Economia
Chi deve restituire gli 80 euro di Renzi
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2016-06-01
Davvero il governo mette le mani in tasca agli italiani? Chi ha perso i requisiti di legge deve restituire allo Stato il bonus di ottanta euro sull’IRPEF? Si tratta di 1,4 milioni di italiani ovvero il 12,5% di coloro che ne hanno avuto diritto nel 2015. Cosa c’è di vero e cosa poteva essere fatto meglio
A pochi giorni prima delle amministrative (ricordiamo che in gioco ci sono città come Roma, Milano e Napoli) Matteo Renzi e il PD sono al centro delle polemiche per il famoso bonus di 80 euro elargito proprio dal Governo Renzi. I Cinque Stelle e gli altri partiti d’opposizione hanno sempre denunciato la pratica definendola una “mancia elettorale” elargita dal Governo agli elettori. Non passa giorno che Di Battista in televisione paragoni il bonus Irpef da 80 euro alla pratica dell’asfalto elettorale ovvero a quella pratica comune a molte amministrazioni uscenti di fare interventi di manutenzione quali la copertura delle buche, lo sfalcio dell’erba o il rifacimento della segnaletica stradale proprio a ridosso delle votazioni.
Davvero il governo mette le mani in tasca agli italiani?
In un post sul Blog di Beppe Grillo Renzi veniva ieri paragonato ad Achille Lauro, il politico famoso perché si dice che regalasse a chi lo votava un paio di scarpe, una prima del voto e la seconda dopo le elezioni. A dare manforte ai pentastellati è arrivato ieri un articolo del Fatto Quotidiano che ha rivelato come un italiano su otto che ha ricevuto il bonus introdotto nel 2014 debba restituirlo (in toto o in parte). Secondo il Fatto Quotidiano – che parla di beffa – 1,4 milioni di italiani avrebbero dovuto restituire il bonus ricevuto nel 2015, 341 mila di questi perché avevano un reddito inferiore ai 7.500 euro. In totale gli italiani che hanno avuto diritto al bonus da 80 euro sono stati quasi 11,2 italiani, a doverlo restituire è quindi il 12,5% di coloro che lo hanno percepito. Ricordiamo che il bonus degli ottanta euro non era destinato a tutti ma solo a quei lavoratori dipendenti che guadagnano più di 8000 euro lordi e meno di 25mila euro all’anno e che dal punto di vista tecnico è un credito d’imposta IRPEF. Il che significa che coloro al di sotto di questa soglia non ne avevano diritto, perché considerati incapienti quindi al di sotto della soglia in cui si pagano le tasse, mentre coloro che percepiscono un reddito superiore ai 25 mila euro annui non possono beneficiare della detrazione fiscale (cosa che per altro era nota già nel 2014). Ecco quindi che quei 341 mila contribuenti che secondo Grillo e il Fatto Quotidiano sono stati beffati da Renzi perché oltre a prendere poco meno di 500 euro al mese sono stati anche costretti a restituire il bonus promesso dal Premier in realtà rientrano in un’altra categoria fiscale: quella che gode dell’esenzione fiscale totale dal pagamento dell’IRPEF (quindi di fatto sono diventati creditori nei confronti dello Stato di una cifra che potrebbe essere superiore al bonus stesso). Difficile quindi sostenere che Renzi si stia riprendendo indietro i soldi che ha dato agli italiani.
Come funziona il bonus IRPEF da 80 euro
Il meccanismo del funzionamento del bonus IRPEF da 80 euro lo ha spiegato questa mattina anche Matteo Renzi che ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un video dove accusa Grillo di essere un bugiardo e di diffondere il panico tra gli italiani:
Arriva dalla campagna elettorale ed esce il #BeppeBugiardo che non ti aspetti.
Beppe Grillo ieri ha scritto una falsità, sostenendo che abbiamo dato gli 80 euro per farceli restituire indietro dopo le elezioni. Abbiamo così ricevuto diverse email di cittadini preoccupati.
Ecco la mia risposta. Perché è veramente triste terrorizzare i cittadini con messaggi falsi, perché si gioca sulla pelle delle persone: così facendo, Grillo dimostra ancora una volta che in politica c’è chi fa le cose per l’Italia e chi punta ai voti in campagna elettorale permanente
La spiegazione di Renzi è semplice, chi non rientra più nelle soglie previste per l’erogazione del bonus da 80 euro non ne ha più diritto e deve restituirne la parte eccedente. Del resto per coloro che hanno superato la soglia dei 25 mila euro lordi è una questione di giustizia sociale dal momento che altrimenti si farebbe un torto a chi, percependo poniamo 26 mila euro lordi all’anno non ha mai avuto diritto al bonus da 80 euro. Una spiegazione più tecnica la dà Filippo Taddei, responsabile economico del Partito Democratico che spiega il funzionamento del bonus da 80 euro
A luglio i lavoratori dipendenti ricevono o pagano il conguaglio sulle proprie tasse. È l’occasione per ricevere il credito fiscale accumulato durante l’anno o pagare le tasse che mancano. Questo dipende in generale da una miriade di casi: hai avuto un figlio durante l’anno per cui non hai chiesto la detrazione, hai finito di ristrutturare casa, hai avuto redditi inaspettati e così via.
Gli 80 euro in particolare sono una detrazione aggiuntiva per i lavoratori dipendenti che guadagnano da 8000 a 24000 euro lordi e, in forma ridotta, tra 24000 e 26000 euro lordi. Se un lavoratore che pensava di guadagnare meno di 26000 lordi e al quale il datore di lavoro sottraeva 80 euro di tasse al mese si trova a guadagnare di più, semplicemente non ha diritto al bonus 80 euro e, in sede di conguaglio, salda quel che deve col fisco. Per quel lavoratore non cambia nulla: avendo ricevuto una detrazione che non gli spettava, cioè pagando MENO tasse DOVUTE DURANTE l’anno, le restituisce a luglio.
La cosa peggiore che capita a questo contribuente è di pagare le tasse dovute PIÙ tardi.
Non c’è nulla di diverso rispetto al caso del lavoratore che magari ha chiesto la detrazione per coniuge o figlio a carico senza averne diritto. In conclusione, nessuno che avesse diritto al bonus 80 euro lo perde. Chi non ne aveva diritto – perché guadagnava più di 26000 lordi – e l’ha preso deve semplicemente pagare le tasse che doveva. In questo caso però ha beneficiato per lo meno del fatto che paga le tasse dovute PIÙ tardi.
Forse si sarebbe potuto evitare questo pasticcio evitando di erogare il bonus mensilmente ma come forma di conguaglio a fine anno, in questo modo il lavoratore avrebbe avuto la certezza di essere rientrato nelle soglie di reddito previste con la sicurezza di avere diritto al bonus. Può capitare a molti di essere licenziati o di perdere il lavoro (abbassando così il reddito annuo) o di ricevere un aumento che lo innalza in modo sensibile oltre la soglia. Probabilmente però il Governo ha preferito optare per un provvedimento più scenografico, e non si può negare che a ridosso delle elezioni europee 2014 Renzi stesse cercando un effetto di questo tipo. Il dato positivo, se proprio lo si vuole cercare, è che gran parte di coloro che devono restituire parte del bonus lo fanno perché hanno guadagnato di più. È tutta da chiarire invece la portata del provvedimento sull’economia italiana e sulle finanze delle famiglie. E molto ci sarebbe da dire su come avrebbero potuto essere utilizzati quei 10 miliardi destinati al bonus di Renzi.