«La neonata trovata morta a Roccapiemonte buttata dalla finestra»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-09-04

Massimo Tufano e Margherita Galasso sono i genitori della neonata morta trovata in un aiuola a Roccapiemonte. L’uomo di 47 anni e la donna di 41 anni si trovano in stato di fermo con l’accusa di omicidio. E gli inquirenti avanzano l’ipotesi che la bambina sia stata gettata dalla finestra della casa della coppia

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Massimo Tufano e Margherita Galasso sono i genitori della neonata morta trovata in un aiuola a Roccapiemonte. L’uomo di 47 anni e la donna di 41 anni si trovano in stato di fermo con l’accusa di omicidio. La partoriente è ricoverata all’ospedale Umberto I di Nocera per una forte emorragia. E gli inquirenti avanzano l’ipotesi che la bambina sia stata gettata dalla finestra della casa della coppia.

«La neonata trovata morta a Roccapiemonte buttata dalla finestra»

In casa quella sera c’era anche un altro figlio della coppia, di 17 anni. È stato interrogato, per lui pende l’accusa di concorso in omicidio. Ma, secondo quanto racconta invece il padre Massimo Tufano, lui non sapeva che la moglie fosse incinta:

«Non sapevo fosse incinta». Sono le uniche parole che Massimo Tufano, 47 anni, padre della neonata trovata senza vita mercoledì sera in un’aiuola del condominio residenziale dove viveva con la moglie Margherita Galasso e un altro figlio 17enne, ha detto agli inquirenti che ieri mattina lo hanno interrogato presso il carcere di Fuorni dove è stato rinchiuso nelle nottata tra mercoledì e giovedì con l’accusa di concorso in omicidio. È invece piantonata dai carabinieri presso l’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore, dove è ricoverata nel reparto di Ginecologia, la partoriente di 41 anni che i carabinieri di Roccapiemonte hanno trovato a casa con una forte emorragia. Anche per lei è scattato, la scorsa notte, il fermo di indiziato di delitto. Neanche i vicini di casa erano a conoscenza dello stato di gravidanza della donna.

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Il sospetto degli inquirenti è che la neonata sia stata lanciata dalla finestra. Il Mattino ricostruisce gli elementi a sostegno dell’ipotesi degli inquirenti. Un ramo spezzato e del sangue su una siepe e nell’abitazione di Massimo Tufano e Margherita Galasso. Tutto dovrà essere confermato dall’autopsia sul corpo della bambina:

E su quel corpicino gli inquirenti hanno anche trovato ancora attaccato il cordone ombelicale. Il «serio sospetto» degli inquirenti è che la piccola sia stata lanciata da una finestra dell’appartamento dei due coniugi al secondo piano della palazzina. Una ipotesi che, se sarà confermata dall’autopsia, sarebbe agghiacciante. L’incarico per l’esame autoptico verrà conferito nella mattinata di oggi e servirà a chiarire alcuni aspetti tecnici. Soprattutto a capire se la piccola sia nata allo scadere dei nove mesi o con qualche settimana di anticipo. Quindi a portare alla luce le cause del decesso. A spingere gli investigatori a fare sempre più propria la tesi che la bimba era viva quando nata e lanciata dal balcone, ci sarebbero una serie di elementi accertati dai carabinieri della Scientifica. Vicino al corpicino, vi era un ramo spezzato, che lascerebbe pensare ad un’azione violenta commessa sulla neonata. Così come le tracce di sangue rinvenute sulla siepe stessa e poi anche all’interno dell’appartamento. Bisogna anche capire se la ferita ritrovata sul cranio della neonata sia stata causata dalla caduta o se sia legata al parto.

Il corpicino della neonata era stato trovato intorno alle 19 di due giorni fa: è stato notato in un’aiuola di via Roma da un passante che ha dato l’allarme. I carabinieri della locale stazione e i colleghi della compagnia di Mercato San Severino sono intervenuti insieme alla polizia municipale. Gli investigatori hanno rinvenuto una ferita alla testa sul cadavere della bambina. La salma, dopo l’esame esterno effettuato dal medico legale, è stata trasferita all’obitorio dell’ospedale di Nocera Inferiore dove sarà sottoposta ad autopsia. La neonata, al momento del ritrovamento, aveva ancora il cordone ombelicale attaccato. Il Corriere della Sera riporta la ricostruzione di fonti politiche di Forza Italia che spiegano che nel bel mezzo della notte, con in mano il risultato della Tac di Silvio Berlusconi appena arrivato dal laboratorio, il dottor Alberto Zangrillo si sia imputato con l’ex presidente del Consiglio perché rimanesse al San Raffaele e non se ne tornasse a casa. Nessuna situazione di rischio, ovviamente, visto che le tracce della polmonite bilaterale – e soprattutto il suo stato precoce – non impongono (anzi) un ricovero in terapia intensiva.

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