Economia
Matteo Renzi e i tedeschi che rosicano
neXtQuotidiano 10/09/2016
Il vertice tra i paesi dell’Europa del Sud che hanno firmato la Carta di Atene sembra aver avuto il primo effetto , a giudicare dalle reazioni scomposte dei conservatori che hanno, chissà perché, riempito i giornali italiani. Intanto Renzi torna a fare lo spiritoso. E ora ci si aspettano i fatti
Anche se i giornali l’hanno parzialmente oscurato, il vertice tra i paesi dell’Europa del Sud che hanno firmato la Carta di Atene sembra aver avuto il primo effetto sperato, a giudicare dalle reazioni scomposte dei conservatori che hanno, chissà perché, riempito i giornali italiani. Da questo punto di vista a vincere il premio Amico del Giaguaro dell’anno non poteva che essere Il Giornale di Alessandro Sallusti, che pur di portare l’acqua con le orecchie a un partito che non c’è più riesce nel capolavoro di dare ragione alla Merkel che fino a ieri dipingeva più o meno come l’Anticristo.
Matteo Renzi e i tedeschi che rosicano
D’altro canto, uno dei pochi retroscena usciti oggi sui giornali, quello di Francesca Paci per la Stampa, ci racconta di un premier che finalmente usa un linguaggio “suo” e “autentico” – nel senso renziano del termine – per raccontare la situazione e smontare l’aggressione a mezzo chiacchiera informale di Schaeuble e compagnia cantante:
Perché, spiega il premier italiano ai suoi collaboratori rientrando in Italia, l’attacco all’Eumed sferrato da Weber e Schaeuble «tradisce un fastidio, un nervosismo per il fatto che si sia messo in moto un meccanismo di incontri interessanti ai quali dopo un’iniziale reticenza partecipa ormai anche il presidente francese Hollande». Il Ppe e i governi sostenitori dell’austerity insomma, mostrano di «rosicare» – questa è l’espressione colorita di Renzi ai suoi di patire non poco il nuovo attivismo dei paesi del sud, soprattutto di quelli che fanno riferimento al Pse.
«A conti fatti i Paesi che si sono visti ad Atene rappresentano metà della popolazione europea, significa che guardare al Mediterraneo come al passato del vecchio continente è un grosso errore» ragiona Renzi congedandosi dai partner. Certo, mancava la Spagna, nel senso che era rappresentata dal ministro per l’Europa in sostituzione del premier Rajoy. Il risultato non cambia: prima Ventotene, oggi Atene, poi una seconda edizione di Eumed annunciata seppure non ancora fissata tanto per mettere pressione, Roma 2017: il club del sud gioca la sua partita “di gamba” per l’esito della quale l’appuntamento della prossima settimana pare non essere determinante. «Bratislava conta poco», dicono. Il messaggio che giunge oggi dalla Grecia è forte e chiaro: in Europa non ci sono cittadini di serie B.
Ciò detto, l’alleanza anti-austerità dei paesi dell’Europa del sud è importante se alle parole seguiranno ai fatti. Per adesso il dato politico più rilevante non è la richiesta di raddoppio del piano Juncker (perché il doppio di zero fa sempre zero) ma il fatto che persino la Spagna, anche se Mariano Rajoy ha deciso di non presentarsi di persona, ha deciso di firmare gli impegni della Carta di Atene, che vogliono che l’UE promuova gli investimenti raddoppiando il Piano Juncker e concentrando gli investimenti nell’economia digitale, nell’energia pulita, nelle infrastrutture, nella ricerca e nella formazione, integrando il tutto con politiche di sostegno finanziario e di investimento, come il completamento dell’unione bancaria e gli incentivi per gli investimenti a livello nazionale. Un impegno che non può non fare il paio con quello di Pier Carlo Padoan, annunciato oggi al Messaggero.
Il vertice anti-austerity e l’Ecofin
Ma adesso viene il difficile. Perché mentre con le parole sono bravi tutti, nei fatti ieri all’Ecofin la proposta – annosa, ormai – di rivedere il patto di stabilità è rimasta nel cassetto e non è stata nemmeno discusso, pare – scrive Marco Bresolin sulla Stampa – a causa del pressing tedesco. Di certo, la sensazione è che il vertice dei Paesi del Sud – ironicamente chiamato dalla stampa tedesca Club Med – in qualche modo abbia dato fastidio, anche perché a partecipare è stato anche Hollande – che sottolinea la necessità di “unità e coesione”, fino a qualche mese fa fedelissimo all’asse franco-tedesco. L’Italia, in questo rinnovato ‘movimento’ europeo, fa il suo gioco. Per la crescita, per un’Ue basata sui valori della cultura. “L’Europa non può continuare a essere solo regole, tecnicismi e austerity, deve concentrarsi sui valori che l’hanno fatta grande, deve essere un’Europa sociale”, scandisce Renzi da Atene sottolineando la visione diversa di Europa che viene dal summit Euro-Med. Intanto Tsipras, che veniva visto come uno della Terza Internazionale dall’Italia ai tempi della crisi greca, oggi ha Renzi dalla sua parte. A dimostrazione del fatto che la storia ci vede più lungo dei meme su Facebook. Ma noi questo lo sapevamo già.
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