Nilde Iotti brava in cucina e a letto: l’esposto contro Libero

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-12-09

Le avvocate Cathy La Torre e Rita Nanetti lo hanno scritto e hanno invitato altri a firmarlo. È già in programma il primo appuntamento per raccogliere sottoscrizioni: il 16 dicembre alle 18.30 nella Casa delle Donne di via del Piombo 5, gestita dall’associazione Orlando

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Le avvocate Cathy La Torre e Rita Nanetti hanno scritto un esposto per da presentare alla magistratura per chiedere se le parole usate sul quotidiano “Libero” per definire Nilde Iotti e le donne emiliane costituiscano un reato di diffamazione.

Nilde Iotti brava in cucina e a letto: l’esposto contro Libero

L’esposto, spiega oggi Eleonora Cappelli su Repubblica Bologna, potrà essere sottoscritto da tutte le donne che si sono sentite offese e diffamate. È già in programma il primo appuntamento per raccogliere sottoscrizioni: il 16 dicembre alle 18.30 nella Casa delle Donne di via del Piombo 5, gestita dall’associazione Orlando. Un aperitivo in cui le donne cucineranno e parleranno di politica, per rispondere alla definizione che le ha viste definire ben altrimenti. «Era facile amarla perché era una bella emiliana simpatica e prosperosa – si legge nell’articolo sulla fiction di Rai 1 dedicata alla prima presidente donna della Camera dei deputati – come solo sanno esserlo le donne emiliane. Grande in cucina e a letto. Il massimo che in Emilia si chiede a una donna».

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Dopo l’appuntamento dell’associazione Orlando, ce ne sarà uno al Pratello, per far circolare il documento e dar corpo a una protesta che finora è rimasta soprattutto sui social, nelle chat, in
tutti i luighi “informali” in cui si fa politica. «Io sicuramente sottoscrivo l’esposto – dice Marilena Fabbri, già sindaco di Sasso Marconi e parlamentare del Pd, oggi membro della commissione nazionale di garanzia del partito – perché questa escalation va assolutamente fermata. Le donne emiliane sono molto altro, altrimenti la nostra regione non sarebbe quella che è. Ci siamo impegnate da sempre al lavoro, nei campi, nelle fabbriche, in piazza e anche in parlamento. È stato sdoganato un linguaggio che non deve avere cittadinanza».

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