“La Meloni fece avere 35mila euro a un clan di nomadi per la campagna elettorale”: l’accusa del pentito

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-03-06

Repubblica oggi pubblica in esclusiva il verbale in cui Agostino Riccardo, collaboratore di giustizia, riferisce ai pm antimafia Corrado Fasanelli e Luigia Spinelli e accusa Giorgia Meloni di aver fatto avere al clan Travali 35mila euro per comprare voti e attaccare manifesti a favore di Pasquale Maietta. La replica della leader di Fratelli d’Italia: notizia inventata

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Repubblica oggi pubblica in esclusiva il verbale in cui Agostino Riccardo, collaboratore di giustizia, riferisce ai pm antimafia Corrado Fasanelli e Luigia Spinelli e accusa Giorgia Meloni di aver fatto avere al clan Travali 35mila euro per comprare voti e attaccare manifesti a favore di Pasquale Maietta, ex tesoriere di Fdl alla Camera.

“La Meloni fece avere 35mila euro a un clan di nomadi per la campagna elettorale”: l’accusa del pentito

Era il 2013. Ecco cosa ha detto Riccardo: “Maietta ha detto alla Meloni che c’era bisogno di pagare i ragazzi presenti per la campagna elettorale e la Meloni ha risposto: ‘Dì a questi ragazzi che ne parlino con il mio segretario” e ha poi aggiunto: “Maietta ci presentò nel 2013 Giorgia Meloni. Era presente anche il suo autista. Parlavamo della campagna elettorale e Maietta disse alla Meloni che noi eravamo i ragazzi che si erano occupati delle campagne precedenti per le affissioni e per procurare voti. Parlarono del fatto che Maietta era il terzo della lista, prima di lui c’erano Rampelli e Meloni, nonché del fatto che Rampelli, anche se eletto, si sarebbe comunque dimesso per fare posto al Maietta”. Secondo Riccardo il segretario avrebbe poi spiegato, quando la Meloni non era presente, di darsi appuntamento a Roma: “Senza che usiamo i telefoni diamoci un appuntamento presso il Caffè Shangrila a Roma”, dove sarebbe avvenuto lo scambio di denaro. Sempre il segretario della Meloni avrebbe poi ribadito: “Mi raccomando, io non vi conosco. Non vi ho mai dato niente”.

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Il pentito Agostino Riccardo che dice “noi eravamo i ragazzi che si erano occupati delle campagne precedenti” è un ex affiliato al Clan Di Silvio, e prima ancora alla gang guidata dai Travali. Recentemente un altro collaboratore di giustizia ha messo in dubbio l’attendibilità di Riccardo in merito ad altre rivelazioni fornite ai pm antimafia. Le indagini riguardanti il verbale sul passaggio di denaro non sono ancora concluse, quindi le affermazioni di Riccardo sono in fase di verifica.

La replica di Giorgia Meloni

Giorgia Meloni replica alla notizia riportata da Repubblica con una diretta Facebook:

“Io non faccio affari con i rom, io non metto i soldi nelle buste del pane, la notizia è inventata”. Lo dice Giorgia Meloni, nel corso di una diretta Facebook, dopo le accuse riportate dalla stampa di un suo presunto contributo da 35mila euro a un clan di nomadi per la campagna elettorale del 2013. “Devo pensare che gli inquirenti l’abbiano considerata infondata altrimenti mi avrebbero chiesto conto di una notizia che mi infanga – argomenta Meloni – e mi chiedo come sia possibile che una rivelazione del genere sia finita su Repubblica, senza che nessuno abbia inteso chiedermi un punto di vista”.

“E’ strano che nessuno tra i media abbia chiesto il mio punto di vista, neanche il giornalista di Repubblica che ha scritto l’articolo”, sottolinea Meloni: “E’ strano – aggiunge – che questa notizia arrivi mentre siamo l’unico partito di opposizione, l’unico partito che cresce”. “Gli ultimi sondaggi – ricorda – ci danno sopra il 18%”. “Contro di me – fa il paragone Meloni – le stesse accuse che in Myanmar, quelle di truffa elettorale, sono metodi che ricordano quel regime, ma noi siamo in democrazia, difenderemo la democrazia”.

Poi la leader di Fdi aggiunge: “In Italia piacciono le persone serve e ricattabili, noi siamo persone libere e non abbiamo paura, perché non abbiamo fatto del male. Potete prenderci tutti casa per casa, ma continueremo a dire la nostra”. Poi conclude: “Ovviamente annuncio querela contro chi dichiara cose false”

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