Anche i parenti delle vittime del Covid di Bergamo querelano Tommaso Montesano per il tweet negazionista

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-02-10

I familiari delle vittime del Covid di Bergamo querelano il giornalista di Libero Tommaso Montesano per “vilipendio contro la pietà dei defunti” e “diffamazione aggravata”. Aveva paragonato la sfilata dei camion militari con le bare ai depistaggi sul ritrovamento di Aldo Moro

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Dopo il sindaco di Bergamo, anche i familiari delle vittime del Covid le cui bare vennero trasportate sui camion militari nella città lombarda hanno deciso di querelare Tommaso Montesano, giornalista di Libero che aveva pubblicato un tweet in cui paragonava quelle strazianti immagini al depistaggio durante le ricerche di Aldo Moro nel 1978. Il direttore del giornale per cui scrive, Alessandro Sallusti, lo ha immediatamente sospeso e ha chiesto all’azienda il licenziamento per giusta causa.

Anche i parenti delle vittime del Covid di Bergamo querelano Tommaso Montesano per il tweet negazionista

A depositare la querela è stato Consuelo Locati a nome del pool degli avvocati impegnati nella causa civile di 500 parenti contro la Regione Lombardia e il Governo in corso al Tribunale Civile di Roma. “Riguarda simbolicamente tutti  i familiari che hanno avuto i loro cari su quei camion militari”, ha spiegato il legale all’Agi. “Familiari che hanno per primi il sacrosanto diritto a indignarsi per un’ulteriore mancanza di rispetto per il dolore che già hanno vissuto, un altro pezzo di dignità tolta ai propri cari, quei corpi accatastati cui è stata negata la dignità della sepoltura e che erano invece trasportati con rispetto e dignità dai militari che quei camion guidavano”. Si ipotizzano a carico di Montesano i reati di “vilipendio contro la pietà dei defunti” e “diffamazione aggravata”. “È palese – si legge nel testo depositato – l’intento vergognosamente offensivo e diffamatorio del signor Tommaso Montesano tanto più grave perché attuato nello svolgimento della professione giornalistica  e amplificato per mezzo di un social network, teso a negare una delle verità storiche più tristi del dopoguerra e a offendere non solo la sottoscritta ma anche la memoria di quei feretri, di quelle vittime morte nell’abbandono dai propri cari. L’unico suo fine era quello di screditare e infamare le vittime e con esse il dolore di tutti i familiari  al solo esecrabile fine di abbracciare teorie negazioniste pericolose anche sotto il profilo dell’incitamento all’odio e della stessa salute pubblica”.

Le scuse del giornalista di Libero ai parenti delle vittime

Non è dello stesso avviso però il giornalista, che – finito nell’occhio del ciclone – ha provato a correggere il tiro: “Volevo, in sostanza, sottolineare la forza evocativa di due immagini simbolo che hanno segnato in modo indelebile la storia, anche recentemente, del nostro Paese. Non ho mai inteso offendere il ricordo delle vittime né i parenti che ancora oggi ne piangono la scomparsa. Né, tantomeno, contestare l’attendibilità dell’evento che ha colpito l’intera Comunità e la Nazione. Se ciò è avvenuto, me ne scuso e a loro esprimo la mia più sincera vicinanza, oltre all’augurio di trovare al più presto conforto e giustizia. Così come mi scuso con i miei colleghi, con il direttore e con l’Azienda. Chiedo che il tweet – peraltro rimosso – non sia ulteriormente strumentalizzato per fini estranei a quello che era il mio pensiero”.

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