Massimo Carminati: la caduta dell'ultimo re di Roma

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2014-12-02

Oggi in galera per associazione mafiosa insieme ad altri 27. Un tempo padrone della Capitale e sodale dei NAR oltre che compagno di scuola di Fioravanti. Storia minima di un criminale di razza

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Massimo Carminati è stato arrestato oggi per associazione mafiosa per ordine della procura di Roma. Carminati si trovava nella villa a Sacrofano di Marco Iannilli, il commercialista condannato per il caso Fastweb-Telekom Sparkle. Ne dà notizia il Fatto Quotidiano. Perquisita anche la casa di Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, oltre che il Comune e la Regione. L’ex sindaco di Roma risulta indagato.


In totale sono ventotto le persone arrestate nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Roma su un’organizzazione di stampo mafioso, 37 gli indagati. Il gruppo avrebbe “diffuse infiltrazioni nel tessuto imprenditoriale, politico ed istituzionale”. Documentato, secondo gli investigatori, un ramificato sistema corruttivo finalizzato ad ottenere l’assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici dal comune di roma e dalle aziende municipalizzate, con interessi anche nella gestione dei centri di accoglienza degli immigrati”. In parallelo la Guardia di finanza sta eseguendo un decreto di sequestro di beni riconducibili agli indagati, emesso dal tribunale di Roma, per un valore di oltre 200 milioni di euro.
 
CHI È MASSIMO CARMINATI
Oltre a essere l’ispiratore del personaggio del Nero in Romanzo Criminale, Massimo Carminati, nato a Milano nel 1956 e trasferitosi giovanissimo a Roma, è una delle figure principali dell’eversione nera a Roma, oltre che un criminale collegato alla Banda della Magliana condannato a dieci anni nel processo del 1991 che ha chiuso apparentemente i conti con l’organizzazione criminale che ha guidato lo smercio di eroina e il racket del gioco d’azzardo nella Capitale. Carminati è sempre stato considerato dai magistrati l’anello di congiunzione tra la mala romana e l’eversione di estrema destra. Amico e compagno di scuola di Valerio Giusva Fioravanti, entra nelle azioni dei Nuclei Armati Rivoluzionari grazie alle sue capacità nel maneggio di ordigni esplosivi. Nel 1979, secondo Fioravanti, Carminati partecipa alla rapina alla Chase Manhattan Bank all’Eur. In quella circostanza il provento della rapina, tra cui i traveller’s cheques che erano difficili da smerciare, vennero riciclati da Franco Giuseppucci, primo storico boss della Banda conosciuto come Franchino er Negro. L’operazione gli costò la galera nel 1980. Carminati ebbe anche un ruolo nell’affare di Paolo Aleandri: al giovane neofascista Giuseppucci affidò la famosa borsa delle armi della Banda, che lui fece sparire e per questo fu oggetto di sequestro e sevizie da parte dei membri della Banda, prima che i NAR riuscissero a farlo liberale rimpiazzando le armi che erano scomparse, secondo il racconto di Aleandri, durante un inseguimento con i carabinieri che li aveva costretti a gettarle da un cavalcavia.
 
I PROCESSI AL RE DI ROMA
Carminati fu implicato e assolto in diversi processi collegati all’eversione nera e alla Banda. Fu processato e assolto per l’omicidio del giornalista Mino Pecorelli e per il depistaggio relativo alla strage di Bologna, così come per l’omcidio di Fausto e Iaio. Venne invece condannato a dieci anni di galera nel processo seguito al pentimento di Maurizio Abbatino, che chiuse la stagione dei “vecchi” della Banda della Magliana a Roma. Dopo aver pagato il suo debito con la giustizia, secondo i suoi avvocati Carminati gestisce il negozio di abbigliamento “Blue Marlin”, che fa capo alla “Amc Industry srl” di cui è amministratore unico Alessia Marini, moglie dell’indagato: Carminati non compare come socio. La “Amc industry” dal primo gennaio 2011 ha preso in affitto una villa a Sacrofano, alle porte di Roma, su una collinetta che domina tutta la zona. Ovvero, proprio quella in cui Carminati è stato arrestato oggi. L’Espresso si è occupato a lungo del “quarto re di Roma”:

Il business principale è la cocaina: viene spacciata in quantità tripla rispetto a Milano, un affare da decine di milioni di euro al mese, un’invasione di droga che circola in periferia, nei condomini della Roma bene e nei palazzi del potere, garantendo ricchezza e ricatti. I quattro capi non si sporcano le mani con il traffico, si limitano a regolamentarlo e autorizzare la vendita nei loro territori, ottenendo una percentuale dei proventi. Cifre colossali, perché ogni carico che entra sulla piazza romana rende fino a quattrocento volte il prezzo pagato dagli importatori che lo fanno arrivare dalla Colombia, dal Venezuela o dai Balcani: il fatturato è di centinaia di milioni di euro.

Carminati viene descritto come il dominus della zona più redditizia, il centro e i quartieri bene della Roma Nord:

Dicono che la sua forza starebbe soprattutto nella capacità di risolvere problemi: si rivolgono a lui imprenditori e commercianti in cerca di protezione, che devono recuperare crediti o che hanno bisogno di trovare denaro cash. Non ha amici, solo camerati. E chi trent’anni fa ha condiviso la militanza nell’estremismo neofascista sa di non potergli dire di no. Per questo la sua influenza si è moltiplicata dopo l’arrivo al Campidoglio di Gianni Alemanno, che ha insediato nelle municipalizzate come manager o consulenti molti ex di quella stagione di piombo. Le sue relazioni possono arrivare ovunque. A Gennaro Mokbel, che gestiva i fondi neri per colossi come Telecom e Fastweb. E a Lorenzo Cola, il superconsulente di Finmeccanica che ha trattato accordi da miliardi di euro ed era in contatto con agenti segreti di tutti i continenti: un’altra figura che – come dimostrano le foto esclusive de “l’Espresso” – continua a muoversi liberamente tra Milano e la capitale nonostante sentenze e arresti.

 
 

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