Patrick Zaki esce dal carcere ed abbraccia i suoi familiari dopo 22 mesi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-12-08

Patrick Zaki è tornato libero: in attesa del processo che prenderà il via il prossimo 1° febbraio, il giovane studente egiziano residente a Bologna è stato scarcerato dalla custodia cautelare preventiva che l’ha tenuto in prigione per 22 mesi

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Patrick Zaki torna ad abbracciare la madre 22 mesi dopo l’incarcerazione. Dopo la decisione di ieri di liberarlo dalla tenaglia della detenzione preventiva, oggi è stato materialmente fatto uscire di prigione. Già in mattinata fonti della polizia avevano confermato all’avvocato dell’Egyptian Initiative for Personal Rights che il giovane studente egiziano residente a Bologna sarebbe stato trasferito alla Seconda Divisione di Mansoura per completare le procedure per il suo rilascio.

Ad accoglierlo all’esterno di un commissariato di Mansoura, sotto la pioggia la mamma, la fidanzata e la sorella. “Sto bene, sto bene”, ha detto in italiano pronunciando le sue prime parole da uomo di nuovo libero. È apparso provato, ma in buone condizioni di salute. Zaki ha poi aggiunto, sempre in italiano: “Forza Bologna”.

Un riconoscimento all’Italia e alla sua città che da sempre si è battuta per la sua liberazione: lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi, insieme al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, hanno messo in moto una macchina di cooperazione internazionale che ha portato alla decisione arrivata ieri dai giudici egiziani. Su Zaki pende ancora l’accusa di aver diffuso fake news sul regime di Al Sisi, per difendersi dalla quale dovrà tornare in aula il primo febbraio del prossimo anno.

Per adesso, però, può godersi l’abbraccio dei suoi familiari e di un’intera comunità di attivisti che gli è stata vicina col pensiero. Non è chiaro se nei confronti del giovane, che ha compiuto 30 anni in cella in Egitto sia caduta l’accusa più grave per istigazione al terrorismo formalizzata dopo l’arresto nel febbraio 2020.

Patrick Zaki libero, il murales di Laika nei pressi dell’ambasciata egiziana a Roma

Per omaggiare la sua liberazione, sulle mura di Villa Ada a Roma nei pressi dell’ambasciata d’Egitto la Street Artist Laika ha realizzato un’opera che ritrae Zaki e Giulio Regeni. Lo studente bolognese non indossa più la divisa da carcerato come in un lavoro precedente ma è sempre protetto dall’abbraccio di Giulio Regeni che gli dice: “Ci siamo quasi”. Davanti ai due, poi, viene raffigurata in giallo la parola araba “innocente”.

patrick zaki giulio regeni

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