Niente scioglimento del Comune di Roma per mafia

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-06-22

Il prefetto Gabrielli: Non ci sono i presupposti. L’orientamento deluderà grillini, estrema destra e renziani?

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E ora come faranno i grillini, l’estrema destra e i renziani? L’inedito asse che per ragioni di propaganda politica e problemi di fiducia nel premier nei sondaggi puntava tutto sul prefetto Gabrielli e sulla sua relazione per costringere il sindaco Ignazio Marino ad andarsene potrebbe finire in frantumi se le indiscrezioni sul testo dovessero essere confermate. Perché, scriverà Gabrielli nella sua relazione, «Non ci sono gli estremi per lo scioglimento del comune di Roma per mafia», come racconta oggi Giovanna Vitale su Repubblica:

Il prefetto di Roma Franco Gabrielli il suo orientamento lo ha già esposto al ministro dell’Interno Alfano. Dalle quasi 900 pagine di relazione firmata dalla Commissione di accesso agli atti che per sei mesi ha scandagliato ogni delibera, verbale d’aula, direttiva dirigenzialee gara d’appalto sfornata dall’amministrazione comunale tra il 2008 e il 2015, emergerebbero gravi violazioni di legge. Ma non i presupposti per sciogliere la Capitale per mafia. Il parere del prefetto è quasi pronto e nelle prossime due settimane lo consegnerà ufficialmente al Viminale. Nel documento di Gabrielli non si esclude il commissariamento per i tanti reati commessi ma non per mafia.
E forse non è un caso che proprio oggi il governo dovrebbe approvare il decreto che affida al prefetto romano il coordinamento del prossimo Giubileo. Una mossa che sottrae al sindaco la gestione e la responsabilità di uno degli eventi più importanti del prossimo anno. All’esecutivo, spetterà anche l’ultimo giudizio sul commissariamento. Al ministro dell’Interno, in particolare, e poi al consiglio dei ministri. Sempre che non arrivino prima le dimissioni del sindaco o una mozione di sfiducia dell’assemblea capitolina. Perchè è ormai evidente che Palazzo Chigi punta a rinnovare il sindaco.

i campi rom a roma
I campi rom a Roma (Il Messaggerro)

O, per meglio dire, a sostituire Marino con un fedelissimo di Renzi (i candidati sono Giachetti e Gentiloni, quest’ultimo peraltro già sconfitto alle primarie dallo stesso Marino), e pazienza se questo può voler dire una campagna elettorale difficile e il rischio che invece vinca l’opposizione. Ora però le motivazioni ufficiali per cacciare Marino non sembrano esserci più. Toccherà inventarsele. Intanto sul Fatto anche l’assessore alla legalità Alfonso Sabella ci tiene a ricordare l’ovvio: «La gente è con noi, Arezzo non l’ho mica persa io…», dice riferendosi a Renzi e al ministro Maria Elena Boschi, che ieri è tornata a chiedere in tv le dimissioni di Marino.

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