Attualità
Il morto sulla coscienza dello Stato a San Ferdinando
Alessandro D'Amato 22/03/2019
Due settimane fa lo sgombero-farsa: gli abitanti erano stati trasferiti a poche centinaia di metri di distanza. Lo Stato ha deciso per loro e li ha messi in un posto pericoloso come il primo. Quel morto è sulla coscienza dello Stato. Sempre che ne abbia una
Il 6 marzo scorso è andato in scena lo sgombero farsa della tendopoli di San Ferdinando: la baraccopoli che godeva di cattiva fama era stata sgomberata su ordine del sindaco e con l’intervento del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Ma gli abitanti erano stati semplicemente trasferiti poco più in là.
Il morto sulla coscienza dello Stato a San Ferdinando
Ora una persona di cui non sono ancora note le generalità è morto la notte scorsa in un incendio divampato nella nuova tendopoli, gestita prima dal Comune ed ora dalla Caritas. La tendopoli si trova a poche centinaia di metri dalla vecchia baraccopoli – smantellata nelle scorse settimane – nella quale, in un anno, 3 migranti sono morti a causa di incendi divampati nelle strutture fatiscenti di cui era fatta.
L’incendio, secondo una prima ricostruzione, si è sviluppato in un angolo della tenda da sei posti, dove erano posizionati alcuni cavi elettrici. Sul posto sono subito intervenuti i vigili del fuoco che hanno domato le fiamme. Nell’incendio è andata distrutta solo una tenda. La tendopoli, realizzata alcuni anni fa dalla Protezione civile, è attrezzata, con presenza di servizi igienici e presidi sanitari, ed è vigilata.
All’inizio di marzo, la struttura è stata ampliata per consentire il trasferimento di una parte dei migranti che viveva nella baraccopoli – una struttura fatiscente fatta di baracche in lamiera, plastica e cartone – sorta a poche centinaia di metri e che è arrivata ad ospitare, nel periodo invernale della raccolta degli agrumi, anche 3.000 persone. Baraccopoli che è stata definitivamente abbattuta il 7 marzo scorso. I migranti che sono confluiti nella nuova tendopoli sono stati complessivamente 840. Ma non è servito a nulla: lo Stato ha deciso per loro e li ha messi in un posto pericoloso come il primo. Quel morto è sulla coscienza dello Stato. Sempre che ne abbia una.
Leggi anche: I giudici decidono che Conte, Di Maio e Toninelli sono inattendibili