Un Parlamento senza maggioranza nel paese che va a destra

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-03-05

M5S e Lega vincono le elezioni ma nessuno oggi può vantare una maggioranza solida. Il prossimo governo, se ci sarà, sarà ancora “di coalizione” con alleanze spurie. E sarà difficile reggere alle spinte della piazza

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Né alla Camera né al Senato un gruppo parlamentare tra quelli che si sono presentati alle elezioni riuscirà a raggiungere una maggioranza certa. Il centrodestra ha vinto quasi tutti i collegi uninominali del Nord Italia. Il Movimento 5 Stelle prevale in quasi tutto il Sud Italia. Il centrosinistra è in testa in pochissimi collegi uninominali del Trentino Alto Adige, dell’Emilia Romagna, della Toscana e del Lazio. Umbria e Marche non sono più regioni rosse. Il flop di LeU certifica che nessuno potrà arrivare al magic number senza l’aiuto di un “tradimento” o di un “cambio di schieramento”.

Il Parlamento impiccato

La stampa estera è concorde. L’idea di un’Italia destinata a fare i conti con “un Parlamento impiccato” viene sottolineata in particolare con insistenza dalla Bbc. Mentre il Times di Rupert Murdoch ipotizza “un vicolo cieco” nel rebus per formare un governo. Il progressista Guardian fa eco osservando come non vi sia una maggioranza pronta, ma non senza evidenziare subito dopo che un vincitore c’è stato: il Movimento 5 Stelle, divenuto “il più grande partito del Paese”. Il conservatore Daily Telegraph evoca da parte sua “un’ascesa dei populisti”: riferendosi al M5S, ma anche alla Lega di Matteo Salvini. Fra gli sconfitti, i media del Regno Unito indicano viceversa sia il Pd di Matteo Renzi e il centro-sinistra in generale, sia lo stesso Silvio Berlusconi, la cui giornata elettorale viene definita “deludente” da Sky News – al di là del risultato di coalizione del centro destra – per l’arretramento di Forza Italia alle spalle della Lega.

elezioni collegi uninominali

Nessuna forza politica né da sola né in coalizione avrebbe la maggioranza e, quindi, l’autosufficienza per poter governare senza ‘innesti’ esterni. Ma dai primi dati appare anche alquanto difficile la strada di un governo di larghe intese, con Pd e FI senza numeri per poter condurre i giochi e un centrodestra a trazione Lega che ha sempre escluso “inciuci”. Da ricordare, inoltre, come ha ribadito anche Alessandro Di Battista, che i 5 stelle non intendono aprire ad altre soluzioni se non quella di un governo pentastellato a cui altre forze danno l’appoggio su determinati provvedimenti: ovvero, in altre parole, solo alle condizioni dettate dagli stessi 5 stelle.

La sconfitta personale di Berlusconi

Senza cifre certe e con Forza Italia al secondo posto rispetto alla Lega, per Berlusconi sfuma il progetto di vedere Antonio Tajani sulla poltrona di palazzo Chigi. Il presidente del Parlamento europeo resta a disposizione a patto però che il centrodestra abbia i numeri per governare. Nel caso che questo non dovesse avvenire Tajani resterebbe in Europa. Difficile anche la possibilità, auspicata dall’ex premier, che Salvini sia disposto a cedere la guida del governo al presidente del Parlamento Ue nel caso la Lega arrivasse prima e la coalizione avesse i numeri per governare. Nel caso in cui il centrodestra non dovesse alla fine farcela a raggiungere i numeri e Salvini comunque arrivasse primo, per il leader di Forza Italia sarebbe comunque una ‘sconfitta personale’.

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Certo, l’essere sceso in campo ha avuto l’effetto di far risalire gli azzurri nei sondaggi ma evidentemente non è bastato è il ragionamento che fanno in diversi tra gli azzurri. Appare chiaro che senza la certezza di andare al governo anche il perimetro della coalizione viene messo in discussione. E’ vero che ufficialmente Berlusconi, Meloni e Salvini hanno rispedito al mittente qualsiasi ipotesi di governo che non fosse uno di centrodestra ma, senza avere i numeri per farlo, l’idea di una scomposizione dell’alleanza torna in primo piano. I timori di Arcore sono soprattutto per il rischio che possa riaccendersi un feeling tra la Lega ed il Movimento Cinque Stelle.

Il paese che va a destra 

Il Financial Times intanto sottolinea “la netta avanzata del Movimento 5S populista e della Lega Nord, anti-immigrati ed euroscettica”. I primi risultati, comunque, suggeriscono anche al FT che ci sarà un Parlamento ‘appeso’, cioè senza una maggioranza, con un periodo di “lunghe e tese trattative” condotte dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la formazione di un Governo. Il Movimento 5S, anche se non può governare da solo, si e’ posizionato come “la forza dominante della politica italiana”. Nel centro destra la sorpresa è il sorpasso della Lega su Forza Italia. Mentre il Pd ha sofferto “una drammatica implosione”.

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La prospettiva di un’Italia che entra in una fase profonda incertezza e instabilità politica potrebbe essere snervante per la Ue proprio, mentre sta cercando di imprimere uno slancio verso l’integrazione sotto la guida del presidente francese Emmanuel Macron e della nuova coalizione governativa tedesca. “La Ue avrà una notte difficile”, ha twittato la leader del Front National, Marine Le Pen, esultando per il risultato italiano, scrive il FT.

Un governo senza M5S è possibile?

Al momento, l’unica certezza come dice anche Riccardo Fraccaro, deputato fidato di Luigi Di Maio e già indicato come possibile ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, è che “nessuno potrà governare senza il Movimento 5 stelle: solo un governo M5s potrà dare un programma reale a questo paese. Ci prendiamo la responsabilita’ di farlo e lo facciamo con un metodo diverso, parlando di contenuti”. Quindi, spiega, l’obiettivo è “parlare con tutte le forze politiche di contenuti”. E se è vero che il leit motiv di tutta la campagna elettorale e’ stato quello del ‘no a scambi di poltrone’, è anche vero che tra le righe si legge una disponibilità sul fronte delle presidenze delle Camere.

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Ancora Fraccaro infatti sottolinea che “la presidenza della Camera è un ruolo super partes e saranno i parlamentari a decidere quale sarà la figura che potrà rappresentarli al meglio come figura super partes”. Che tradotto significa che M5s non si impiccherà su questo fronte avendo come unico e prioritario obiettivo quello di governare. Anche perché c’è chi nota che non si può disperdere un risultato così alto e che bisogna farlo ‘fruttare’ arrivando a Palazzo Chigi. Il punto è però che non è vero che una maggioranza senza M5S è impossibile. Anzi: in teoria la partita per la conquista della maggioranza con l’arrivo in Parlamento di una truppa di responsabili è stata resa possibile dal M5S stesso e dalle candidature “ballerine” di Di Maio.

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