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La nuova inchiesta sui 49 milioni della Lega

Alessandro D'Amato 11/12/2019

L’indagine riguarda operazioni per oltre 450 mila euro compiute tra il marzo 2013 e l’aprile 2018, quando Matteo Salvini era segretario del Carroccio. Coinvolto anche un parlamentare

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La nuova inchiesta sui 49 milioni della Lega parte dall’Associazione Maroni e dal suo presidente, l’assessore lombardo Stefano Galli, e arriva fino in parlamento, dove siede l’onorevole Fabio Massimo Boniardi, socio della Boniardi Grafiche SRL. Nel mirino c’è la cifra di 450mila euro, che sarebbe una fetta dei “famosi” 49 milioni occultati dal Carroccio secondo l’ipotesi della procura di Genova per non restituirli allo Stato.

La nuova inchiesta sui 49 milioni della Lega

La tesi degli inquirenti è che la Boniardi Grafiche SRL e la Nembo SRL, nel frattempo chiusa, abbiano ricevuto quei soldi in pagamento di servizi mai effettuati e li abbiano poi in qualche modo “restituiti” al Carroccio: per questo gli investigatori indagano per riciclaggio.  Ieri la Finanza ha compiuto perquisizioni che, oltre a Galli – toccato dall’inchiesta in quanto presidente dell’Associazione Maroni Presidente –hanno riguardato le società Boniardi Grafiche srl e Nembo srl. È stato sequestrato materiale contabile, ma gli investigatori non hanno potuto acquisire il contenuto del pc e dei server aziendali perché Boniardi ha fatto valere le sue tutele in quanto la tipografia rientra tra le sue “residenze ”e nella memoria sarebbero collocati file riservati relativi ad attività parlamentari. Spiega oggi Il Fatto Quotidiano:

ECCO L’IPOTESI deipm: tra il 2013 e il 2018 parte del tesoro della Lega, depositato presso la banca Aletti, sarebbe passata all’Associazione Maroni Presidente. Di qui quasi 500 mila euro sarebbero andati alle due società tipografiche per la realizzazione di campagne elettorali (soprattutto per il “sì”al referendum per l’autonomia di fine 2017). Ma, sostengono i pm, poster e volantini non sarebbero stati stampati e il denaro sarebbe tornato nelle casse della Lega; sarebbe il provento della truffa ai danni del Parlamento. Di qui l’ipotesi di riciclaggio.

tesoro lega 49 milioni

Il tesoro della Lega: i sequestri

La storia era scritta in un esposto di 30 pagine depositato alla procura di Milano nel febbraio 2018. A firmarlo l’ex consigliere regionale Marco Tizzoni eletto nel 2013 con la lista Maroni Presidente. Si leggeva: “Nello statuto dell’Associazione Maroni Presidente sono segnalati gli scopi e nessuno di questi risulta essere mai stato perseguito dai suoi membri… Vi è il sospetto che l’associazione sia stata tenuta nascosta a noi consiglieri dovendo servire quale soggetto occulto di intermediazione finanziaria in favore della Lega o di terzi”. Il fascicolo fu aperto e nel registro degli indagati venne iscritto Galli (appropriazione indebita) che poi ottenne l’archiviazione.

Nei bilanci dell’associazione si parla di quasi mezzo milione che risulta restituito al partito, senza che siano specificati i passaggi bancari. Ora i pm genovesi vogliono ricostruire il percorso del denaro che, in due fette da oltre 200 mila euro, è andato alle società perquisite (soci e amministratori non sono indagati). Da qui sarebbe tornato al partito.

I soldi della Lega in Lussemburgo

Secondo i pm di Genova, che hanno aperto un’indagine da qualche tempo, i soldi della Lega sono arrivati in Lussemburgo tramite la Sparkasse di Bolzano, rientrando ai primi mesi del 2018 in Italia attraverso una rete di altre scatole vuote. Il segmento che chiama in causa l’Associazione Maroni presidente riguarderebbe insomma la prima fase, quella della «spoliazione» ad arte dei depositi affinché non fossero bloccati. Secondo Repubblica  Boniardi a metà pomeriggio ha eletto il proprio domicilio parlamentare proprio in tipografia, impedendo così la copia degli hard disk dei computer e obbligando i finanzieri a lasciare in azienda tutto il materiale trovato: «La documentazione fiscale che hanno chiesto è stata presentata, tutte le fatture emesse e i relativi bonifici – ha detto a Repubblica lo stesso Boniardi – ed era tutto in ordine. Ma sui pc c’erano dati relativi alla mia attività da parlamentare». A questo punto la Procura potrebbe chiedere l’autorizzazione a procedere al Parlamento.

stefano bruno galli

Secondo Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera per la Finanza i soldi depositati sui conti della Lega presso Banca Aletti sarebbero finiti all’Associazione e poi, grazie all’attività di Galli, «utilizzati per acquistare materiale a sostegno della campagna elettorale del Carroccio». In realtà, questa è l’accusa, le fatture erano per operazioni inesistenti e servivano soltanto a giustificare le uscite. «Non ho mai avuto alcun ruolo gestionale e operativo — dice Maroni — ma sono certo della correttezza dell’operato di Galli».

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