Fatti
I no vax, oggi, se la prendono anche con il Museo Egizio di Torino
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2021-07-30
La sola comunicazione per ricordare l’entrata in vigore, dal 6 agosto, del Green Pass per accedere ha scatenato il classico odio
Come una delle dieci piaghe d’Egitto. Nella giornata di giovedì, il Museo Egizio di Torino ha comunicato le indicazioni per accedere alla struttura dal prossimo 6 agosto, come deciso dal governo, con l’estensione del Green Pass. È bastato questo post social per dare il via libera alla rabbia dei no vax che, come la biblica invasione delle cavallette, hanno preso d’assalto la pagina Facebook riempiendola di insulti e augurando la chiusura del famoso polo museale, riconosciuto in tutto il mondo.
Il Museo Egizio di Torino preso d’assalto dai no vax per il Green Pass
“In ottemperanza alle disposizioni governative vigenti (DPCM del 23 luglio 2021), dal 6 agosto 2021 è obbligatorio che i visitatori esibiscano il Green Pass corredato da un valido documento di identità per accedere al Museo Egizio. Le disposizioni non si applicano ai bambini di età inferiore ai 12 anni e ai soggetti con certificazione medica specifica”. Questo è quanto scritto sulla pagina Facebook ufficiale, con tanto di rimando al sito ufficiale (con tutte le indicazioni del caso) e a quello del governo in cui vengono fornite le linee guida sull’estensione della certificazione verde.
Un qualcosa che, come noto, diventerà effettiva in tutta Italia a partire dal prossimo 6 agosto. Insomma, il Museo Egizio di Torino non è una mosca bianca, ma rispetta alla lettera l’obbligo di legge indicato dal governo con la decisione presa in Consiglio dei Ministri la scorsa settimana. Eppure ecco una piccola selezione dell’odio no vax sui social.
Le precedenti discussioni con Fratelli d’Italia
Ancora una volta, senza alcun motivo logico, il Museo Egizio – dunque – finisce nel mirino degli attacchi social. Come accadde nel 2018, quando Fratelli d’Italia (e la Lega) fecero partire una battaglia mediatica contro il direttore Christian Greco. Il partito di Giorgia Meloni ne aveva chiesto la sostituzione (anche se non si poteva fare, essendo stato nominato dopo una selezione internazionale). Il motivo? Aver creato ad hoc una campagna per coinvolgere visitatori di lingua araba.
(Foto IPP/LM/Claudio Benedetto)