La testimonianza di uno dei detenuti pestati dalla Polizia penitenziaria nel carcere di Santa Maria Capua Vetere

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-07-01

Dopo il video pubblicato da Domani, Salvatore Q. racconta a La Repubblica le violenze subite il 6 aprile del 2020 all’interno del penitenziario in provincia di Caserta. Ed è stato lui uno dei pochi ad aver denunciato quanto accaduto

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Un caso certificato di infezione da Sars-CoV-2 aveva fatto scattare la protesta dei detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere. Poi, il giorno dopo, l’azione di circa 300 agenti della Polizia Penitenziaria (52 sospesi e indagati) che hanno agito in gruppo colpendo le persone che si trovavano nell’Istituto per scontare la propria pena con testate, schiaffi, calci, pugni e manganellate. Il tutto certificato dal video pubblicato da Domani e, ora, anche dal racconto di uno di quegli uomini ripetutamente colpiti durante quella che è stata definita dagli inquirenti una “spedizione punitiva”.

Santa Maria Capua Vetere, parla uno dei detenuti vittima del pestaggio

A raccontare cosa è successo nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (in provincia di Caserta) quel pomeriggio del 6 aprile 2020 è Salvatore Q., una delle vittime di quella violenza. L’uomo, ora agli arresti domiciliari dove sta scontando una pena con l’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti, ha raccontato la sua storia al quotidiano La Repubblica.

“Ci costringevano a uscire e ci buttavano nei corridoi. Dove c’erano decine di loro a destra e a sinistra. Noi passavamo in mezzo: arrivavano manganelli, calci, pugni. Io ho preso un sacco di cazzotti e colpi alla schiena, me l’hanno fotografata, sta agli atti”.

Un racconto evidenziato anche dalle registrazioni delle telecamere di sicurezza installate all’interno del penitenziario campano. La Ministra della Giustizia Cartabia ha parlato di “Costituzione calpestata in ogni frame di quei filmati”. E Salvatore Q. che ha vissuto sulle propria pelle quell’esperienza, ha denunciato il comportamento degli agenti. Negli atti della Procura sono presenti anche le fotografie che immortalano la sua schiena dopo il pestaggio. Ematomi e versamenti riassorbiti nel corso dei mesi, ma la ferita che resta è quella psicologica.

“Vi uccidiamo. Non vi illudete, qui comandiamo noi”

L’uomo, in un’altro passaggio dell’intervista rilasciata a La Repubblica, ha raccontato dell’arrivo furioso degli agenti della Polizia Penitenziaria che, in alcuni casi, hanno anche preso un rasoio per tagliare la barba a molti detenuti. Il motivo? “Dicevano: volete fare i boss? Ora ve li tagliamo noi questi peli”. Poi le grida durante il pestaggio: “Vi uccidiamo. Non vi illudete, qui comandiamo noi”.

(foto da Editoriale Domani)

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