I nuovi focolai nel Lazio e l’isolamento fiduciario che non funziona

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-07-05

Alessio D’Amato, assessore alla Sanità della Regione Lazio, in un’intervista rilasciata al Messaggero spiega che l’isolamento fiduciario non funziona e che per questo si stanno moltiplicando i focolai nel Lazio

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Alessio D’Amato, assessore alla Sanità della Regione Lazio, in un’intervista rilasciata al Messaggero spiega che l’isolamento fiduciario non funziona e che per questo si stanno moltiplicando i focolai nel Lazio:

C’è chi è preoccupato dalla vicenda dei controlli inefficaci alle frontiere.
«Io sono il più preoccupato di tutti. Per il Lazio i problemi principali sono questi cittadini che tornano dal Bangladesh, per questo sta partendo una campagna di tamponi a tappeto destinati a questa comunità. I rappresentanti delle associazioni degli immigrati del Bangladesh ci hanno ringraziato. L’ultimo caso è un ragazzo di 25 anni, stava nel famoso volo via Dubai da Dacca, con cui sono arrivati già numerosi positivi».

Quando era arrivato si era messo in quarantena?
«No. Parliamoci chiaro: lo strumento dell’isolamento fiduciario non funziona, è inutile che ci giriamo intorno. O si prendono degli alberghi nell’area dell’aeroporto e fai fare lì alla
quarantena, o ne se ne esce. Mettiamoci nei panni di questi ragazzi del Bangladesh: se ne erano andati dall’Italia spaventati dall’epidemia, ora nel loro Paese la situazione è drammatica perché il coronavirus è fuori controllo e, visto che qua spesso hanno lavoro e residenza, fanno l’impossibile per tornare in Italia. Pensiamo davvero, al loro arrivo, che andranno in quarantena in un monolocale da soli? No, probabilmente andranno in appartamenti con altri connazionali che rischiano di contagiare, proveranno a riprendere subito il lavoro perché ne hanno bisogno. Ma lo stesso vale per chi arriva da Brasile, Stati Uniti, Messico, Pakistan. E vale anche per gli italiani che tornano da Paesi con quel livello di circolazione del virus».

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Nel Lazio c’è stata un’ impennata di casi, 31 in un giorno. Preoccupato?
«Da una parte siamo consapevoli che abbiamo due cluster familiari sostanzialmente sotto controllo e che una decina di positivi sono stati intercettati negli accessi degli ospedali, dunque non c’è una situazione di emergenza. Dall’altra ripeto quello che ho sempre detto: c’è troppa rilassatezza, nei comportamenti, non si comprende che il virus circola ancora e c’è chi viene ancora ricoverato. Questo è un rischio».

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