Politica
Nogarin si dimette in caso di rinvio a giudizio
neXtQuotidiano 16/05/2016
Lo fa sapere lui stesso in un’intervista al Corriere
In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera Filippo Nogarin oggi fa sapere che ha intenzione di dimettersi in caso di rinvio a giudizio dopo l’avviso di garanzia per bancarotta fraudolenta in concorso che ha ricevuto per la vicenda dell’AAMPS e le voci sui due nuovi reati da contestargli poi smentite dalla procura:
Sindaco Nogarin perché il suo avviso di garanzia non basta per dimettersi?
«Perché io non ho rubato, non ho usato denaro pubblico per interessi personali. Il mio avviso di garanzia è stato generato da un atto amministrativo: forse quello di aver assunto 33 precari dell’azienda municipalizzata che avrebbero perso il lavoro. E siccome sono innocente sono pure sereno».
Però, secondo un sondaggio, la maggioranza della base del M5s la pensa in modo opposto.
«Non ci sto al giochino dei sondaggi. La base è compatta e mi sostiene sulle non dimissioni».
E se la rinviano a giudizio?
«Mi dimetto immediatamente. E, se dalle indagini preliminari emergessero comportamenti illeciti da me compiuti anche in buona fede, non aspetterei neppure il rinvio a giudizio per fare un passo indietro».
Neppure il suo collega Pizzarotti ha rubato…
«E infatti non è stato sospeso per l’avviso di garanzia, ma per aver aspettato mesi prima di rendere noto il provvedimento. Mi dispiace, ma non è stato trasparente».
Dica la verità sindaco, lei ha scaricato un amico?
«Assolutamente no. Ho stima di Federico, lo considero un bravo amministratore. Gli sono anche riconoscente come iscritto al Movimento. Pizzarotti è stato il primo a far diventare realtà un sogno a Parma. L’ho criticato perché ritengo avrebbe dovuto fare quello che io ho fatto quando, dopo aver ritirato l’avviso di garanzia il 7 maggio, cinque minuti dopo l’ho reso pubblico».
Vi siete parlati?
«Ci siamo telefonati ma nessuno dei due ha risposto. Quando io ho chiamato lui era occupato, quando ha chiamato Federico ero occupato io. La volontà di parlarci c’è stata. Credo che il nostro reciproco apprezzamento non si sia modificato».