Attualità
Perché i bus dell'Atac vanno a fuoco?
Giovanni Drogo 27/03/2017
Il #Flambus è una delle più note specialità romane: a marzo sono stati quattro i mezzi dell’Atac che hanno preso fuoco, fortunatamente senza causare feriti. Non solo mezzi vecchi ma soprattutto una scarsa o inesistente manutenzione da parte delle officine. E ci sono autobus che rimangono in servizio per troppe ore di fila
Ieri mattina un bus della linea 506 che percorreva via Tuscolana, a Roma, verso Vermicino ha preso fuoco. Non è la prima volta che succede, anzi, solo una settimana fa a Ciampino un altro autobus dell’ATAC è andato completamente distrutto dalle fiamme. Solo la prontezza dell’autista – che ha fatto scendere i passeggeri – ha impedito che ci fossero dei feriti. Sono già sette in tre mese gli autobus del trasporto pubblico della capitale che hanno preso fuoco, diciannove se in tutto se si considerano tutti gli eventi occorsi dal marzo 2016 ad oggi.
La scarsa manutenzione causa il fenomeno del #flambus
A certificarlo è l’account Twitter Mercurio Viaggiatore che da tempo tiene la contabilità dei Flambus (un gioco di parole con il fatto che all’inizio del 200 l’azienda si chiamava Trambus), così vengono ormai chiamati i mezzi pubblici che prendono fuoco mentre percorrono le strade della Capitale. Solo a marzo di quest’anno sono stati quattro gli autobus che hanno preso fuoco. Si potrebbe pensare che il problema sia principalmente dovuto al fatto che si tratta di mezzi vecchi, con troppi chilometri sulle spalle ad esempio l’autobus che ha preso fuoco sei giorni fa aveva 13 anni di servizio, quello bruciato a Castel Giubileo ad inizio marzo ne aveva 15 come quasi la metà di tutti gli autobus che compongono la flotta di ATAC. Se i mezzi sono troppo vecchi e non ci sono soldi per rinnovare il parco macchine l’unica alternativa sarebbe la manutenzione. Il condizionale è d’obbligo perché come è stato spesso denunciato anche il reparto manutenzione non riesce a stare dietro alle continue rotture che lasciano in panne gli autobus in mezzo alla strada o che li tengono bloccati all’interno del deposito. Mancano i pezzi di ricambio, è stato spiegato, ma forse non è solo questo.
Ad esempio il mezzo che ha preso fuoco domenica era appena passato per il reparto manutenzione per un problema ad una cannetta che causava una perdita di combustibile. Lo stesso guasto potrebbe essere la causa dell’incendio, sostiene ad esempio la leader del sindacato CambiaMenti, Micaela Quintavalle (che qualche giorno fa spiegava al Giornale che ci potrebbe essere dietro l’idea di portare ad una privatizzazione dell’azienda) anche se sembra poco probabile che l’incendio sia dovuto a quella perdita di nafta. Certo è che se il mezzo era passato per la manutenzione il giorno prima è evidente che qualche responsabilità degli addetti ci deve essere. Il vero problema è che in realtà non si può circoscrivere ad un’unica problematica la causa degli incendi che mandano in fiamme gli autobus. Non è solo l’età avanzata dei mezzi, non è solo la scarsa (o nulla) manutenzione del parco macchine e non è solo il fatto che i pochi mezzi in grado di circolare senza problemi siano costretti a fare “gli straordinari” e a fare troppe ore di lavoro giornaliere. Un aspetto quest’ultimo che oltre ad accelerare l’usura e a mettere sotto eccessiva pressione le componenti meccaniche limita le possibilità di effettuare interventi di controllo e di manutenzione approfonditi prima di rimettere in strada il mezzo.
Perché i bus dell’Atac vanno a fuoco?
Secondo Renzo Coppini, Segretario Regionale del SULCT, quella dei “mezzi vecchi” è solo un ritornello che viene utilizzato come scusa per non voler affrontare il nodo cruciale della manutenzione e della mancanza di programmazione degli interventi sul parco mezzi:
Il ripetersi di questi episodi, su vetture di diversa tipologia, ci fa pensare che le manutenzioni non siano sufficientemente idonee a garantire l’affidabilità dei mezzi. La maggioranza di essi, è noto, hanno superato la vita tecnica, e non quella utile, c’è una netta distinzione tra le due cose, perciò i controlli e gli interventi devono essere frequenti e programmati, mirati a superare le anomalie sia meccaniche che elettriche, derivate logicamente dall’età e dall’usura. Si fanno queste cose? I tecnici delle officine sono messi nelle condizioni di operare? Ripetere il ritornello ‘sono autobus vecchi’, non è più una valida giustificazione.
Secondo l’amministratore unico di Atac Manuel Fantasia il flambus di domenica è invece dovuto proprio al fatto che la flotta è molto vecchia e che è in atto un’operazione si retrofit su 400 mezzi:
Ieri si è trattato di un principio di incendio, limitato al vano motore per cui l’autobus è recuperabile. C’è una flotta molto vecchia che ci siamo trovati. Stiamo progettando e programmando il retrofit per quello che riguarda i sistemi di spegnimento automatico per circa 400 autobus. Ovviamente ci sono i tempi necessari da rispettare che sono quelli delle gare ad evidenza pubblica un intervento di questo genere non si fa con un affidamento diretto. Nel breve periodo continuiamo, come facciamo adesso con il check sulle vetture e se in qualche circostanza dovessimo intravedere che c’è stato un errore o qualcosa che non va in queste procedure, prenderemo provvedimenti conseguenti.
Cinque giorni fa Linda Meleo, assessora ai Trasporti di Roma, precisava che una commissione d’inchiesta aziendale sta già analizzando le cause degli incendi e ribadiva che la colpa è del parco mezzo vetusto:
Sugli episodi relativi agli autobus che prendono fuoco, come quello di ieri, abbiamo chiesto documenti in merito e c’è una commissione d’inchiesta aziendale che sta analizzando le cause. Vogliamo andare in fondo a questa vicenda, per poter garantire sempre più sicurezza ai cittadini.
Dobbiamo fare i conti con un parco mezzi vetusto e siamo perciò impegnati nel rinnovo della flotta dei bus di superficie, con bandi per nuove vetture oltre a quelle già a disposizione.
Né Meleo né Fantasia però hanno parlato dei problemi relativi alla scarsa manutenzione, del fatto che i mezzi vengano messi su strada con riparazioni sommarie (o senza riparazioni come accade quando ci si limita al reset della centralina per “risolvere” il problema) o che manchi completamente una programmazione degli interventi che non vengono effettuati a cadenza regolare e al raggiungimento di un preciso chilometraggio ma solo quando gli autobus cadono a pezzi. Vero è che in molti casi la manutenzione non viene eseguita perché nelle officine non ci sono i pezzi di ricambio necessari. Spetta quindi all’azienda il compito di procedere ad un risanamento dei vari comparti, perché non ha senso comprare mezzi nuovi per poi farli cadere a pezzi e tenerli in deposito perché non ci sono i ricambi. Molto più pericoloso invece è mettere su strada autobus non idonei che oltre a rompersi in mezzo alla strada rischiano anche di fare del male a passeggeri e autisti.