Attualità
Mario Di Maio: l’amarezza per la sala vuota
neXtQuotidiano 26/04/2018
“Che amarezza. Con me i 5Stelle hanno fatto una figuraccia”
Mario Di Maio, il partigiano che ha recitato nei giorni scorsi una poesia sulla Resistenza in una sala vuota perché al convegno organizzato dal Municipio XI non si è presentato nessuno dei 200 invitati, racconta cosa ha provato vedendo la sala vuota:
Ieri a Roma era con 15mial persone che hanno sfilato al corteo dell’Anpi, ma lunedì si è trovato davanti a una platea di 200 posti completamente vuoti. Cosa ha provato?
«Tanta amarezza. Mi impegno ogni giorno per diffondere la mia storia e per ricordare che schifo sia il fascismo. Il municipio si è scusato, è vero. Ma è stata un’occasione sprecata: ho aspettato per un’ora e mezza che venisse qualcuno, ma sono rimasto solo. Una delusione».Ha comunque letto la sua poesia sul 19 luglio del 1943, quando il bombardamento su Roma da parte degli americani devastò il suo quartiere, San Lorenzo: perché l’ha fatto, nonostante non ci fosse nessuno ad ascoltarla?
«Quelle scene le ho vissute, ho visto chi cercava il figlio o il padre sotto alle macerie, chi in un attimo ha perso tutto, la famiglia o il negozio. Ho letto la poesia per onorare quelle parole».
Quant’è importante l’educazione scolastica per combattere il fascismo oggi?
«L’educazione all’antifascismo è fon-da-men-ta-le. Al corteo molti studenti delle superiori mi hanno invitato ad andare a parlare della mia storia: non solo dei miei genitori, che hanno venduto tutto pur di dar da mangiare a me e ai miei 9 fratelli e sorelle, ma anche di quando sono andato alla caserma dei carabinieri a Santa Croce in Gerusalemme, occupata dai tedeschi, con armi e munizioni nella cella frigorifera di un carretto dei gelati. O di quando ho portato da mangiare ai nostri soldati in Abruzzo, da cui sono tornato a piedi perché a ogni stazione c’erano i tedeschi. Certo che però… se incontrassi un fascista gli darei un cazzotto».