Matteo Renzi all'attacco di Virginia Raggi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-05-22

« un talent show dove chi vuole esibirsi ci prova e al massimo viene eliminato». E su Parma: «Pizzarotti ha dialogato con il governo, spero che non sia stato cacciato per questo»

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Una lunga intervista al Messaggero a firma di Barbara Jerkov per Matteo Renzi, nella quale il premier parla soprattutto di referendum sulle riforme ed economia. Ma non può mancare un accenno alle amministrative e alla sfida di Roma, dove Virginia Raggi è in vantaggio in tutti i sondaggi. Il premier non sembra molto impressionato dai risultati degli istituti di rilevazione ma attacca la candidata sindaca del MoVimento 5 Stelle per i suoi legami con Grillo:

Prima del referendum viene comunque il voto delle comunali. Quanto è preoccupato dal risultato da uno a 10?
«Da uno a dieci? Zero. Perché dovrei essere preoccupato? Si eleggono i sindaci, il Governo rispetterà i risultati. Certo, nei 17 comuni in cui governano i Cinque Stelle scoppia un problema a settimana».
In un sondaggio Tecnè realizzato per il Messaggero, emerge che i giovani a Roma votano Raggi. Ma il Pd renziano non doveva essere il partito della rottamazione? Le dispiace? E come se lo spiega?
«Nei sondaggi i grillini vincono sempre. Ovunque. Ricordo quelli delle europee: ci davano testa a testa, noi abbiamo preso il 40% e loro la metà. La realtà è più grande dei sondaggi, vedremo come andrà a finire».
La accusano di tenere più al voto di Milano che a quello di Roma. Mi dice perché un cittadino romano dovrebbe votare Giachetti se il premier sembra a molti avere il torcicollo puntando tutto su Sala?
«É buffo perché a Milano dicono il contrario. Se però mi domanda perché votare Giachetti io le dico che mi dispiace non essere romano perché lo avrei votato volentieri. È una persona vera, genuina, autentica. Non si nasconde e quando c’è da rischiare rischia in proprio, come ha fatto per lo sciopero della fame sulla legge elettorale. Conosce la macchina amministrativa: ha firmato migliaia di documenti burocratici e non ha avuto neanche un avviso di garanzia, impresa quasi impossibile oggi per un amministratore pubblico. Ha una squadra di livello con sé, perché capisce che governare Roma non è una passeggiata: questa è Roma, non un talent show dove chi vuole esibirsi ci prova e al massimo viene eliminato. Roma ha bisogno di persone con esperienza amministrativa e specchiata onestà: non vedo in campo nessuno meglio di Giachetti».

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Farà un’iniziativa pubblica al suo fianco?
«Sicuramente. E lo farò prima del primo turno: forse il 2 giugno, di certo nell’ultima settimana».
Le opposizioni sostengono che il governo intende dare una mano a Roma solo se vince Giachetti. Questo sospetto non rischia, anziché avvantaggiare il suo candidato, di indebolirlo?
«Noi lavoriamo con tutti. Con tutte le istituzioni, come abbiamo fatto con la Regione Lazio qualche giorno fa grazie al prezioso lavoro del presidente Nicola Zingaretti e del sottosegretario Claudio De Vincenti. Poi dipende anche dagli altri. Luigi De Magistris a Napoli rifiuta la collaborazione con il Governo e fa sfilare gli assessori nei cortei in cui si assaltano i poliziotti mentre altri sindaci, non del Pd, dialogano a livello istituzionale con la Regione e con lo Stato centrale come ha fatto Pizzarotti a Parma. Spero non lo abbiano espulso per quello. Noi collaboriamo con tutti quelli che rispettano le istituzioni, qualsiasi colore politico rappresentino».
Ma se dovesse vincere un candidato che si è già espresso contro le Olimpiadi 2024, ha già pensato a come fareste a collaborare su una sfida così complicata?
«Essere contro le Olimpiadi 2024 significa essere contro la più grande opportunità che ha Roma oggi. Il sindaco che sarà eletto dovrà fare l’interesse dei romani, non di qualche società privata milanese. E se fai l’interesse dei romani, speri di vincere la candidatura olimpionica».

I sondaggi delle elezioni amministrative

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