I missili caduti in Polonia sarebbero partiti dall’Ucraina: cosa farà adesso la Nato

di Asia Buconi

Pubblicato il 2022-11-16

Ha destato non poca preoccupazione la notizia dei due missili “di fabbricazione russa” che ieri sera hanno colpito il piccolo villaggio polacco di Przewodow

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Ha destato non poca preoccupazione la notizia dei due missili “di fabbricazione russa” che ieri sera hanno colpito il piccolo villaggio polacco di Przewodow, al confine con l’Ucraina, uccidendo due contadini del luogo. Il ministero dell’Interno di Mosca, rispondendo alle accuse che imputavano il lancio ai russi, aveva subito smentito la circostanza, affermando che non ci fosse stato da parte loro nessun tipo di attacco missilistico vicino alla frontiera ucraino-polacca e che quella fosse una “deliberata provocazione” mirata a innescare un’escalation.

Secondo l’analista militare Mark Cancian, intervistato ieri dalla Bbc, analizzando il cratere dell’esplosione, i detriti sarebbero compatibili con i resti di proiettili sparati con il sistema missilistico russo S-300, che però è in dotazione pure delle forze ucraine come arma di difesa anti-aerea.

Biden e il G7 di emergenza nella notte: “improbabile” che si sia trattato di missili lanciati dalla Russia

L’esplosione è avvenuta proprio in contemporanea al lancio russo di un’enorme raffica di missili contro l’Ucraina, che ha lasciato al buio e senza riscaldamento 7 milioni di persone (Kiev compresa). Anche per questo, alla notizia della caduta dei missili in Polonia, il Premier polacco Morawiecki aveva immediatamente convocato il Comitato Sicurezza nazionale e Difesa, mentre il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva richiesto una riunione di emergenza del G7 e dei leader della Nato proprio a margine del G20 di Bali.

L’inquilino della Casa Bianca, dopo i colloqui di emergenza con gli altri leader (tra cui figurava pure la Premier Giorgia Meloni), aveva fatto sapere che la decisione unanime fosse quella di “procedere prima con l’indagine per capire esattamente” e solo dopo decidere “collettivamente come rispondere”. Poi, attorno all’alba di oggi (ora italiana), Biden ha definito “improbabile” l’ipotesi che il missile che ha colpito la Polonia e ucciso due persone sia stato lanciato dalla Russia. Ai reporter che chiedevano dettagli, il presidente Usa ha risposto: “Le prime informazioni smontano quell’ipotesi, io non voglio dirlo finché l’indagine non è completata, ma è improbabile vedendo la traiettoria”.

Le affermazioni di Biden sono arrivate a seguito dei colloqui intercorsi col segretario generale della Nato Jens Stoltenberg e il presidente polacco Andrzej Duda, con quest’ultimo che pure aveva parlato di “nessuna prova evidente” che il lancio fosse arrivato dai russi. Ma, nel frattempo, un funzionario della presidenza francese ha avvertito sui “rischi significativi di escalation” a cui l’episodio potrebbe portare, dato che “l’identificazione del tipo di missile non identificherà necessariamente chi c’è dietro” e, per questo motivo, ha esortato alla “massima cautela”.

Stando a quanto riportato da Associated Press, che ha citato fonti Usa rimaste anonime, i primi risultati dell’indagine sul missile caduto in Polonia suggeriscono che sia stato lanciato dalle forze ucraine all’indirizzo di un missile russo, confermando dunque la versione del presidente Usa Biden.

Cosa farà la Nato adesso?

Che si sia trattato di un errore o di un effetto della contraerea di Kiev, la caduta dei missili su un Paese Nato, la Polonia, era una circostanza che si temeva dall’inizio dello scoppio della guerra in Ucraina. Adesso la Nato potrebbe pure arrivare a esaminare l’opportunità di una risposta, in nome dell’articolo 4 che prevede che “le parti si consultino ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse stata minacciata”.

Poi, potrebbe arrivare la richiesta di appellarsi all’articolo 5 della Nato, ovvero un intervento militare vero e proprio. Questo articolo, però, viene invocato solo quando c’è un’invasione su larga scala o una chiara manovra militare volta a danneggiare uno dei Paesi membri, non quindi se c’è il dubbio che si sia trattato di un errore o di un problema tecnico. Non c’è una ritorsione automatica: si procede prima con l’articolo 4, poi il Paese interessato si appella agli Stati generali dell’Alleanza che vengono interrogati sull’opportunità o meno di far valere l’articolo 5. Adesso lo step obbligato è accertare ufficialmente la natura e la provenienza dei due missili.

Fonte foto: Twitter

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