Economia
Le pensioni povere che aspettano 30enni e 40enni
neXtQuotidiano 10/02/2015
Nonostante versino più dei loro padri,molti lavoratori avranno un vitalizio inferiore a 500 euro. E se il Pil non sale…
Chi oggi ha trenta o quarant’anni si aspetti pensioni povere. Non solo: se il PIL continua con il suo andamento, potrebbe persino finire per andare peggio del preventivato. Antonio Castro su Libero riepiloga oggi la situazione del sistema previdenziale italiano dopo le varie riforme, in primis la Fornero, e in attesa dei provvedimenti legislativi promessi da Poletti e dal governo Renzi. C’è solo da sperare che la stagnazione economica non si prolunghi ancora. E che l’economia italiana torni a crescere. Perché le nostre future pensioni sono aggrovigliate (per crescere)proprio all’andamento del Pil. Insomma, non basterà soltanto restare più a lungo al lavoro (gli italiani con la riforma Fornero sfonderanno quota 68anni),ma bisogna anche augurarsi che la ricchezza annuale prodotta dal Paese sia consistente e di riuscire a compiere una discreta carriera e un’altrettanta dignitosa crescita del reddito (e quindi dei contributi pensionistici connessi).
La colpa non è solo dei sistemi di calcolo delle nostre pensioni (retributivo vs contributivo),e neppure della crisi, ma anche della scarsa chiarezza degli enti preposti e, in primo luogo, del governo. Da anni si parla della famosa «busta arancione», una sorta di proiezione pensionistica aggiornata che dovrebbe arrivare a cadenze fisse a tutti i lavoratori per renderli consapevoli di quanto accumulato, dei rendimenti maturati,e quindi della futura pensione che verrà percepita. La si promette da anni con ogni governo e qualsiasi maggioranza.
Però, politicamente (ed elettoralmente), non è premiante far sapere a chi ha la fortuna di avere un lavoro oggi quanto (poco) prenderà di pensione domani. Secondo la simulazione realizzata un 30enne con un reddito netto mensile di mille euro potrà contare su una pensione tra i 514 euro (se l’economia dovesse continuare a ristagnare), e di 600 euro al mese (sempre che il Pil torni a correre). Ancora peggio per il lavoratore autonomo (30enne con 1.000 euro al mese di reddito). Potrà contare su un assegno di appena 432 euro al mese. Non andranno meglio le cose neppure per i redditi più alti (2/3 mila euro), addirittura più penalizzati. Tanto più che la famosa integrazione al minimo (per il 2014 è stato fissata a 501,38 euro),per chi andrà a riposo con il sistema contributivo non esisterà più.
Con il retributivo lo Stato integrava la pensione di chi non aveva versato contributi a sufficienza. E per cui il reddito da pensione risultava inferiore ad un livello fissato dalla legge, considerato il «minimo vitale». Con il contributivo l’integrazione sparirà. Co nil paradosso che chi oggi versa contributi per 30/35 anni, avrà un assegno inferiore al pensionato attuale «integrato al minimo».