Paolo Ruggirello: l’ex deputato PD rinviato a giudizio per mafia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-02-17

Arrestato insieme ad altre 24 persone ritenute organiche ai clan trapanesi legati al boss latitante Matteo Messina Denaro. Era finito in carcere nel marzo scorso

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L’ex deputato regionale del Pd Paolo Ruggirello è stato rinviato a giudizio dal gip di Palermo Filippo Serio con l’accusa di associazione mafiosa. Il processo comincerà l’8 aprile davanti al tribunale di Trapani. L’ex parlamentare è in carcere da marzo scorso. E’ stato arrestato nel’ambito di una indagine coordinata dal procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e dal pm Gianluca De Leo, insieme ad altre 24 persone ritenute organiche ai clan trapanesi legati al boss latitante Matteo Messina Denaro.

Paolo Ruggirello: l’ex deputato PD rinviato a giudizio per mafia

Ruggirello era finito in carcere nel marzo scorso, assieme ad altre 24 persone ritenute organiche a Cosa nostra trapanese, la mafia dei fedelissimi del latitante Matteo Messina Denaro. Nel capo d’imputazione, si contesta all’ex deputato Pd di “aver sostenuto presso gli uffici amministrativi della Regione Sicilia l’aggiudicazione di un appalto per la fornitura di mobili in favore della ditta ‘Gulotta Design di Vincenza Costa’, segnalata da Carmelo Salerno”. E ancora di aver “sollecitato l’assunzione, come guardia giurata, di Vito Costa, persona segnalata ancora da Salerno, a cui avrebbe promesso pure un interessamento per la posizione lavorativa del figlio”.

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Secondo l’accusa l’ex deputato regionale “si rivolgeva, in distinte occasioni, ad esponenti dell’associazione mafiosa, tra cui Salvatore Crimi (della famiglia mafiosa di Vita), Pietro Virga, Francesco Orlando, Carmelo Salerno, Pietro Cusenza (tutti della famiglia mafiosa di Trapani) per ottenere supporto elettorale in occasioni delle consultazioni regionali del 2017 e nazionali del marzo 2018”. Davanti ai pm di Palermo Gianluca De Leo e Claudio Camilleri Ruggirello ha ammesso di aver incontrato il boss trapanese Piero Virga poco prima delle regionali del 2017, ma ha sostenuto di non aver saputo, prima dell’incontro, che il capomafia sarebbe stato presente. Dopo l’interrogatorio di garanzia seguito alla richiesta di conclusione delle indagini l’ex deputato ha chiesto al gip la revoca del carcere e la sostituzione coi domiciliari, ma il giudice ha respinto l’istanza, definendo “inverosimili” le spiegazioni fornite dall’ex deputato.

Gli altri rinviati a giudizio

Oltre a Ruggirello sono stati rinviati a giudizio, a vario titolo imputati di associazione mafiosa favoreggiamento, estorsione e voto di scambio: Antonino Buzzitta Giuseppa Grignani Vito Gucciardi Vito Mannina Alessabndro e Luigi Manuguerra Marcello Pollara. Verranno processati col rito abbreviato, invece, Michele Alcamo, Maria Stella Cardella,Pietro Cusenza, Antonino D’Aguanno,Tommasa Di Genova, Vincenzo Ferrara, Stelica Jacob, Ivana Annamaria Inferrera,Mario Letizia, Michele Martines, Francesco Orlando, Francesco Peralta, Giuseppe Piccione, Francesco Salvatore Russo,Carmelo Salerno, Francesco Todaro, Filippo Tosto e i boss Francesco e Pietro Virga. “Dobbiamo raccogliere voti… Tu lo sai che se le cose vanno bene a me vanno bene a tutti. Mi pare che è stato sempre così qua”, diceva il boss Virga non sapendo di essere intercettato. Dall’inchiesta emerse che la mafia offriva voti e i politici ricambiavano pagando oppure sostenendo gli affari dei boss. Ruggirello, accusato di essere “a disposizione” di Cosa nostra non è l’unico politico coinvolto nell’inchiesta. Di voto di scambio è stata accusata anche Ivana Inferrera dell’Udc, già assessore comunale a Trapani. Per loro le cosche trapanesi, legate a Matteo Messina Denaro, si sarebbero spese in almeno due occasioni elettorali: alle regionali del 2017 alle quali erano entrambi candidati ma in liste diverse e alle politiche del 2018 alle quali Ruggirello si era presentato per il Senato senza essere però eletto né in un caso né nell’altro. L’ex parlamentare ha ammesso di aver incontrato il boss trapanese Piero Virga, ma ha sostenuto di non aver saputo, prima dell’incontro, che il capomafia sarebbe stato presente. Dopo l’interrogatorio di garanzia ha chiesto al gip la revoca del carcere e la sostituzione coi domiciliari, ma il giudice ha respinto l’istanza, definendo “inverosimili” le spiegazioni fornite. Ruggirello e’ accusato di aver cercato il sostegno elettorale della “famiglia mafiosa” di Trapani, di essere stato punto di riferimento delle cosche nella politica regionale, di aver fatto vincere appalti ai clan e di avere incontrato il capomafia in diverse occasioni.

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