“Cara Palombelli, ha mai sentito la canna di un’arma premuta in bocca?”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-09-17

Patrizia Cadau, consigliera M5S a Oristano, racconta le violenze subite dal marito per rispondere a quel messaggio sul femminicidio fatto dalla conduttrice di Forum

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Una lettera aperta in cui racconta la sua storia. Anni di violenze perpetrate dal marito nei suoi confronti, senza che lei si sia “macchiata” di alcuna colpa. Senza aver mai esasperato la reazione di quell’uomo che l’ha riempita di botte, calci e pugni lasciando sulla sua pelle segni indelebili. A scriverla è Patrizia Cadau, consigliera Comunale di Oristano che ha voluto parlare a cuore aperto a Barbara Palombelli e a tutte le donne. Perché il femminicidio è solo la punta dell’iceberg di un problema che non può essere risolto cercando alibi e giustificazioni.

Patrizia Cadau, la consigliera di Oristano spiega la violenza sulle donne a Barbara Palombelli

“Gentilissima Barbara Palombelli, questa nella foto sono io, e ci tengo subito a precisare che no, non me la sono andata a cercare, non sono mai, mai, mai stata aggressiva, che non sono mai stata una donna esasperante”. Inizia così il post Facebook di Patrizia Cadau a cui allega anche una fotografia che mostra il suo volto tumefatto a causa delle botte ricevute da quel marito violento. Lividi, ecchimosi e sangue, figlie di soprusi ingiustificati e ingiustificabili.

“No, non avevo fatto niente, né quella volta né tutte le altre: eppure ciò non mi ha risparmiato dall’essere addirittura sequestrata in casa mia, di mangiare e dormire insieme ai miei figli chiusi a chiave di nascosto – scrive ancora la Consigliera di Oristano -. Anche mangiare di nascosto, perché secondo il violento con i soldi di casa non si poteva mangiare. Noi, ovviamente, non lui. Non ho fatto niente, se non addirittura intestargli il mio patrimonio immobiliare e tutti i miei soldi, pur di sopravvivere, e sia chiaro, l’ho fatto con una pistola puntata alla testa e la minaccia che mi avrebbe ammazzato i figli, che poi sono di entrambi, quindi suoi. E non è comunque bastato uguale a liberarmene”.

E non c’è solo questo. L’esasperazione citata da Barbara Palombelli non può essere un interrogativo, soprattutto nella narrazioni di fatti di cronaca come il femminicidio. Certo, a livello processuale si può parlare di attenuanti o aggravanti, ma questo vale per qualsiasi tipo di reato. Di certo “l’esasperazione” non rientra in tutto ciò quando si parla di una persona che ne uccide un’altra. Di un uomo che uccide una donna.

Ma il racconto di Patrizia Cadau prosegue: “Palombelli, lei ha mai sentito la canna di un’arma premuta alla testa o in bocca?
No vero? Si ritenga fortunata e non ci faccia la morale con tanta spocchia. Palombelli, ritengo che lei sia parte del problema, non me ne voglia: ritengo la sua cultura, causa di quanto è accaduto e continua ad accadere a me, la ritengo responsabile del silenzio e dell’omertà cui siamo costrette a vivere grazie a parole come le sue: di una violenza insopportabile”.

 

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