Fact checking
Le pagine fake di Di Maio e Di Battista (sono meglio degli originali)
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2018-10-17
Non c’è dubbio che buona parte del successo del governo del cambiamento sia dovuto alla capacità di saper vendere successi e risultati inesistenti. Ma la costruzione di una realtà alternativa in cui abbiamo abolito la povertà, fermato il TAP e fatto la “pace fiscale” ha contribuito a generare un universo parallelo dove si muovo gli account parodia dei principali esponenti del MoVimento 5 Stelle
Una delle cifre stilistiche del governo del cambiamento è quella di guidare il Paese tramite i social network. Dalla chiusura dei porti decisa via Twitter ma mai messa nero su bianco in un decreto all’abolizione della povertà con una dichiarazione su Facebook il governo del popolo esiste soprattutto nella propaganda. Di conseguenza anche il popolo esiste solo sui social (in attesa di rinchiuderlo su Rousseau), come dimostra ad esempio la claque dei parlamentari pentastellati sotto al balcone di Palazzo Chigi che nelle intenzioni dovevano rappresentare il popolo in festa per l’approvazione del DEF.
Dal governo del cambiamento alle parodie del governo
In questa situazione molto virtuale e in mancanza di un’opposizione degna di questo nome si sono aperte praterie sconfinate per i fake. Non sono bot o troll russi ma semplici account parodia che fanno il verso allo stile comunicativo dei principali esponenti dell’esecutivo. Qualche giorno fa il fake del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninellli (con tre elle) ha dimostrato di essere più vero della sua controparte del mondo reale. Ma il povero Toninelli non è l’unico ad avere un doppio nel mondo di Facebook. C’è una pagina non ufficiale del premier a nome di Gluseppe Conte (con la elle al posto della i) che si diverte a mettere in luce i presunti rapporti di forza all’interno del governo gialloverde.
Sui giornali leggiamo che Conte sarebbe un Presidente del Consiglio per finta perché in realtà il potere è in mano ai suoi due vicepremier? Il fake di Conte ci dimostra che non è così, anzi: è lui a dire a al ministro del Lavoro quante fotocopie deve fare.
Il governo parodia si deve occupare anche di questioni spinose, come la “love story nascente tra Luigi Di Majo e Verginia Raggi“. Gli account parodia infatti non vivono isolati ma interagiscono l’uno con l’altro. Se in passato qualcuno per mesi aveva scritto il racconto di una presunta love story tra Maria Elena Boschi e Alessandro Di Battista oppure aveva scritto fanfiction su una ship tra Salvini e Di Maio (con Dibba a fare il bullo) ora siamo di fronte a quello che la Marvel chiamarebbe l’universo ultimate del governo Conte.
Luigi Di Majo e la love story con Vergina Raggi
C’è Verginia Raggi che si complimenta con Di Majo perché la sua abilità di far alzare lo spread (e non solo) e il vicepremier che risponde che certe cose i politici che ci hanno governato per cinquant’anni non erano certo in grado di farle.
Di Majo però si deve occupare anche di altri problemi, ben più gravosi. Eccolo ad esempio mentre difende il presidente del Consiglio che si era trovato in difficoltà nello spiegare alla madre che il premier non è Matteo Salvini.
La naturale modestia della parodia del ministro dello Sviluppo Economico trasuda ad ogni post.
Il popolo lo ama a tal punto che le persone lo fermano per fargli toccare i neonati “un grande onore e un grande privilegio, che divido con il pontefice Francesco e che mi rende sempre più fiero di rappresentare questo paese” commenta su Facebook. Manca solo Giuseppe Conte che tira fuori la medaglietta di Padre Pio durante un’intervista. Ma quella purtroppo non è una parodia.
L’incredibile modestia di Alessandro Di Batista
Ma il migliore account parodia in assoluto è quello dedicato ad una persona che con un atto di grande coraggio e umiltà ha scelto di ritirarsi dalle scene per andare a farsi una vacanza di sei mesi con la famiglia. Stiamo parlando di Alessandro Di Battista dalle cui epiche imprese prende spunto l’autore dell’account parodia Alessandro Di Batista. Il fake è proprio come molti si immaginano l’ex deputato pentastellato. Il vero Di Battista ha scritto un libro in cui ci parla della felicità e un altro in cui spiega al figlio appena nato le sue scelte? Allora è perfettamente logico che ad un anno il piccolo Andrea lo interroghi sul perché non voglia mettere a disposizione le sue competenze in Italia invece che in Guatemala.
La risposta sottolinea la modestia di questo ragazzo che da mesi sorseggia spremute d’umanità e mette a nudo l’ipocrisia del Dibba che anche dall’altra parte del mondo pretende di dare lezioni e insegnamenti a base di onestà. Una parola ormai priva di significato che diventata un vero e proprio passepartout che viene utilizzato unicamente per scatenare l’applauso dopo un discorso senza capo né coda.
L’autore delle parodie sembra voler mettere a nudo il melenso pauperismo (non chiamatelo buonismo sennò s’arrabbia) che Di Battista dispensa quotidianamente con i suoi post e i suoi reportage da paesi dove le persone oneste lavorano duramente, mica come in Italia dove al massimo il popolo è in grado di aspettare il prossimo condono fiscale o il reddito di cittadinanza. Anche perché ormai in Italia la povertà è stata abolita. Da anni i 5 Stelle ci raccontano che la loro azione politica trasuda amore per il popolo e per il Paese. Gli account parodia mettono a nudo proprio questo modo di trattare la cosa pubblica, di usare un certo tipo di sentimenti per rendersi immuni alle critiche. La vetta l’ha sicuramente toccata Toninelli quando ha detto che il Decreto Genova non si poteva criticare perché scritto “col cuore”. Anche in quel caso non era una parodia.