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Padoan o Grasso premier dopo Renzi?

Alessandro D'Amato 06/12/2016

In pole anche Gentiloni e Franceschini. Il governo di scopo però potrebbe nascondere tante trappole per Renzi e i suoi. Che per questo frenano sulle ipotesi più “pericolose” in funzione dell’obiettivo di elezioni a febbraio

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Le dimissioni formali di Matteo Renzi arriveranno solo dopo l’ok alla manovra, ma la partita di chi sarà a guidare il prossimo governo è già in pieno svolgimento. E ovviamente è legata alla durata che si ipotizza per il nuovo esecutivo: traghettare il Paese rapidamente alle elezioni, come sembra volere il premier uscente, o magari – passo dopo passo, approvazione della legge elettorale, poi il G7 a maggio, poi la Legge di Bilancio per il 2018 – arrivare a fine legislatura. Una partita che sarebbe stata al centro dei tanti colloqui avuti oggi da Renzi con altri esponenti del Pd, come Graziano Delrio e Dario Franceschini.

Padoan, Grasso o Gentiloni: tre nomi per il dopo-Renzi

Nella prima ipotesi, se Renzi avrà la forza di convincere il Pd ad andare subito il voto, i nomi ipotizzati sono due: Pietro Grasso, governo istituzionale di scopo da cui sarebbe facile per Renzi mantenere le distanze; oppure Paolo Gentiloni, fedelissimo del premier che darebbe le garanzie di non fare ‘scherzi’ e dimettersi al momento dovuto. Dall’altro lato, nel Pd c’è chi lavora per un governo guidato da Pier Carlo Padoan e che mantenga sostanzialmente inalterata la squadra. Ovvero l’ex ministro dell’Economia di Matteo Renzi, dal quale – è il ragionamento – l’ex premier avrebbe più difficoltà a prendere le distanze, con la stessa squadra che oggi Renzi ha ringraziato per il lavoro svolto. Ipotesi che viene spinta dagli uomini vicini a Dario Franceschini. Anche quest’ultimo avrebbe qualche chance di arrivare a Palazzo Chigi: all’inizio il suo nome sembrava tra i più papabili, anche a causa delle voci che testimoniavano un suo attivismo sul tema durante l’estate. Velina rossa, foglio parlamentare di Pasquale Laurito, sostiene con molti argomenti che il favorito sia Pietro Grasso, che in effetti ricevette all’atto dell’elezioni anche alcuni voti da parte dei grillini:

Il voto di ieri ha avuto un valore politico, ed è stata la testimonianza di quanta irritazione c’e’ nel paese. In queste ore si cerca di confondere il significato del voto cercando di attribuire quel 40 per cento di no al Pd. Ma questa tesi, sostenuta anche da alcuni editorialisti che fino a ieri avevano pompato la campagna del si’ sui maggiori quotidiani, e’ cosi’ ridicola da ignorare che ci sono in quel 40 per cento i vari Verdini, Casini, Alfano, una piccola schiera di berlusconiani… Secondo i nostri informatori che continuano nelle loro rilevazioni, il Pd oggi è ridotto al 24 per cento. Ma intanto si fanno già i nomi di un possibile governo che dovrà come primo adempimento occuparsi della riforma elettorale.
Nelle ultime ore crescono le quotazioni di chi vede in Pietro Grasso il prossimo presidente del consiglio. In fondo e’ l’unico personaggio politico che abbia difeso veramente il Senato. Si tratta di voci, perche’ l’elenco aumenta di ora in ora, tanto più che in Transatlantico abbiamo già visto sfilare personaggi fino a ieri fedeli a Renzi e che oggi vestono blu, come Franceschini, Gentiloni, Padoan e Delrio… Caro Renzi, sei stato rottamato, ripetiamo, dal piu’ brillante uomo politico del Pd, Massimo D’Alema. Diamo a Cesare quel che è di Cesare. E all’esimio presidente emerito nonché suggeritore di riforme un nostro suggerimento: ‘Si consoli'”

Il totopremier è quindi al via, e ovviamente Renzi punta su un traghettatore per tornare velocemente a nuove elezioni. Anche se nel partito e in parlamento c’è invece chi lavora a un’agenda più fitta, magari – passo dopo passo, approvazione della legge elettorale, poi il G7 a maggio, poi la Legge di Bilancio per il 2018 – per arrivare a fine legislatura.

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I flussi: chi ha votato cosa al referendum (Corriere della Sera, 6 dicembre 2016)

Pietro Grasso premier dopo Renzi?

La seconda carica dello Stato insomma sarebbe un ottimo nome. La Stampa però ci segnala che le truppe di Franceschini potrebbero mettersi di traverso: lui stesso ha cominciato a dire in queste ore che «se si dovesse fare un governo politico», si dovrebbe tener conto di chi ha un peso dentro il partito. «Cioè lui medesimo. Ma Renzi sa che da Franceschini non potrà mai venire un impegno formale a dimettersi, una volta fatta la legge elettorale. Renzi ha un rapporto personale migliore col ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, più cattolico che ex democristiano, le cui quotazioni ieri sono molto salite ma che deve scontare l’ostilità sorda di Franceschini. Per la guida di un governo politico di breve durata corre il ministro Paolo Gentiloni, che avrebbe l’aplomb ma è troppo vicino a Renzi per poterla spuntare. Ecco perché, nel gioco dei veti contrapposti, potrebbero riprendere quota i candidati (ieri in caduta) ad un governo breve: il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il presidente del Senato Pietro Grasso».

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I papabili secondo La Stampa: Pietro Grasso, Pier Carlo Padoan, Graziano Delrio


Il nome del presidente del Senato resta non particolarmente gradito a una parte del Pd, i renziani più ortodossi. In più, il momento già difficile non suggerirebbe di non stravolgere ulteriormente gli equilibri istituzionali già precari (chi andrebbe a guidare palazzo Madama?).

Leggi sull’argomento: L’anno sabbatico di Matteo Renzi

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