La giravolta di Alessandro Di Battista dalle “spremute d’umanità”all’umanità spremuta a bordo dell’Aquarius

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-06-13

L’ex deputato M5S, ora battitore libero in vacanza in California, se la prende con i buonisti che accusano Toninelli e Salvini di essere razzisti. E racconta di quello che ha imparato da una vita passata in Africa ad aiutare gli ultimi. In realtà in Congo ci è stato quattro mesi dieci anni fa, ma che importa, al governo c’è gente che è disposta a tenere in ostaggio 629 persone e descrive la cosa come “un’operazione di grande pragmatismo”

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L’ex parlamentare M5S Alessandro Di Battista è, come tutti sanno, a San Francisco. Dopo aver lasciato la politica il Dibba ha deciso di dedicarsi alle sue grandi passioni: il viaggio, la famiglia e il giornalismo d’inchiesta. In questi giorni Di Battista è stato zitto mentre il governo M5S-Lega parlava di chiudere i porti e Danilo Toninelli farneticava sul fatto che le persone a bordo dell’Aquarius in realtà fossero già “sbarcate” oppure spiegava che il respingimento in mare della Aquarius fosse diverso dalla “chiusura dei porti” invocata da Salvini.

Alessandro Di Battista è d’accordo con Toninelli (e Salvini)

Che ne pensa il “cooperante” internazionale Di Battista? Qualcuno ricorderà di quando il Dibba sbandierò il suo master in diritti umani durante un’intervista sui rapporti con Mosca e iil sostegno di Putin ad Assad (un dittatore). Nel rispondere alle obiezioni sulle violazioni diritti umani in Russia Di Battista sfoderò un magnifico «non ci sono forse diritti violati nel quartiere Tamburi di Taranto?». Chiunque abbia a cuore i diritti umani – e sia anche minimamente obiettivo – sa sicuramente distinguere tra il sistematico ricorso all’incarcerazione dei dissidenti e la violazione del diritto alla salute di chi lavora all’Ilva.

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In qualche modo la situazione italiana deve essere giunta all’orecchio di Di Battista che ieri ha preso carta e penna ed è tornato a scrivere di politica su Facebook. Non per dire che visto che il MoVimento si è alleato con la Lega ora lascerà il M5S (come aveva promesso) ma per sostenere le decisioni del governo. Di Battista è completamente d’accordo con Toninelli (e con Salvini) e ha pubblicato un video dove esprime le sue idee «sui flussi migratori, sulle guerre di invasione mascherate da missione di pace, sull’ipocrisia nauseante di certa falsa sinistra».

Alessandro Di Battista prima ricorda di aver lasciato la politica attiva, ironia della sorte lo fa durante un incontro pubblico organizzato dal MoVimento 5 Stelle a San Francisco, e poi si appiattisce sulla linea del governo gialloverde: «Sono d’accordo con Toninelli e credo che questa, fermo restando che nessuno non ha salvato le vite in mare, sia l’unica strada per mettere l’Europa davanti alle sue responsabilità». Per Di Battista le responsabilità sono sempre altrui: dell’Europa, delle multinazionali, della sinistra in cachemire col pugnetto alzato, dei governi stranieri e così via.

La storia di Di Battista che ha lavorato tutta la vita in Africa

Ritornando sulla famosa argomentazione “e allora il PD/e allora il quartiere Tamburi” Di battista continua: «Per me non c’è nulla di razzista. Altrimenti pubblicamente mi dovete tutti dire che Macron è un razzista perché ha chiuso quei porti lì». Ed in effetti sono mesi che si discute sulla chiusura del confine francese a Ventimiglia, sull’irruzione della Gendarmerie a Bardonecchia, sulla migrante nigeriana morta di parto dopo essere stata respinta alla frontiera con la Francia oppure sul processo a Cedric Herrou.

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Fonte: LinkedIn

In ogni caso non si capisce perché un cittadino italiano se non ha criticato il comportamento della Francia (per Di Battista Macron è addirittura un esponente della sinistra europeista) non abbia il diritto a criticare l’atteggiamento del governo italiano, del suo governo. Ma Di Battista è un fiume in piena, paragona la vicenda i 629 persone tenute in ostaggio da Salvini e Toninelli con “i casi di corruzione in Nigeria”. E poi spiega che il «futuro degli africani è in Africa». Dibba lo dice perché lui «ci ha lavorato in Congo». Anzi, lui «c’ha lavorato tutta la vita in Africa». Strano, perché l’ultima volta che ho controllato Alessandro Di Battista risultava avere 39 anni. Di questi quasi 40 anni il Dibba ha trascorso nella Repubblica Democratica del Congo – lavorando per tutta l’estate del 2008 – ben 4 mesi.

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Aprile 2017 Di Battista divideva il mondo in Ong “buone” e Ong “cattive” sulla base di un’inchiesta bufala e faceva promesse sulle prime 48 ore di governo M5S

Sia chiaro, nessuno vuole mettere in dubbio le capacità analitiche di Di Battista che spiega che siamo di fronte ad una «deportazione di sistema che consente l’abbassamento salariare in italia» (ancora tutta da dimostrare). Per inciso non c’è nessuna regola che dice che o si accolgono i migranti o si creano migliori condizioni di vita nei paesi d’origine. Si possono fare entrambe le cose, ma la visione del mondo di Di Battista è troppo manichea.

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Limitiamoci ai fatti, Di Battista è stato in Congo quattro mesi e dice di averci lavorato tutta la vita. Magari in quei quattro mesi è diventato il più grande esperto di Congo. Ma il Congo non è l’Africa. Dai dati del Viminale e da quelli della Guardia Costiera  risulta che non ci siano state richieste d’asilo da persone provenienti dal Congo e che tra le persone salvate in mare tra il 2014 e il 2017 quella congolese non compaia mai nella lista delle principali nazionalità dichiarate. E non risulta nemmeno che la Repubblica Democratica del Congo sia tra i paesi con il più alto tasso di emigrazione. Questo non vuol dire che il Congo non sia stato un paese d’emigrazione (o di provenienza di rifugiati). Semplicemente significa che nonostante la decennale esperienza di Di Battista e il suo master in diritti umani l’ex deputato del M5S non è nella posizione di fare lezioni sull’Africa.

 

Foto copertina via Facebook.com

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