Nessuna riapertura: nel Cdm passa la linea dura, ma è scontro tra chiusuristi e aperturisti

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-02-23

Al tavolo ci sono quelli che vorrebbero segnare una cesura netta con le politiche di contenimento della pandemia del vecchio esecutivo, e chi invece rimane di quella linea.

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Al primo vero incontro, è stato già scontro. Nel Consiglio dei ministri di ieri il faccia a faccia tra chiusuristi e aperturisti si è consumato, ed è terminato con il risultato di 1 a 0 per i primi. Ma è una vittoria amara, perché gli ex del governo giallorosso certo non possono dirsi felici di continuare a proporre delle chiusure mirate sì, ma nette. E chi si domandava come potessero convivere anime così diverse all’interno del governo, ora potrà dire: vedi, l’avevo detto io. Perché il tutto è terminato con un nulla di fatto, ma solo con la decisione di prorogare la chiusura delle regioni (si attende per decidere cosa fare dopo il 5 marzo, giorno della scadenza dell’ultimo Dpcm di Giuseppe Conte).

Al tavolo del cdm, da una parte ci sono quelli che vogliono segnare una netta cesura rispetto al Conte II (Lega, Forza Italia e Italia Viva), dall’altra quelli che in quella stanza a prendere decisioni per contrastare la pandemia ci sono già stati, e quindi forse sono più realisti. Nel mezzo, megafono di numeri e dati che fanno paura e riportano tutti sulla terra, c’è il ministro della Salute Roberto Speranza, che dà le percentuali elaborate dall’Istituto Superiore di Sanità: la diffusione della variante inglese è oggi al 17,8 per cento, ed è una tendenza che crescerà, se si considera che è la più contagiosa (il 39 per cento in più delle altre). Bisogna mantenere alta la guardia – dice: “Non possiamo allentare le misure, e anzi, vanno almeno conservate quelle attuali”.

Dando così di fatto uno stop alle proposte -ad esempio- di Matteo Salvini, che proprio ieri sera ha aderito alla protesta dei ristoratori fuori Montecitorio. Chiedendo e sostenendo che vengano aperti (nelle zone gialle) i ristoranti anche la sera: “Che si mangi alle 20, così alle 22 si è tutti a casa e si rispetta il coprifuoco. Anche perché proprio non lo capisco: perché se si può mangiare a pranzo, non lo si può fare anche a cena?”. E a chi gli fa notare di essere sia in piazza che al governo, lui risponde facendo spallucce.

Nel frattempo a Palazzo Chigi continua il duello/discussione tra i ministri. Scrive Repubblica:

La delegazione di Forza Italia e della lega contestano l’esposizione mediatica del Cts e insistono per ridimensionarlo, “serve che parli una voce sola”. Renato Brunetta chiede a nome degli azzurri di valutare interventi ulta mirati, disaggregando i dati fino al livello comunale, pur di evitare blocchi generalizzati. Lorenzo Gerini gli ricorda che è complesso immagine stretta che non siano quantomeno provinciali. Matteo Renzi mobilita la sua ministra, Elena Bonetti, chiedendo di portare questo messaggio: “L’unica strada per uscire dal tunnel sono i vaccini, il resto è chiacchiera”. Giancarlo Giorgetti e Maria Stella Gelmini premono per misure di ristoro immediate, anche quando i blocchi vengono decisi dalle Regioni. Speranza condivide, l’importante è avvertire prima l’esecutivo.

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