Attualità
Mario Oliverio: l’indagine sul governatore della Calabria
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-12-17
Il governatore ha l’obbligo di dimora. Era stato chiesto l’arresto, rifiutato dal GIP
Il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, è tra gli indagati dell’operazione della Direzione distrettuale di Catanzaro, coordinata dal procuratore Nicola Gratteri, in materia di appalti pubblici, falso, corruzione e frode in pubbliche forniture nella provincia di Cosenza. Al governatore Oliverio è stato notificato un provvedimento cautelare di obbligo di dimora nel Comune di residenza, San Giovanni in Fiore (CS).
Mario Oliviero: l’indagine sul governatore della Calabria
L’inchiesta sugli appalti pubblici coordinata dalla Dda di Catanzaro riguarda, secondo quanto si è appreso, due appalti, uno sul Tirreno Cosentino, ed uno riguardante un impianto sciistico in Sila. Nei confronti di alcuni indagati viene ipotizzata anche l’aggravante dell’articolo 7 per avere agevolato la cosca di ‘ndrangheta Muto di Cetraro. Complessivamente le misure emesse dal gip distrettuale su richiesta della Procura distrettuale antimafia catanzarese al termine delle indagini condotte dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria diretto dal colonnello Michele Merulli, sono 16, due delle quali riguardano l’ex sindaco di Pedace Marco Oliverio (obbligo di dimora) e l’imprenditore Giorgio Barbieri, già arrestato nel febbraio dello scorso anno nell’ambito di un’altra inchiesta perché accusato di essere intraneo alla cosca Muto.
La Dda di Catanzaro aveva chiesto gli arresti domiciliari per il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio (Pd). Richiesta non accolta dal gip Pietro Carè che invece ha disposto l’obbligo di dimora nel comune di residenza – San Giovanni in Fiore (Cosenza) – per il Governatore con l’accusa di abuso d’ufficio. Il particolare è emerso nel corso della conferenza stampa tenuta dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, e dai comandanti regionale e provinciale di Cosenza della Guardia di finanza.
L’inchiesta Lande Desolate
Dall’inchiesta denominata “Lande desolate”, condotta dai finanzieri del Comando provinciale di Cosenza, è emerso un “completo asservimento di pubblici ufficiali, anche titolari di importanti e strategici uffici presso la Regione Calabria, alle esigenze del privato imprenditore attraverso una consapevole e reiterata falsificazione dei vari stati di avanzamento lavori o l’attestazione nei documenti ufficiali di lavori non eseguiti al fine di far ottenere all’imprenditore l’erogazione di ulteriori finanziamenti comunitari altrimenti non spettanti”.
Dalle indagini, secondo quanto riferito dalla Guardia di finanza, sarebbe emersa la “spregiudicatezza che caratterizzava l’agire dell’imprenditore spinta al punto di porre in essere condotte corruttive nei confronti di pubblici funzionari, finalizzate al compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio consistenti in una compiacente attività di controllo sui lavori in corso, nell’agevolare il pagamento di somme non spettanti ovvero nel riconoscimento di opere complementari prive dei requisiti previsti dal codice degli appalti oltre al mancato utilizzo di capitali propri dell’impresa appaltatrice in totale spregio degli obblighi previsti dai bandi di gara”.