Matteo Salvini e il reato di sequestro di persona aggravato

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-09-08

Perché il ministro dell’Interno rischia fino a 25 anni di carcere. E perché le altre accuse, per ora cadute, potrebbero tornare in ballo

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Delle cinque accuse sollevate dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini per la vicenda della nave Diciotti ne è rimasta in piedi soltanto una: il sequestro di persona. Con le aggravanti, perché l’indagato è un pubblico ufficiale, a cui viene contestato «l’abuso dei poteri inerenti alle sue funzioni» (in caso di condanna, 10 anni invece di 8). E perché, «il fatto è stato commesso in danno di minori», ce n’erano 27 con i 177 migranti rimasti per dieci giorni a bordo della nave Diciotti al porto di Catania.

Matteo Salvini e il reato di sequestro di persona aggravato

Partendo da questo quadro indiziario, Salvini rischia un massimo di quindici anni di carcere. I giudici Fabio Pilato, Filippo Serio e Giuseppe Sidoti sono al lavoro da ieri mattina, da quando il procuratore Francesco Lo Voi ha inviato gli atti. Il sequestro di persona a scopo di coartazione, che avrebbe portato a una pena massima di trenta anni di carcere, non è stato contestato: nelle prime ipotesi di reato si considerava la possibilità che Salvini avesse sequestrato i naufraghi per ricattare l’Unione Europea e costringerla a prenderseli.

matteo salvini sequestro di persona 2

Mentre vengono escluse, per ora, le responsabilità nei confronti del capo di gabinetto Matteo Piantedosi, per verificare la sussistenza di ulteriori o diverse accuse è necessario acquisire altri elementi, e l’unico organismo che può farlo è il Tribunale dei ministri, a cui il procuratore Francesco Lo Voi ha trasmesso il fascicolo accompagnato dall’invito a compiere gli accertamenti necessari.

Le nuove indagini del Tribunale dei ministri

Spiega il Corriere della Sera che ora la«sezione speciale»dovrà decidere se è competente a giudicare sull’ipotetico sequestro, oppure no. Dal fascicolo, infatti, non è chiaro se l’eventuale reato sia stato commesso al largo di Lampedusa (in provincia di Agrigento, e dunque nel distretto giudiziario di Palermo), dov’è arrivato il primo diniego allo sbarco, oppure a Catania, dove la nave è rimasta ormeggiata senza che i profughi potessero scendere. In questo secondo caso da Palermo l’inchiesta dovrebbe trasferirsi nella città etnea.

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Solo se dovesse ritenere che l’ipotizzato sequestro sia cominciato al largo di Lampedusa, il tribunale dei ministri andrà avanti con l’istruttoria, per qualificare con esattezza il reato e verificare se è stato commesso o meno. Sempre tramite l’acquisizione di documenti e la raccolta di testimonianze. Per ipotizzare il più grave«sequestro di persona a scopo di coazione», ad esempio, bisognerà acquisire formalmente le dichiarazioni di Salvini che legava il destino dei migranti alla scelta dell’Europa di farsene carico insieme all’Italia, perché agli atti attualmente non figurano.

Leggi sull’argomento: L’ispettore Salvini alla ricerca di chi ha fatto scappare i profughi della Diciotti

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