Cingolani dice di aver letto il decreto di Putin sul pagamento in rubli e che “in realtà cambia poco”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-04-01

Secondo il Ministro per la Transizione ecologica, la mossa del Cremlino è solo propagandistica e non comporta grandi effetti a livello internazionale (e di contratto)

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Sostiene che gli effetti del decreto annunciato nel tardo pomeriggio di giovedì da Vladimir Putin non saranno invasivi per quel che riguarda i flussi di gas provenienti dalla Russia verso l’Italia (e agli altri Paesi). Dice che, leggendo il testo di quella indicazione, il pagamento di gas in rubli preteso da Mosca è solamente una mossa di propaganda interna che – concretamente – non intaccherà lo status quo. A parlare è il Ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani che ai microfoni del Tg1 ha provato a fare chiarezza su quel che accadrà nel giro delle prossime settimane.

Pagamento gas in rubli, secondo Cingolani cambierà poco

Secondo Cingolani, il decreto firmato da Putin è ben diverso da quei proclami fatti due settimane fa che avevano le sembianze dell’aut aut: se i “Paesi ostili” non pagheranno in rubli, non riceveranno più le forniture di gas russo. In realtà gli effetti di questa mossa sono stati tangibili, fin dall’inizio, con un aumento (condito da speculazioni finanziarie) sulle quotazioni nel mercato dell’energia. Ma il Ministro della Transizione Ecologica prova a offrire una chiave di lettura di quel decreto:

“Inizialmente il presidente Putin aveva detto che avrebbero accettato solo pagamenti in rubli per le loro esportazioni di gas, questo avrebbe infranto i contratti con gli importatori europei. Il decreto che abbiamo studiato nelle ultime ore, in realtà richiede agli importatori europei di avere due conti in Russia, uno in euro e l’altro in rubli. Si pagherebbe in euro e poi una banca russa non soggetta a sanzioni cambierebbe questi euro in rubli e li metterebbe sul secondo conto. A questo punto l’importatore darebbe l’ok per il pagamento. Se le cose fossero così tutto sommato non cambierebbe molto”.

Dunque, secondo quanto compreso da Cingolani e dai tecnici del suo dicastero, la mossa di Putin serve per aggirare le sanzioni. Il pagamento gas in rubli non sarebbe un effettivo pagamento in rubli. Ci si appoggerebbe a banche (non sanzionate) per il cambio di valuta, ma il versamento diretto da parte dei vari Paesi sarebbe in euro. Insomma, la mossa di Putin servirebbe solamente alla propaganda interna, per mostrare i muscoli davanti al suo popolo.

“Putin potrebbe far vedere che riceve i pagamenti in rubli e gli europei potrebbero acquistare in euro. È chiaro che nelle pieghe del contratto, se ci fossero elementi adesso non ancora chiari che andassero contro le sanzioni o contro gli impegni contrattuali, le cose si potrebbero complicare. Però al momento non sembra essere così”.

Ovviamente, tutto ciò non normalizzerà la situazione. Il governo italiano (così come gli altri Paesi che si riforniscono di gas ed energia dalla Russia) sta cercando fonti alternative per non dipendere più da Mosca. Da settimane, fin dall’esplosione della guerra in Ucraina, sono iniziate le trattative con altri Paesi (vedi Algeria e Stati Uniti) per lavorare in anticipo sugli stoccaggi.

(foto ipp/clemente marmorino)

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