Massimo Carminati: «Io, vecchio fascista degli anni Settanta»

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-03-29

L’orgoglio di essere quello che è. Il disprezzo per Alemanno e per quelli del “mondo di sopra”. L’odio per i servizi segreti. I soprannomi come Nero e Samurai per vendere libri e giornali. L’autodifesa del terrorista nero al processo di Mafia Capitale

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“Io sono un vecchio fascista degli anni settanta e sono contentissimo di quello che sono”: Massimo Carminati dall’aula bunker di Rebibbia ha esordito così nell’udienza del processo Mafia Capitale che lo vede imputato insieme a Salvatore Buzzi ed altri. Con il consueto atteggiamento tranquillo e serafico, Carminati ha ripercorso le fasi dell’inchiesta che l’ha portato per l’ennesima volta in carcere, e parlando delle presunte spiate che lo avevano portato a sapere dell’indagine su di lui.

Massimo Carminati: “Io, un vecchio fascista degli anni Settanta»

“Non avevo alcun motivo per nascondermi, stavo finendo l’affidamento, ero proprio sereno. Io ho sempre vissuto sotto il controllo delle forze dell’ordine – ha detto – so di che parlo. E poi anche se ho un occhio solo ci vedo bene”, ha aggiunto, riferendosi alle indiscrezioni di stampa che l’avevano messo sul chi vive all’epoca e smentendo di aver saputo qualcosa da suoi presunti amici nei servizi segreti: “Io mi offendo veramente quando mi dicono che sono dei servizi segreti. Ma quali servizi”, ha dichiarato rispondendo ad una domanda del suo difensore Ippolita Naso, sottolineando che lo stesso ministro dell’Interno Marco Minniti, quando era sottosegretario con delega agli 007 , ha smentito la circostanza. “M’ha difeso Minniti, non so cosa dire di più e non mi interessa proprio”. “Io sono il pregiudicato Massimo Carminati – ha aggiunto – accusato di tutte le nefandezze di questo mondo”.

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Massimo Carminati: foto di Fabrizio Feo su FB

L’ex estremista di destra parla in video conferenza dal carcere di Parma, dove è detenuto in regime di 41-bis, e risponde su tutti i capi d’accusa. “Io sono stato onorato di conoscere Salvatore Buzzi, è una persona superiore a tutti gli imprenditori romani”, ha detto. “I rapporti con Salvatore (Buzzi, ndr) iniziano esattamente quando ha detto lui, al termine del mio affidamento, metà settembre del 2011. Nella seconda metà di settembre me lo presenta un mio caro amico, Riccardo Mancini. Io avevo chiesto lavoro a Riccardo – ha spiegato Carminati -, lui mi disse ‘adesso hai l’affidamento, dopo l’affidamento vediamo se si può fare qualche cosa’. È lui che mi mette in contatto con Salvatore”.
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L’infografica de L’Espresso sui quattro re di Roma

Il mondo di sotto più onesto di quello di sopra

Poi si è vantato della sua fama criminale: “Io sono l’articolo 7 di questo processo. Se non ci fossi stato io questo processo sarebbe stato ridicolo. Siccome c’è Carminati è una cosa seria. Fanno tutti finta di non saperlo ma è così”. E Carminati ha parlato dell’ex sindaco di Roma, mostrando di disprezzarlo: “Non ho mai conosciuto Alemanno, né dentro né fuori dal carcere, né il suo braccio destro Lucarelli, dei quali non ho nessuna stima. A quei tempi gente come Alemanno non la mettevamo con fascisti come noi. Alemanno aveva scelto una strada istituzionale. Sarebbero successe scaramucce, litigate, niente di grave per noi”. Ed è tornato sulla famosa intercettazione in cui parlava del “mondo di sopra” e del “mondo di sotto”: “Io vengo da un mondo diverso. Il ‘mondo di sotto’ è più serio e onesto. Quelli ‘di sopra’ sono tutti dei ‘sola’ e dei truffatori”.

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Le foto segnaletiche degli esponenti della Banda della Magliana

Ricostruendo la vicenda dei mancati pagamenti per i lavori al campo nomadi, Carminati sostiene di essere stato truffato dal Comune: “Sono dei truffatori, hanno fatto fare un lavoro sapendo bene che non avrebbero pagato. Questo è il mio pensiero nei confronti di Alemanno e del Comune. La prova che non conosco Alemanno e Antonio Lucarelli (all’epoca capo della segreteria di Alemanno in Campidoglio, ndr) è proprio questa: se li avessi conosciuti gli sarei andato a buttare giù la porta di casa. Io vengo dal mondo di sotto, se fai una cosa nel mondo di sotto si paga, questi del mondo di sopra sono tutti dei ‘sòla’. Il mondo di sotto è un mondo semplice, molto più serio”, ha aggiunto.

Un re di Roma senza trono

E ancora: “Veramente possiamo pensare che so io il re di Roma, ma stiamo a scherza’?”, ha detto Carminati. “Ha ragione Buzzi quando dice che ‘la percezione di Massimo (Carminati, n.d.r.) in un certo tipo di ambiente non è quella che avete voi'”. Per Carminati “è solo una strategia per vendere libri o giornali ma non rompete i coglioni con questa storia del Nero, del Samurai. Mi ci prendevano tutti per il culo, chi mi conosceva sa come sono”. Il riferimento, evidente, è al libro Romanzo Criminale e agli articoli e ai libri su Mafia Capitale.

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Massimo Carminati

Infine, Carminati si è autoelogiato per la sua bravura nella gestione dei proventi e ha spiegato di essersi fatto pagare in nero perché è stato condannato alla restituzione dei proventi del furto alla Banca di Roma: “Sono un grande commerciante, sono molto bravo con i soldi, molto più di quello che si pensa. L’unica illegalità è che dovevo nascondere i soldi perché ho la parte civile che vuole 20 miliardi per il furto al caveau e dunque dovevo nascondere i miei proventi, anche quelli legali. Non dico che non siano giuste le loro richieste ma i soldi non mi basterebbero manco se vincessi al Superenalotto. Se avessi potuto, mi sarei messo in regola, ma non è così – ha concluso – Io non potevo fare impresa ufficialmente”. Mannaggia ai lacci e lacciuoli che frenano la libera impresa!
Foto copertina da: Corriere dello Sport

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