Otto banche a rischio se vince il no al referendum

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-11-28

Monte dei Paschi di Siena, Popolare di Vicenza, Carige, Veneto Banca, Banca Etruria, CariChieti, Banca delle Marche e CariFerrara sono gli istituti a rischio secondo il Financial Times

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Se il prossimo 4 dicembre il premier Matteo Renzi perderà il referendum costituzionale fino a 8 banche italiane, quelle con più problemi, rischiano di fallire. A lanciare l’allarme è il Financial Times secondo il quale, citando funzionari e banchieri di alto livello, l’eventuale vittoria del No tratterrebbe “gli investitori dal ricapitalizzare” gli istituti in difficoltà. “Renzi che ha detto che si dimetterà se perderà il referendum, ha promosso una soluzione di mercato per risolvere i problemi da 4.000 miliardi di euro del sistema bancario italiano”. E nel caso di dimissioni di Renzi i banchiere temono “la protratta incertezza durante la creazione di un governo tecnico”. Secondo Il FT gli 8 istituti a rischio sono: Monte dei Paschi di Siena, la Popolare di Vicenza, Carige, Veneto Banca, Banca Etruria, CariChieti, Banca delle Marche e CariFerrara.

Le otto banche a rischio se vince il no al referendum

L’uscita del FT arriva dopo l’endorsement di Jean Claude Juncker al Sì: “Spero non vinca il No”, dice il presidente della commissione Ue, assicurando di non voler interferire. Per il foglio della City “la mancanza di chiarezza sul nuovo ministro delle Finanze potrebbe letalmente prolungare le turbolenze di mercato sulle banche italiane. I finanziatori italiani hanno già visto più che dimezzarsi il valore (dei loro investimenti) quest’anno per i timori sui prestiti non garantiti (non-performing loans)”. Secondo Il Ft “le banche italiane hanno 360 miliardi di prestiti problematici a fronte di un patrimonio di 225 miliardi”. Il Financial Times delinea un possibile scenario da incubo a catena: “Il fallimento della ricapitalizzazione di Monte dei Paschi di Siena da 5 miliardi” che “si tradurrebbe nel più vasto crollo della fiducia nell’Italia che minaccerebbe la soluzione di mercato per le altre banche sofferenti. Il timore è che il contagio dei problemi delle banche più piccole potrebbe minacciare l’aumento di capitale da 13 miliardi di Unicredit, la più grande banca italiana in programma per l’inizo del 2017”. Quindi il nodo resta la soluzione della capitalizzazione di Monte dei Paschi di Siena. Se non si supera l’ostacolo si può innescare un effetto a cascata che potrebbe travolgere gli altri 7 istituti minori ma anche danneggiare il colosso Unicredit. Le ultime citate sono le quattro banche di un colore solo che il governo ha salvato con il decreto salva-banche di un anno fa.

BANCHE indennizzi automatici
I clienti esposti nel crack delle quattro banche risolte (Il Messaggero, 26 aprile 2016)

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Gli obbligazionisti subordinati delle quattro banche (IL Messaggero, 10 febbraio 2016)

Anche il Monte dei Paschi di Siena ha riconosciuto che l’esito della sua ricapitalizzazione è legato a quello del referendum costituzionale del 4 dicembre. “I riscontri ottenuti dalle banche del consorzio” di collocamento evidenziano la “sostanziale indisponibilità manifestata dagli investitori istituzionali ad assumere importanti decisioni di investimento relative a società italiane prima di conoscere l’esito del referendum costituzionale”, si leggeva nella relazione all’assemblea sull’aumento di capitale.

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