Attualità
Paolo Benini: l’assessore allo Sport di Siena rinviato a giudizio per insulti omofobi
Giovanni Drogo 18/02/2020
Nel giugno del 2018 aveva commentato un post del blogger senese Francesco Giusti che metteva alla berlina un partecipante del Toscana Pride paragonandolo ad una gallina e dando il via ad una serie di commenti poco carini. Dopo la denuncia del professor Francesco Simoni Bonini, Giusti e altre tre persone sono state rinviate a giudizio
«Farà coccodé?!?». Così in un post pubblico il 16 giugno 2018 Francesco Giusti, noto blogger senese ed esponente di Uniti per Siena (movimento che ha sostenuto la candidatura del sindaco Luigi De Mossi), commentava la foto di un partecipante del Pride di Siena di quell’anno. Per quel commento, si apprende oggi dalla Nazione di Siena e dal Movimento Pansessuale | Arcigay Siena Giusti è stato rinviato a giudizio assieme ad altre quattro persone.
La storia del post che è costato all’assessore Benini ed altri cinque indagati il rinvio a giudizio
Tra loro c’è anche il neo-assessore ai Servizi all’Infanzia, Istruzione, Università, Formazione e Sport della giunta De Mossi Paolo Benini. A sporgere querela è stato il protagonista dello scatto, Francesco Simoni, 47 enne insegnante di una scuola media di Montevarchi che indossava un paio di ali da angelo. Alla Nazione Simoni racconta che quel giorno «ero in fondo a via Garibaldi diretto verso la parata del Toscana Pride. Non mi sono accorto di essere fotografato. L’ho scoperto solo a dicembre perché una mia amica mi ha segnalato di aver notato su Facebook la mia immagine con sotto numerosi insulti. Mi hanno paragonato ad una gallina dandomi del malato mentale. Ho reagito veramente male». In effetti il post è pieno di battutine su entrate e uscite di uova dal culo delle galline, riferimenti al proverbiale “uccello padulo” oppure al fatto che il verso corretto “casomai è checcadè”.
Il post è ancora lì, non è stato rimosso. Inizialmente gli indagati erano otto e non sei (rinviati a giudizio sono oltre a Benini e Giusti anche Francesco Bozza, Luca Giglioni e Sandro Mattei). Il pubblico ministero aveva chiesto l’emissione del decreto penale di condanna al pagamento di 516 euro ciascuno ma alcuni degli indagati hanno fatto opposizione e così il 26 febbraio si celebrerà la prima udienza dinanzi al Tribunale di Siena in composizione monocratica, Giudice Jacopo Rocchi.
Due i commenti di Benini – che è medico chirurgo, specialista in psicologia clinica, neurologia e mental coach certificato – al post di Giusti. Uno è la risposta ad un commento di un utente (che non è tra coloro rinviati a giudizio) che si chiedeva se questo comportamento (andare in giro con un paio di ali sulla schiena) non fosse “disorientamento sessuale”. Il futuro assessore rispose pubblicando la copertina del DSM-5, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali nel quale però l’omosessualità non è più presente dalla pubblicazione del DSM-III R nel 1987. Il commento sembrerebbe voler confermare il convincimento dell’utente che riteneva essere “il tipo” (ovvero Simoni) una persona “disorientata”. Al tempo stesso però potrebbe anche voler dire che così non è stando a quanto dice il DSM-5. Certo bisogna quantomeno essere degli specialisti per cogliere questa eventuale spiegazione mentre è molto più semplice fermarsi al titolo “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders” edito dalla prestigiosa American Psychiatric Association.
In un altro commento invece Benini rispondeva ad un utente (non rinviato a giudizio) che commentava ironicamente “ma viva la figa no?” con un “siamo per la libertà di culto”. Poco sotto uno degli indagati invece commentava “alla stupidità umana non c’è confine ahimè”.
In un commento alla foto Francesco Giusti (dopo aver ripetuto “Matricole/coccodé” in diverse risposte) spiegava la sua posizione: «A mio parere la politica non deve giudicare la sfera sessuale. No alle adozioni, no alla “famiglia” omosessuale, ma sì ai diritti e soprattutto al rispetto». Starà al giudice quindi stabilire se il rispetto c’è stato. Dopo la notizia del rinvio a giudizio il direttivo del Movimento Pansessuale Arcigay Siena ha commentato così: «Abbiamo piena fiducia nella giustizia e crediamo nell’importanza di dare un segnale forte contro il linguaggio d’odio. La discriminazione passa anche e soprattutto dalle parole».