Mario Di Maio: il partigiano che recita una poesia sulla Resistenza in una sala vuota

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-04-25

Dove è accaduta la storia del partigiano che ha recitato una poesia in una sala vuota? Al XI Municipio di Roma

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Ieri Repubblica Roma e oggi il Corriere della Sera hanno raccontato la vicenda di Mario Di Maio, il partigiano di 92 anni che ha recitato una poesia sulla Resistenza davanti a una sala vuota:

Di Maio 92 alza lo sguardo verso le sedie e si accorge che sono vuote. Temendo che l’età gli abbia giocato un brutto scherzo, mette meglio a fuoco il panorama. In effetti due sembrerebbero occupate: dall’assessora e dalla sua segretaria. Ma le rimanenti centonovantotto languiscono di solitudine. Qualcuno si deve essere dimenticato di avvertire gli interessati, qualcun altro di controllare che fossero stati avvertiti, qualcun altro ancora di verificare che i controllori avessero controllato.

L’esito di questo sforzo titanico di approssimazione è il deserto di poltroncine che si staglia a perdita d’occhio davanti al partigiano. Ma gli uomini del suo tempo sono stati forgiati in un materiale speciale. Di Maio prende posizione al centro del palco e, come se nulla fosse, declama alle sedie vuote una poesia sul bombardamento di San Lorenzo: «Sonano le sirene, che dolore/ Ognuno s’arifugia in un portone/ Tra qualche istante senti già sparare/ e qualche bomba cade a precisione»… Poi saluta il nulla e se ne va, non prima di averci indicato il nuovo nemico a cui opporre Resistenza. La sciatteria.

In sala dovevano esserci duecento studenti e pensionati della zona, ma probabilmente qualcosa è andato storto. Dove è successo tutto questo? Al Municipio XI il 23 aprile, e lo ha raccontato l’ex minisindaco Maurizio Veloccia su Facebook:

mario di maio partigiano sala vuota

La sala si trovava in via Mazzacurati al Corviale. Le uniche due persone che ha potuto guardare negli occhi sono state l’assessora alla Cultura e alla scuola del Municipio XI, Maria Rosaria Porfido, e la segretaria. E questa è la poesia che ha recitato:

«Sonano le sirene, che dolore / Ognuno s’arifugia in un portone / Tra qualche istante senti già sparare / E qualche bomba cade a precisione / Dopo tre ore di bombardamento da quegli infami degli americani / Uscimo tutti quanti dalle tane e verso casa corremo a guardà / Dio, che macello / Quando arrivo a San Lorenzo bello / Non c’era più un palazzo pe guardallo / Tra le rovine tutta la gente grida / Chi cerca il padre e il figlio / Chi cerca la famiglia».

Come ha raccontato Repubblica Roma, i dissensi per il fallimento dell’iniziativa sono arrivati anche dalla stessa maggioranza, con due consiglieri 5s — Gianluca Martone e Susanna Lombardi — che hanno aderito all’Anpi locale. «Voglio dare il mio contributo a difesa della Costituzione, della Memoria — dice il primo — Quel che è accaduto è molto grave, perché con tutte le critiche che le si possono fare, la democrazia non va mai data per scontata».

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