Fact checking

Pam Scuppa e la storia dei vaccini fatti con i feti abortiti

Giovanni Drogo 24/05/2017

Genitori Preoccupati, pro-life, sentinelle in piedi e antivaccinisti continuano a raccontare la balla dei vaccini fatti con “feti umani abortiti”. Il tutto grazie alla complicità della Pontificia Accademia della Vita e di alcuni giornali. Ma da qualche parte è spuntato un vitello dai piedi di balsa. Perché la storia è falsa

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Le più divertenti teorie sulla pericolosità dei vaccini non sono quelle che riguardano le temutissime reazioni avverse. Perché le reazioni avverse sono solo i sintomi, ma da cosa sono provocate? Da quello che è contenuto dentro i vaccini. Se pensate che il problema sia solo il thimerosal, o come lo chiamano tutti “il mercurio”, vi sbagliate di grosso. Perché leggendo le etichette i Genitori Preoccupati™ (e alcuni giornalisti che fanno il loro gioco) hanno scoperto cose mostruose.

I misteriosi ingredienti dei vaccini

Ad esempio ci sono i ricercatori che lanciano l’allarme dopo aver trovato “pezzi” di alluminio e altri metalli pesanti dentro i vaccini. Curiosamente parlano di pezzi o frammenti e non di particelle di dimensione più che microscopica. Fa più paura così. Poi ci sono personaggi che non hanno alcuna preparazione specifica in materia che ci spiegano che dentro i vaccini ci sono pezzi di feti abortiti. Anzi, i vaccini sono fatti proprio con i feti abortiti. Una persona potrebbe essere portata e pensate che esistono organizzazioni senza scrupoli che rubano i feti per farci i vaccini. E chissà a quali pericoli vanno incontro i nostri figli quando gli viene inoculato un vaccino preparato in quel modo.

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Fonte: Notizie ProVita


Non deve sorprendere che in questa battaglia contro i vaccini “fatti usando feti abortiti” diverse organizzazioni pro-life combattano fianco a fianco con gli sciroccati teorici del complotto di Big Pharma. Perché ai cristiani difensori della vita proprio non va giù che si uccidano dei bambini per farne dei vaccini (magari dopo averli frullati). Di questo dilemma morale si occupò anche la Pontificia Accademia per la Vita nel 2005, sancendo la liceità dell’utilizzo dei vaccini derivati da colture che hanno utilizzato cellule di feti abortiti qualora non ci siano alternative (e non ce ne sono). Un documento molto ambiguo nel quale si condanna però l’uso di feti abortiti per la produzione di vaccini.

Ai fedeli e ai cittadini di retta coscienza (padri famiglia, medici, ecc.) spetta di opporsi, anche con l’obiezione di coscienza, ai sempre più diffusi attentati contro la vita e alla “cultura della morte” che li sostiene. E da questo punto di vista, l’uso di vaccini la cui produzione è collegata all’aborto provocato costituisce almeno una cooperazione materiale passiva mediata remota all’aborto, e una cooperazione materiale passiva immediata alla loro commercializzazione. Inoltre, sul piano culturale, l’uso di tali vaccini contribuisce a creare un consenso sociale generalizzato all’operato delle industrie farmaceutiche che li producono in modo immorale.

A questo aggiungete il fatto che c’è una ricercatrice, Helen Ratajczak, che sostiene che l’utilizzo di cellule di feti abortiti nei vaccini causi l’autismo e avrete in mano l’arma finale contro i vaccini.

Ma davvero ci sono cellule di feti abortiti nei vaccini?

No, i vaccini non contengono cellule fetali umane. La tesi della Ratajczak, che in passato ha lavorato per una casa farmaceutica, è che il DNA umano presente nei vaccini è in grado di causare l’autismo. Ma purtroppo per i sostenitori della teoria che l’autismo è causato fai vaccini  non è così. Non lo è nel caso del “mercurio” e non lo è nel caso delle cellule di feti abortiti. Ed infatti lo studio della Ratajczak è stato duramente criticato per la mancanza della benché minima prova scientifica. Ma ormai così come la ricerca di Wakefield il genio era uscito dalla bottiglia. Curiosamente sotto accusa c’è lo stesso vaccino: quello contro Morbillo-Parotite-Rosolia (MPR).
https://www.youtube.com/watch?v=CKrFva6ub-g
Perché il problema della teoria della dottoressa Ratajczak è che sembra dimenticare come funziona il nostro organismo. In particolare non tiene conto della difficoltà con cui DNA estraneo può essere incorporato all’interno delle cellule e far sì che producano proteine. Questo è uno dei problemi principali della terapia genica. Chi crede che i vaccini causino l’autismo “modificando” tramite il DNA dei feti il funzionamento delle cellule neuronali non è in grado di capire quanto sia praticamente impossibile che tutte le condizioni affinché ciò avvenga si realizzino. Inoltre, ma questo sorprende poco, la ricerca della Ratajczak non è basata su alcun dato fattuale scientificamente provato.

