NCD: tutte le poltrone di un partito senza voti

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-03-18

Tre ministri, otto sottosegretari e il 4% scarso di voti a livello nazionale. Il mistero poco gaudioso del minipartito di Alfano, che comanda senza urne e i cui responsabili non si dimettono mai

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Tre ministeri di grande peso come gli Interni, la Sanità e le infrastrutture. Ben otto sottosegretari, una sommatoria imponente per numero e qualità. E un partito che non arriva al 4% dei voti alle elezioni. Questi sono gli incredibili numeri del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, che oggi vede il suo ministro Lupi sulla graticola per le richieste di favori per il figlio Luca e in questi anni ha visto Angelino Alfano sorpassare indisturbato lo scandalo Shalabayeva e la ministra Lorenzin lavorare e poi abbandonare il suo lavoro sulla fecondazione assistita. La pattuglia di NCD al governo, che racconta il tristissimo sito internet del partitino di Alfano, è quantomeno imponente. Il perché è un mistero della politica. Così come è un mistero che un partito su scala nazionale abbia la miseria di 9mila iscritti alla sua pagina Facebook, dopo aver preso la miseria di 1.202.350 voti insieme all’UDC alle elezioni europee, pari al 4,38% del totale in Italia e tre diconsi 3 seggi in tutto, dopo aver passato la soglia di sbarramento per un pugno di voti.

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I ministri di NCD nel governo Renzi

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I sottosegretari NCD nel governo Renzi

NCD: TUTTE LE POLTRONE DI UN PARTITO SENZA VOTI
Un miracolo politico vero e proprio. Che oggi si sostanzia di ancora maggiore mistero, visto che il ministro Lupi nonostante le (velate) richieste che arrivano dal Partito Democratico e i sondaggi di Renzi presso Michele Emiliano per sostituirlo raccontati dallo stesso candidato in Puglia, a dimettersi non ci pensa proprio. E il suo partito è tutto con lui. Ncd, ha sottolineato Alfano stamattina, sostiene Lupi e gli “pone piena fiducia: crediamo in lui”. Il punto di partenza, ha spiegato il responsabile del Viminale ai cronisti in Senato, “è che Lupi è una persona perbene, onesta e l’altro punto di partenza è che nessuno ha ritenuto di indagarlo” pur nell’ampio numero di persone coinvolte. “Quindi non c’è una questione giudiziaria ma una questione politica e il luogo dove può essere affrontata è il Parlamento. Sono convinto che sia giusto accelerare i tempi dell’informativa del ministro, che è prontissimo ad affrontare il Parlamento” e a fornire tutte le spiegazioni. Chissà che cosa c’è di preciso da spiegare, dopo che oggi Repubblica e Corriere hanno rivelato che il ministro ha invece chiesto a Incalza un aiuto per il figlio, e lo ha anche puntualmente ottenuto da uno degli imprenditori indagati nell’inchiesta. Del resto, anche il comportamento di Alfano nel caso Shalabayeva è stato imbarazzante:

Procaccini ha scelto di dimettersi. Alfano è rimasto al suo posto. Ma ora, nel racconto del prefetto, il ruolo del ministro nel caso Shalabayeva è cruciale.
Così come si dimostrano false almeno due circostanze accreditate dallo stesso Alfano in Parlamento. Aver sostenuto di non essere stato informato dal suo capo di gabinetto della caccia al latitante. Aver sostenuto di essere trasecolato nell’apprendere dal ministro Emma Bonino, il 2 giugno, che esisteva una “questione kazaka” legata a un’operazione di polizia condotta nel nostro Paese.

Ma anche il ministro Alfano ha ritenuto di non avere responsabilità politiche nella vicenda, e ha scelto di non dimettersi. Renzi lo ha riconfermato al ministero dell’Interno, e Alfano ha votato Mattarella a gennaio blindando il successo del candidato del premier. La politica, chi la capisce.
 
…E LE ALLEANZE A INTERMITTENZA TRA LOMBARDIA E CAMPANIA
Poi ci sono le alleanze a intermittenza, per un partito che non si trova in nessun imbarazzo a stare con il centrosinistra nel governo del paese e nel centrodestra nei governi regionali. E ha trovato un acerrimo nemico con cui va d’amore e d’accordo. La Lega deve restare fuori dalla coalizione in Campania, dice Stefano Caldoro appoggiato da Alfano nella ricerca della riconferma. NCD deve stare fuori dalla coalizione in Veneto, fanno sapere Salvini e Zaia alla ricerca della riconferma. Intanto in Lombardia NCD e Lega governano insieme e vanno d’amore e d’accordo nella giunta guidata da Roberto Maroni. Altri misteri della politica. Che Mattia Feltri, per quanto riguarda la Lombardia, oggi sulla Stampa spiegava così:

Forse perché in Lombardia il Nuovo centrodestra ha con sé una piccola eredità dell’impegno politico di Comunione e liberazione, che è soprattutto un’eredita di ovvie relazioni pluridecennali, quelle di Lupi e Roberto Formigoni, e non tanto elettorale visto che Ncd (sempre Europee’14) in Lombardia si è fermato al 3,69 per cento, sotto la media nazionale. Sarebbe molto riduttivo parlare del movimento di Alfano come nuovo punto di riferimento per cielle. Lupi e Formigoni stanno lì, ma il terzo moschettiere della Lombardia ciellina, Mario Mauro, giace in Popolari per l’Italia dopo essere passato per il governo e le liste di Mario Monti.
Altri sono in Forza Italia, l’ultimo partito a cui cielle si è ufficialmente affidato, e prima che Juliàn Carròn, successore di don Luigi Giussani, spiegasse che il movimento avrebbe preso una nuova strada perché «ha riconosciuto che erano capitati certi errori in questo tentativo di entrare nella mischia della realtà, e non ha avuto nessuna remora a riconoscere questi errori, a chiedere perdono pubblicamente sui giornali».

Insomma NCD gioca su più tavoli, e finora vince sempre pur non vincendo mai. E nel 2018 magari riuscirà anche a esprimere un candidato premier da solo o in coalizione con Forza Italia, e magari con la Lega. Le vie della politica sono infinite. Quelle dei voti contano sempre meno.

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