su Facebook

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Ieri il Giudice per Indagini Preliminari di Agrigento Alessandra Vella ha liberato Carola Rackete, capitana della Sea Watch 3, non convalidando l’arresto e non disponendo nessuna misura cautelare nei suoi confronti.

Perché Carola Rackete è libera

La giudice Vella ha stabilito che la condotta della 31enne tedesca è stata giustificata dal principio secondo cui prendere una barca civile e andare in mare a salvare le vite dei migranti non può diventare un reato. Spiega oggi Fabio Tonacci su Repubblica che nell’ordinanza la gip ha ritenuto che l’atto di resistenza a pubblico ufficiale (la prima delle due accuse a carico di Carola) debba ritenersi a suo modo giustificato.

«Nella scorta delle dichiarazioni rese dall’indagata e da quanto emerge dalla visione del video, il fatto deve essere molto ridimensionato, nella sua portata offensiva; l’avere posto in essere una manovra pericolosa nei confronti dei pubblici ufficiali a bordo della motovedetta senz’altro costituente il portato di una scelta volontaria seppure calcolata… detto reato deve ritenersi scriminato per avere l’indagata agito in adempimento di un dovere». E ancora: «Il dovere di soccorso non si esaurisce nella mera presa a bordo dei naufraghi, ma nella loro conduzione fino al porto sicuro».

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La gip ha anche escluso la sussistenza dei presupposti del reato di “resistenza o violenza a nave da guerra” (la seconda accusa), accogliendo così la tesi difensiva degli avvocati Alessandro Gamberini, Leonardo Marino e Salvatore Tesoriero, i quali avevano fatto presente che la motovedetta della Guardia Costiera non può essere considerata nave da guerra perché non ha i vessilli tipici e soprattutto non è pilotata da un ufficiale della Marina. Non ha, cioè, le caratteristiche individuate dalla Convenzione di Montego Bay per definire una imbarcazione “da guerra”. Scrive la gip: «Le motovedette della finanza sono tali solo quando operano fuori dalle acque territoriali o in porti esteri ove non vi sia un’autorità consolare».

Il decreto sicurezza bis e Carola Rackete

Per quanto riguarda il decreto sicurezza bis e la sua applicazione nel caso in specie, secondo la gip, le disposizioni inserite nel decreto non si possono applicare alle azioni di salvataggio: «Il divieto interministeriale da esso previsto (di ingresso, di transito e sosta) può avvenire, sempre nel rispetto degli obblighi internazionali dello Stato, solo in presenza di attività di carico o scarico di persone in violazione delle leggi vigenti dello Stato Costiero, fattispecie qui non ricorrente vertendosi in una ipotesi di salvataggio in mare in caso di rischio naufragio».

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Il bluff dell’espulsione di Carola Rackete

C’è poi il bluff dell’espulsione di Carola Rackete. Ieri il Viminale ha annunciato che il prefetto di Agrigento aveva firmato l’espulsione della capitana della Sea Watch 3, senza precisare che si attendeva la convalida da parte del magistrato per eseguirlo. La prefettura di Agrigento ha smentito il Viminale. Poi, un’ora dopo, ha confermato tutto. Ma, spiega oggi Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, si è trattato di un bluff:

Perché il pubblico ministero di Agrigento ha già negato il nulla osta al provvedimento e lo ha notificato al Viminale. E perché la comandante della Sea Watch —nonostante il gip ieri sera abbia ritenuto infondate le accuse — deve rimanere a disposizione dei magistrati che l’hanno indagata anche per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

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Il decreto firmato dal prefetto non potrà dunque essere eseguito. Quanto basta per far salire il livello di scontro tra Salvini e le toghe in una polemica che nei prossimi giorni potrebbe aggravarsi ulteriormente viste le accuse esplicite rivolte dal ministro. Anche perché la decisione del giudice di Agrigento, che accolto le tesi dell’avvocato difensore Alessandro Gamberini, potrebbe costituire un precedente importante anche per altri casi analoghi di navi delle Ong e questo spinge Salvini «a fare tutto il possibile per bloccarle», come ha ripetuto ieri sera.

Intanto aumentano gli sbarchi fantasma. Il Viminale non fornisce numeri ufficiali su questo fenomeno, ma le stime parlano di almeno 600 persone approdate nell’ultimo mese a bordo di barchini e gommoni in Sicilia e nelle altre Regioni meridionali.

Leggi anche: Alessandra Vella: il gip di Agrigento libera Carola Rackete

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