Da dove viene la storia delle cellule di feti nei vaccini?

Questa è la parte più interessante. Probabilmente là fuori c’è chi crede che un vaccino venga prodotto diluendo un virus tante volte da renderlo innocuo. No, quella è l’omeopatia. I vaccini invece devono essere sostanzialmente coltivati. Durante un’epidemia di rosolia nel 1960, per sviluppare il vaccino contro la rosolia alcuni ricercatori isolarono il virus prelevandolo da tessuti di feti abortiti. Chi crede che prendere la rosolia sia una passeggiata e che non faccia nulla di male non considera che è una malattia in grado di danneggiare i feti. Ad esempio i neonati figli di madri che hanno avuto la rosolia durante la gravidanza hanno ottime probabilità di essere ciechi, di sviluppare malattie cardiache, ritardo mentale, polmonite e un’infiammazione chiamata encefalite. Si chiama Sindrome della Rosolia Congenita e come ricorda la Pontificia Accademia “nel 1964 negli USA l’epidemia provocò 20.000 casi di rosolia congenita risultando in 11.250 aborti (spontanei o chirurgici), 2100 morti neonati, 11.600 casi di sordità, 3.580 casi di cecità, 1.800 casi di ritardo mentale“.
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Per questo motivo alcune madri, preoccupate dalla forte possibilità di dare alla luce bambini affetti da malattie congenite decisero di abortire. Gli aborti furono una scelta volontaria e non furono provocati per fini scientifici. Altrettanto liberamente le madri decisero di donare i tessuti fetali alla ricerca. A partire da quella linea cellulare i ricercatori coltivarono il virus di quello che poi divenne il vaccino contro la rosolia. Ma una volta iniziata la coltivazione di quella linea cellulare non è stato più necessario utilizzare nuovi tessuti fetali per la produzione dei vaccini. Quindi non sono necessari “nuovi aborti” per produrre i vaccini. Lo stesso avviene per quanto riguarda la presenza di cellule di rene di scimmia o altri animali. Si tratta di cellule utilizzate per coltivare il virus sulle classiche piastre di Petri. Ma una volta prodotto il vaccino viene purificato e non esiste alcun “pezzo di rene di scimmia” che galleggia dentro la fialetta del vaccino.

Il mix letale di antivaccinismo e pro-life

Per essere prodotto un vaccino ha necessità di un mezzo nel quale far crescere il virus. Quel mezzo deve essere un tessuto di un essere vivente (ad esempio altri mammiferi). Il problema è che per alcuni virus (la rosolia, l’epatite A, la varicella e l’herpes zoster) sono talmente specifici che possono essere prodotti solo a partire da tessuti umani. Di qui la scelta di utilizzare  cellule prese da due aborti, uno (MRC-5) avvenuto nel settembre del 1966 e uno (WI-38) avvenuto nel luglio 1962.

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Contro la libertà religiosa!1


Per spiegare quanto sia improbabile che il DNA di quelle cellule possa modificare il nostro organismo pensate alla difficoltà cui vanno incontro i pazienti cui viene trapiantato un organo. Il nostro corpo riconosce i tessuti cellulari estranei come “nemici” e per questo sono necessarie terapie anti-rigetto. Avete mai sentito qualcuno lamentarsi che un trapianto di reni possa causare l’autismo? Eppure fu proprio dalle cellule renali dei feti che vennero coltivati i vaccini. Nessuno dei pro-life coinvolti nella battaglia contro sembra essersi accorto che grazie al vaccino contro la rosolia molte madri poterono risparmiarsi il dolore di dover abortire. Se non ci fosse stato il vaccino questo non sarebbe avvenuto

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