«Il PD non ha rispetto della nostra storia»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-08-20

Carlo Smuraglia, a colloquio con Repubblica, annuncia il suo no alle feste dell’Unità

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Carlo Smuraglia, presidente dell’Associazione Partigiani, rilascia oggi un’intervista a Giovanna Casadio di Repubblica per raccontare la frattura con il Partito Democratico sul referendum sulle riforme:

Smuraglia, forse lo scontro si sta ridimensionando, ci sono trattative in corso?
«Non mi risulta nessuna trattativa. Non c’è stato nessun invito formale. In passato nelle Feste dell’Unità veniva dato uno spazio alle locali sezioni dell’Anpi, in cui ovviamente l’Anpi fa quello che vuole».
Si è sentito tradito dal Pd?
«Non è una questione di tradimento. Ma è un errore materiale. L’Anpi ha una sua dignità e autorevolezza. Non può andare in un luogo in cui si pongano limiti alla manifestazione delle proprie opinioni. Se invito qualcuno a cena, non gli dico di chi deve parlare bene e di chi male. Lo lascio libero di esprimersi».
I Democratici però ritengono quella costituzionale la madre di tutte le riforme. Non trova normale che blindino la loro battaglia?
«Tradizionalmente la Festa dell’Unità è una festa di tutti. Non si possono porre dei limiti. Tranne quello di non ammettere i fascisti. Con noi è normale un rapporto franco e ragionevole».
Quindi l’Anpi non andrà a nessuna Festa?
«Non c’è una direttiva nazionale. Deciderà ogni sezione localmente. Se però chiedono il mio parere, ebbene io non andrei per rispetto di se stessi. Non vado in un posto dove non posso esprimere liberamente le mie idee».

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Nel colloquio con il quotidiano Smuraglia smentisce anche che il coordinatore dell’Emilia sia stato rimosso perché a favore del sì:

In altri tempi non sarebbe successo, secondo lei, nonostante il centralismo del Pci, l’espulsione dei dissidenti?
« Ai tempi di Togliatti e Berlinguer si andava alle feste dell’Unità perché si incontravano gli amici e si scambiavano le idee. Quest’anno si è cominciato a dire che era la festa del Sì, quindi con una forte contrapposizione. Tuttavia non è inimicizia la nostra: è una divergenza su un punto specifico che poteva essere risolto con ragionevolezza».
Come poteva essere risolto?
«Semplicemente dicendoci: “Venite e dite pure quello che vi pare”. Potevano immaginare che l’Anpi non sarebbe andata a fare sfoggio delle proprie idee in casa di chi la pensa diversamente, ma a sostenerle con il garbo e il rispetto che ci è abituale».
L’Anpi ha rimosso il coordinatore emiliano Artioli perchè a favore del Sì?
«Assolutamente no, si è trattato di un normale avvicendamento. Con il congresso di metà maggio sono decadute tutte le cariche per statuto, anche la mia. Ci sono state riconferme e avvicendamenti».

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