Opinioni
Mete turistiche
Tommaso Giancarli 26/01/2016
Per via degli attentati terroristici, delle zone sconsigliate, delle malattie sconosciute e di tutte quelle cose lì, si va diffondendo la pratica del turismo a breve raggio: invece di andare a rompere i coglioni ai negri, diciamo, ci si sposta a casa di zia Marietta. Qui si visitano con grande e genuino interesse cose che […]
Per via degli attentati terroristici, delle zone sconsigliate, delle malattie sconosciute e di tutte quelle cose lì, si va diffondendo la pratica del turismo a breve raggio: invece di andare a rompere i coglioni ai negri, diciamo, ci si sposta a casa di zia Marietta.
Qui si visitano con grande e genuino interesse cose che si erano sempre date per scontate: le foto del mare dei cugini, spedite da Vasto e appese nell’anticamera, le poltrone un po’ sfondate con monete da cento lire e antiche pedine di dama finite tra seduta e braccioli e purtroppo irrecuperabili anche se ti sembra di toccarle, i vinili di Achille Togliani, ecc. Tutto questo è bello e merita delle fotografie che verranno poi pubblicate su instagram, con l’hashtag #casatour o #auntmarietta o #altriequivalenti. I vantaggi di questa nuova maniera di intendere il turismo consistono anche nel non trovarsi mai di fronte zuppe di cavallette e farro e altre merdate, potendo invece contare sui passatelli della zia e su altre sicurezze dal punto di vista culturale e igienico-sanitario.
L’unico problema, trascurabile, è che adesso l’Unesco si è fissato con quel cane di terracotta in corridoio e non vuole assolutamente che lo si butti via, anche se è un po’ sbeccato. La zia Marietta, e con lei tutte le zie Mariette del mondo, scriverebbero volentieri una lettera al segretario generale dell’Onu, ma con tutti questi turisti non si trovano più i francobolli, che pure erano nel secondo cassetto.