Quando Marco Travaglio raccontava gli incontri di Di Maio con Marra

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-02-08

Di Maio nega di aver mai convinto Marra a restare in Campidoglio. Ma la circostanza viene confermata da un articolo del Fatto Quotidiano. E il video in cui parlava anche dell’ex capo di gabinetto? Più divertente è notare come ha cercato di giustificarlo…

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«Il sottoscritto non ha mai convinto Raffaele Marra a rimanere in Campidoglio»: ieri così Luigi Di Maio smentiva Repubblica e Corriere della Sera che raccontavano di come l’ex capo di gabinetto della sindaca avesse deciso di lasciare il Campidoglio ma fosse stato trattenuto proprio dal vicepresidente della Camera. Ma quanto può valere una smentita se a raccontare la circostanza fu Marco Travaglio, non smentito dal MoVimento 5 Stelle?

Quando Marco Travaglio raccontò degli incontri di Di Maio con Marra

“Sono costretto a smentire per l’ennesima volta di aver avuto il ruolo che quest’oggi, mi attribuiscono i due quotidiani la Repubblica e il Corriere della Sera. Il sottoscritto non ha mai convinto Raffaele Marra a rimanere in Campidoglio, questa è una fantasia. Così come è fantasioso sostenere che io abbia voluto tenere in piedi il rapporto fra la sindaca di Roma e il duo Marra-Romeo. Tutte illazioni diffamatorie che non trovano riscontro nei fatti. Siamo davanti ad un vero e proprio attacco al MoVimento 5 Stelle: vogliono delegittimarci, ma non ci riusciranno. Cambieremo Roma, cambieremo il Paese”, ha detto ieri Di Maio in una nota che smentiva le ricostruzioni di Carlo Bonini e Fiorenza Sarzanini. E oggi i due giornali rilanciano citando due particolari interessanti: per cominciare il fatto che Marra abbia dichiarato che di fronte all’altolà del minidirettorio romano sulla sua designazione a vicecapo di gabinetto «avevo deciso di andare via e mi consultai con Luigi Di Maio». E soprattutto un articolo del 9 settembre 2016 sul Fatto Quotidiano a firma di Marco Travaglio e Valeria Pacelli:

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L’articolo del Fatto Quotidiano sull’incontro tra Luigi Di Maio e Raffaele Marra

6 luglio. Marra chiede di parlare con Luigi Di Maio, che lo riceve nel suo ufficio alla Camera. L’ex finanziere gli porta il solito valigione di documenti contutte le sue denunce e per un’ora e mezza gli illustra la sua esperienza nell’amministrazione regionale e capitolina. “Se non l’avrò convinta – aggiunge – ho qui pronta la lettera di dimissioni”. Poi mostra anche a Raggi e Frongia una dichiarazione della Procura secondo cui non ha procedimenti penali in corso, diversamente da altri 7 dirigenti comunali (indagati o imputati, eppure ai loro posti senz’alcuna polemica). Ma i bombardamenti contro di lui continuano, dal mini-direttorio e da parte del direttorio, nonché dalla grande stampa.

Siccome Marra non diede mai le dimissioni, o la ricostruzione è falsa (ma non è stata mai smentita) oppure dopo l’incontro Marra è rimasto in Campidoglio perché qualcuno ha convinto qualcun altro. «Dunque, il vicepresidente della Camera, il 6 luglio 2016, blocca le dimissioni di Marra e ne legittima il ruolo soprattutto agli occhi di quella parte del Movimento (stretta intorno alla Lombardi) che ne chiede l’allontanamento per il suo passato di “destra”», commenta Bonini.

Il video di Di Maio che parla di Marra

E poi c’è il video in cui sempre Di Maio rispondeva a una domanda su Raffaele Marra posta da una giornalista: “Condividete la scelta di un ex alemanniano come Marra?”. La risposta di Luigi Di Maio è: «Guardi, io penso soltanto una cosa: chi ha distrutto questa città non fa parte della nostra squadra. Chi in questi anni ha mostrato buona volontà ed ha competenza e storia personale all’interno della macchina amministrativa ci venga a dare una mano». Marra si trovava all’interno della macchina amministrativa e Di Maio ribadisce che da quel tipo di competenze vuole un aiuto.

Ma più interessante del video è l’intervista sul Fatto Quotidiano in cui Di Maio cercò di spiegare il senso dell’affermazione fatta nel luglio scorso, proprio dopo l’incontro con Marra:

È stato un colpo per tutti, ovvio. Quindi dovevamo dare nuovo slancio al Comune. Serviva un segnale di discontinuità ed è arrivato.
E se non fosse arrivato?
Forse non si sarebbe giunti a questa decisione. D’altronde sul piatto c’erano questioni già poste in passato da Grillo e dal M5S, come i ruoli di Marra e Romeo (Salvatore, ex capo segreteria, ndr).
Ora condannate tutti Marra, ma per mesi siete rimasti zitti. Anzi, lei a luglio lo difese come “competente”.
Non è vero.
Esiste un video (pubblicato sul sito Fanpage.it,ndr) che lo prova.
Non è così. In quella risposta su Marra dico due cose: chi ha partecipato al massacro del Campidoglio si faccia da parte, mentre chi è competente venga a darci una mano.
Perché associare a Marra questa seconda parte?
La verità è che già in quei giorni volevamo che fosse allontanato.
E perché?
Ci basavamo sulle informazioni di dominio pubblico.
Giustificavano la sua rimozione?
Le varie questioni che lo coinvolgevano ci spinsero a chiedere alla sindaca di metterlo da parte. E poi la sua permanenza stava creando divisioni nel M5S.
Ma Raggi non lo tolse.
Spettava alla sindaca decidere. Oneri e onori a lei.
Secondo il gip che ha convalidato il suo arresto, Marra godeva “dell’indubbia fiducia” della sindaca. Perché si fidava così tanto di lui?
Non lo so. Quello che posso dire è che noi siamo la prima forza politica del Paese. E quindi proveranno a infiltrarci ancora.

L’intervista è interessante per molte ragioni. In primo luogo Di Maio ammette che volevano le dimissioni di Marra in base a “informazioni di dominio pubblico“, ovvero i vari articoli di giornali che in altri momenti il M5S ha insultato e additato come disinformazione. E questo dà l’esatta dimensione dell’attendibilità delle smentite degli esponenti del M5S in generale e di quelle di Di Maio in particolare. Il vicepresidente della Camera poi ammette candidamente che senza l’arresto, Marra sarebbe ancora al suo posto e il M5S non lo avrebbe rimosso. Questo quindi ci fornisce l’esatta dimensione di quanto il M5S sia garanzia di legalità a Roma in Italia. Ovvero, niente. Poi Di Maio cerca di far passare l’idea che nel video in cui parlava di Marra (su domanda della giornalista) abbia additato lui come quello che ha distrutto la città. Anche questa è una posizione curiosa: la frase completa era «Guardi, io penso soltanto una cosa: chi ha distrutto questa città non fa parte della nostra squadra. Chi in questi anni ha mostrato buona volontà ed ha competenza e storia personale all’interno della macchina amministrativa ci venga a dare una mano». Ma Marra faceva già parte all’epoca delle dichiarazioni della squadra della Raggi. Quindi è evidente che Di Maio non si riferiva a lui, oppure Di Maio si era reso conto da anni del fatto che Marra era un distruttore di città ma non ha fatto niente né ne ha preso le distanze pubblicamente fino all’arrivo dei magistrati.

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