Quello che non torna nella replica di Orsini al Corriere della Sera sul nonno felice sotto il fascismo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-04-21

Il professore e sociologo della Luiss Alessandro Orsini smentisce di aver fatto riferimenti al fascismo parlando dell’infanzia felice di suo nonno

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Alessandro Orsini replica con un post su Facebook al direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, chiamandolo “direttore del Corriere della Nato”. “Lei continua a mettere sulla mia bocca parole mai pronunciate per scatenare campagne d’odio contro di me”, esordisce il professore e sociologo della Luiss. “In queste ore vengo insultato violentemente per avere detto che mio nonno ha avuto un’infanzia felice sotto il fascismo. Ma io non ho mai pronunciato la parola “fascismo” giacché mio nonno è nato nel 1908. Ne consegue che l’infanzia di mio nonno è avvenuta sotto la monarchia di Vittorio Emanuele III e non sotto Mussolini, di cui peraltro mio nonno era un oppositore. Mio nonno era un ufficiale dei Bersaglieri”.

Quello che non torna nella replica di Orsini al Corriere della Sera sul nonno felice sotto il fascismo

Se non intendeva il ventennio fascista, però, Orsini avrebbe potuto farlo presente quando già in studio tutti i presenti, da Caprarica a Bianca Berlinguer, hanno iniziato a ragionare come se parlasse del regime di Mussolini. “Allora dovevamo restare sotto il fascismo perché c’era un’infanzia felice, professore?”, gli ha chiesto esplicitamente la conduttrice. Sarebbe stata l’occasione per smentire di star riferendosi al fascismo. E invece Orsini cosa fa? Non solo non lo fa, ma si premura di difendersi dichiarandosi “antifascista radicale”. “Sto dicendo che se i bambini devono morire nel nome dell’autodeterminazione dei popoli – ha aggiunto – io preferisco una società costruita intorno alla vita dei bambini”. L’intera scena è visibile a partire da 1 ora e 59 minuti della puntata disponibile su Rai Play.

“Mio nonno – prosegue Orsini nel suo post – ha partecipato alla seconda guerra mondiale. È stato catturato in Africa dagli inglesi e deportato in un terribile campo di prigionia in India. Tornò in Italia dopo 6 anni di durissima prigione, con un tumore che lo uccise in pochi anni”. Poi gli insulti ai lettori del Corriere, definiti “mentecatti che insultano la memoria di mio nonno”, e al giornale stesso, costituito da “sordide colonne”. “Che in queste ore vengano intervistati pseudo storici del fascismo per smentirmi è grottesco – conclude – giacché, a Carta Bianca, non ho mai parlato di fascismo. Ben diversamente, ho accennato alla struttura sociale dell’Oman e al ruolo che la famiglia occupa nell’architettura relazionale di quel Paese”.

La fallacia del ragionamento di Orsini

Ammesso che Orsini non si riferisse esplicitamente a suo nonno, non si può non sottolineare una fallacia logica nel suo ragionamento: quando dichiara che fino al 1945 non ci sono state democrazie liberali e che si può essere felici anche sotto una dittatura, vuol dire che a prescindere da suo nonno ci sono stati bambini felici anche sotto il fascismo. Qualsiasi storico farebbe una cesura tra il 1922 e il 1945, ma nel discorso di Orsini questo passaggio manca totalmente.

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