Giorgia Meloni cancella il Reddito di Cittadinanza: dal 2024 non verrà più erogato a chi può lavorare

di Asia Buconi

Pubblicato il 2022-11-21

Il Reddito di Cittadinanza scomparirà nel 2024 per chi può lavorare, una “soluzione paracadute” particolarmente caldeggiata dalla ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone

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Lo ha anticipato il Fatto Quotidiano con un’esclusiva di appena qualche ora fa: il Reddito di Cittadinanza scomparirà nel 2024 per chi può lavorare. I cittadini occupabili potranno riceverlo quindi fino al 31 dicembre 2023 prima di doverci rinunciare definitivamente. Il prossimo, dunque, sarà un “anno cuscinetto”, nel corso del quale ci si impegnerà ad inserire gli occupabili nel mondo del lavoro, attraverso appositi (e obbligatori) corsi di formazione. Questa, dunque, la quadra trovata dal Governo, definita una “soluzione paracadute” e particolarmente caldeggiata dalla ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone.
Si attende comunque la decisione finale del Cdm, convocato per stasera alla 20.30.

Il testo della proposta è stato discusso alle 17 a Palazzo Chigi in una riunione a cui hanno partecipato la Premier Meloni, il ministro dell’Economia Giorgetti, quella del Lavoro Calderone e i vicepremier Salvini e Tajani. L’accordo della maggioranza c’è, anche se non si escludono modifiche dopo il Cdm di stasera.

Fine del Reddito di Cittadinanza per 660mila occupabili dal 2024

La mossa politica che cancellerà il Reddito di cittadinanza per chi può lavorare nel 2024 altro non è che un compromesso tra la proposta di Giorgia Meloni, che voleva la fine del sussidio a giugno 2023, e quella del sottosegretario al Lavoro leghista Claudio Durigon, che proponeva un periodo di 6 mesi tra primo e secondo rinnovo del Rdc e poi un decalage graduale per diminuire il sostegno. L’aiuto rimarrà quindi solo per gli inoccupabili.

Fine dell’erogazione del sussidio, quindi, per chi può lavorare. Il numero degli “occupabili”, stando a una nota diffusa agli inizi di ottobre dall’Agenzia nazionale politiche attive del lavoro (Anpal), si aggirerebbe attorno ai 919.916. Ma da questo numero vanno esclusi i 173mila già occupati (18,8%) e gli 86mila esonerati, esclusi o rinviati ai servizi sociali (9,4%). Rimangono dunque solo  660mila (71,8%) tenuti alla sottoscrizione del patto per il lavoro, coloro che perderanno il sussidio a causa della decisione dell’esecutivo di Centrodestra.

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