Per Adinolfi la Corte costituzionale sul doppio cognome “è come i Maneskin”

di Massimiliano Cassano

Pubblicato il 2022-04-29

Il leader del Popolo della Famiglia paragona la Corte costituzionale presieduta da Giuliano Amato ai Maneskin per la decisione sul cognome paterno ai figli: “Sentenza a seconda dell’aria che tira”

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“Il doppio cognome non è una questione su cui fare la guerra ideologica, io non ho una preclusione in assoluto: mi chiedo solo che priorità abbia la nostra sinistra, che esalta sempre battaglie che trovo marginali”: in un’intervista a Notizie.com Mario Adinolfi commenta la decisione della Corte costituzionale di eliminare l’automatismo che prevede l’attribuzione automatica del cognome paterno ai figli. “Pensano sia stato abbattuto il patriarcato – aggiunge il leader del Popolo della Famiglia – perché c’è il doppio cognome: segnalo sommessamente ai soloni della sinistra italiana che questa realtà esiste nei paesi di lingua ispanica da tempo immemore e non mi sembrano modelli di abbattimento del patriarcato”.

Per Adinolfi critica la Corte costituzionale sul doppio cognome

Nonostante non si tratti di battaglie ideologiche bensì di una decisione sulla legittimità costituzionale di un articolo del codice civile, Adinolfi continua a costruire nemici contro i quali scagliarsi per rafforzare le sue idee. “Come al solito – continua nell’intervista – ci si appassiona a battaglie che sono completamente e drasticamente marginali per gli interesse del popoli italiano, soprattutto quando la nostra nave sta affondando in una tempesta terribile, a me questi sembrano pannicelli da orchestrina del Titanic”. Inutile ricordare che la decisione della Consulta non ha sottratto tempo né energie ad alcuna battaglia politica ma ha soltanto posto rimedio ad una norma ritenuta “discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio”.

Il paragone con i Maneskin: “Funziona a seconda dell’aria che tira”

Sulla vicenda Adinolfi è arrivato a paragonare la Corte presieduta da Giuliano Amato ai Maneskin: “È un territorio dove purtroppo conta il vento che tira: si è pensato di fare una grande innovazione giuridica, come accaduto sulla questione del suicidio assistito. Si decide di fare sentenza secondo la tendenza: errore pesantissimo. Si cerca di compiacere un’opinione attraverso decisioni che hanno poca sostanza. Come i Maneskin che sono gender fluid e sventolano la bandiera dell’Ucraina: la Corte Costituzionale funziona un po’ così, secondo l’aria che tira”. Il ragionamento però non torna: se la Corte avesse deciso politicamente non avrebbe bocciato i referendum eutanasia e cannabis. In quell’occasione Adinolfi ne riconosceva l’operato, adesso che la decisione non incontra il suo gusto la sminuisce.

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