La faccia tosta di Salvini e Meloni che chiedono le dimissioni di Lamorgese per colpa della moglie di un prefetto

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-12-10

L’accusa per interposta persona. E pensare che se questo metro di giudizio fosse utilizzato anche su di loro, i leader di Lega e Fratelli d’Italia si sarebbero dovuti dimettere già decine di volte

article-post

La vicenda è grave e paradossale: la moglie del prefetto Michele Di Bari, capo Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno, è stata arrestata (ai domiciliari) in seguito a un indagine sul caporalato in quel di Manfredonia (in Puglia). Una storia che, adesso, sarà oggetto delle valutazioni dei magistrati con gli indagati – 11 persone in totale – che dovranno rispondere delle accuse mosse contro di loro. Una notizia che poi, a cascata, ha portato a un’altra conseguenza: le dimissioni del prefetto. Ma questo non basta ai garantisti di Lega e Fratelli d’Italia che, come la neve sul Curmayeur in autunno e in inverno, hanno immediatamente chiesto le dimissioni della Ministra Luciana Lamorgese.

Michele Di Bari, la moglie indagata ma Lega e FDI chiedono la testa di Lamorgese

Nell’ordinanza che ha portato, questa mattina, agli arresti domiciliari di Rosalba Livrerio Bisceglia, moglie dell’ormai ex prefetto Michele Di Bari, compare una grave accusa nei confronti della donna che, secondo le indagini “evidentemente si occupava dell’assunzione della manodopera, attività che peraltro svolgeva senza conoscere direttamente i braccianti e sulla sola base dei documenti”. Insomma, faceva caporalato. Una vicenda, come detto, molto grave e per questo lo stesso prefetto ha consegnato, poche ore dopo, le sue dimissioni sul tavolo della Ministra dell’Interno. Che le ha accettate.

Ora ci sarà il possibile rinvio a giudizio, poi il processo. Tutti step durante i quali la donna potrà difendersi dalle accuse. Se avrà sbagliato sarà condannata. Ma la storia dovrebbe esaurirsi qui. E, invece, da Fratelli d’Italia e Lega si è alzato quel coro – da disco rotto – che viene urlato ai quattro venti quasi ogni settimana: “Lamorgese dimettiti”:

Non basta che il capo del dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del Viminale si dimetta dal proprio incarico. Dopo anni di continue criticità, serve una vera svolta per mettere la parola fine alla scandalosa gestione dei dossier in capo al ministero dell’Interno che ha in Lamorgese la principale responsabile. Dall’immigrazione alla sicurezza, gli errori e la superficialità del ministro evidentemente riguardano anche gli uomini da lei confermati in ruoli chiave per la gestione del dicastero. Lamorgese si dimetta o sia il presidente del Consiglio Draghi a rimuoverla quanto prima”.

A parlare è il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida. Insomma, il capo a Montecitorio del partito di Giorgia Meloni (anch’ella deputata). Quest’ultima – così come Salvini (già protagonista di accuse senza senso in altre occasioni) – ha scelto una via più soft chiedendo alla Ministra di riferire in Parlamento. Ma la sostanza non cambia.

Quante volte Salvini e Meloni si sarebbero dovuti dimettere?

Eppure qui nasce una domanda. Visto il collegamento fatto da Lega e FdI tra quel che è accaduto alla moglie di Michele Di Bari e la Ministra Lamorgese, quante volte Matteo Salvini e Giorgia Meloni si sarebbero dovuti dimettere sia dal ruolo di leader del partito che da quelli di parlamentari della Repubblica Italiana. Perché i due partiti, con i loro rappresentanti sparsi per il territorio, hanno dovuto fare i conti con indagini (e condanne) nel corso degli ultimi anni. E non parliamo solamente delle indagini nate in ambito giornalistico e poi finite sulle scrivanie della Procure (il caso “Lobby Nera” ne è un esempio), ma anche episodi a livelli comunali di Consiglieri o candidati non proprio usciti in maniera pulita dalle inchieste.

Inoltre, quelli che in queste ore chiedono le dimissioni di Luciana Lamorgese per il caso “moglie” del prefetto Michele di Bari sono gli stessi che hanno candidato il no vax Pippo Franco o la no vax (prima di un passo indietro a pochi giorni dalle elezioni) Francesca Benevento. E in entrambi i casi la risposta del candidato sindaco di Roma, Enrico Michetti, fu: “Ma mica posso controllarli tutti”. E non solo. Perché proprio da Manfredonia (è notizia di 3 giorni fa) un consigliere di Fratelli d’Italia è stato indagato nell’ambito di un’operazione anti-mafia con l’accusa di riciclaggio. Ma questo è solo l’ultimo di una lunga serie.

E poi c’è il resto della comunicazione distopica. Perché FdI e Lega (insieme a Forza Italia) spingono per la separazione delle carriere tra magistratura e politica. Una battaglia che può essere sacrosanta. Poi, però, si scopre che a Napoli il centrodestra ha candidato Catello Maresca (che ha perso, quindi ora è consigliere comunale di opposizione) che fa un doppio mestiere: consigliere in terra partenopea e giudice a Campobasso. Questo è l’ennesimo specchio della faccia tosta dei partiti di centrodestra che mentre punta il dito contro gli altri, nasconde la propria mano peccante dietro le spalle.

Potrebbe interessarti anche