Mario Cattaneo: perché l'oste di Casaletto Lodigiano è indagato per omicidio volontario

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-03-11

Ieri mattina si parlava di ferite che l’oste aveva sul corpo e che avrebbero giustificato il colpo per legittima difesa. In serata è emerso che l’uomo ucciso è stato colpito da distanza ravvicinata alla schiena

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Mario Cattaneo, titolare dell’Osteria dei amis di Casaletto Lodigiano, è indagato per omicidio volontario. Il 67enne di Gugnano ha sparato a un ladro che con tre complici alle 4 di mattina era entrato nel suo esercizio commerciale. Ieri mattina, quando i fatti non erano ancora stati chiariti, si parlava di ferite che l’oste aveva sul corpo e che avrebbero giustificato il colpo per legittima difesa. In serata è emerso che l’uomo ucciso è stato colpito da distanza ravvicinata alla schiena.

Mario Cattaneo: perché l’oste di Casaletto Lodigiano è indagato per omicidio volontario

Secondo quanto raccontato dall’oste, lui e il figlio sono stati svegliati poco prima della 4 dai rumori provenienti dalla loro «Osteria dei Amis». I loro appartamenti si trovano infatti ai piani superiori. Così, quando i due hanno sentito il fragore del vetro della finestra che si rompeva, sono scesi. C’è stata una colluttazione che ancora gli inquirenti stanno cercando di chiarire. Secondo quanto lo stesso Cattaneo ha riferito nell’interrogatorio, uno dei malviventi gli avrebbe preso il fucile: «Non volevo uccidere. Volevo semplicemente spaventarli, mandarli via, allontanarli. Ma uno di loro ha afferrato la canna del fucile cercando di strapparmelo. Poi è partito un colpo». Scrive Alessandro Fulloni sul Corriere della Sera:

I malviventi avevano già infilato le sigarette — l’obiettivo del raid: i pacchetti erano stati consegnati la sera dal distributore — dentro una sacca abbandonata nel cortile della cascina ristrutturata. «Per proteggersi la fuga, hanno bloccato in qualche modo i chiavistelli dell’uscio — ha raccontato il cuoco — ammucchiando all’esterno seggiole e scaffali recuperati nel cortile per impedire che io potessi aprirlo». Cattaneo a questo punto ha aperto i catenacci strattonandoli e procurandosi i tagli alle mani medicati in ospedale.
Ma quando ha aperto la porta si è trovato davanti quell’improvvisata barriera di mobili accatastati l’uno sull’altro. «Così ho spostato un tavolo avvicinandolo allo stipite, vi sono salito e ho infilato la canna del fucile nell’abbaino. Però dall’altra parte qualcuno l’ha afferrata, ha cercato di strapparmi la doppietta. Ed è partito un colpo». La «rosa» ha raggiunto uno dei malviventi. «Stranieri dell’Est», secondo il sciur Mario. I pallini non avrebbero centrato alcun organo vitale provocando però un’emorragia che ha stroncato l’uomo — «sui trent’anni, muscoloso», così lo descrivono gli inquirenti — dopo una fuga nei campi adiacenti l’abitato.

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Per questo quindi Mario Cattaneo è indagato per omicidio volontario, ma l’ipotesi più grave è stata formulata “a sua garanzia”, secondo quanto ha spiegato il Procuratore di Lodi, Domenico Chiaro. “Abbiamo ritenuto di sentirlo con le più ampie garanzie e quindi con un legale, allo stato la situazione impone doverosamente che si parta dall’ipotesi più ampia”. Insomma, non si esclude che il caso possa essere derubricato a eccesso di legittima difesa oppure a legittima difesa senza neppure arrivare a un processo. L’imprenditore è stato interrogato e ha affermato che il colpo di fucile che ha ucciso il ladro è partito accidentalmente durante la colluttazione con i ladri, uno dei quali ha urtato l’arma.

Mario Cattaneo e la legittima difesa

Secondo Il Fatto Quotidiano, che ne parla in un articolo a firma di Davide Milosa, la ricostruzione del vicino è completamente diversa da quella di Cattaneo: «IL VICINO di Casa di Cattaneo ha spiegato di aver sentito ilrumore della saracinesca. Quindi si è affacciato e ha visto Cattaneo, la moglie, il figlio e la nuora che urlavano. In particolare la moglie avrebbe urlato: “Metti giù quel fucile”. Cattaneo, però, ha premuto il grilletto». La rosa di pallini, probabilmente non ha colpito organi che determinano immediatamente la morte se il ladro, forse anche trascinato dai complici, ha potuto scavalcare due recinzioni prima di accasciarsi in una viuzza, distante un centinaio di metri, che porta al cimitero del paese.
Quando i carabinieri della vicina provincia di Pavia hanno trovato il corpo, l’uomo non aveva documenti, probabilmente presi dai complici per rendere difficoltosa l’identificazione che non è ancora stata possibile perché le impronte non risultato registrate nel sistema Afis delle forze dell’ordine. È un uomo di circa trent’anni e dalla corporatura atletica. Accanto al cadavere un sacchetto con dei pacchetti di sigarette, magro bottino di un colpo che gli è costato la vita.
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L’autopsia, che sarà eseguita lunedì, fornirà ulteriori elementi per chiarire una vicenda in cui, allo stato, non appaiono evidenti le condizioni dell’articolo 52 del Codice penale, quello che prevede l’esimente della legittima difesa che “non prevede la possibilità che si spari comunque e a chiunque” ma che le armi siano usate in casa o in ambienti simili, ha precisato il procuratore di Lodi. In caserma, nel pomeriggio, è stato convocato anche un vicino di casa dei Cattaneo: ha confermato che, dopo aver sentito il trambusto, e affacciatosi alla finestra, ha chiesto al ristoratore se l’aveva preso, intendendo il ladro. “L’ho preso“, si è sentito rispondere due volte. La moglie, stando al suo racconto, avrebbe detto al marito: “Lascia quel fucile” e il figlio. “Perché l’hai caricato?”.

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