Quando Marco Travaglio spiegava la storia dell’inciucio M5S-PD

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-03-08

Nel 2013 il direttore del Fatto Quotidiano sosteneva che l’accordo M5S-PD era una farsa perché Bersani voleva solo i voti del MoVimento senza concedere posizioni di governo. Che è esattamente quello che vuole fare Di Maio con la sua squadra di supercompetenti “patrimonio del Paese”

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Deve essere difficile essere Marco Travaglio, prendersela tutti i santi giorni contro i giornaloni che sono schierati per questo o quel partito quando si dirige il Fatto Quotidiano. Da giorni gli editoriali di Travaglio sono interminabili elenchi di dichiarazioni fatte da altri (giornalisti e politici) contro i 5 Stelle, contro Di Maio e contro il Fatto. Quanto deve essere stato doloroso per Travaglio ammettere che il reddito di cittadinanza non si farà “perché costa troppo”? Ma c’è di meglio.

Luigi Di Maio non vuole l’inciucio

Come se tutte le critiche fatte in questi mesi e anni ai 5 Stelle avessero trovato una categorica smentita alla luce dei risultati elettorali. Davvero si può pensare che l’aver preso il 32% dei consensi significa che tutto quello che si è detto sul MoVimento 5 Stelle, sul modo di amministrare e governare la cosa pubblica di Virginia Raggi a Roma o sulla opaca gestione della democrazia diretta da parte di Casaleggio è falso? La risposta è no. Il voto non smentisce i fatti. Semmai dimostra che agli elettori i fatti interessano poco, o che quando si vota si pensa ad altro, soprattutto se si tratta di un voto “di cambiamento”. Altrimenti dopo le vittorie di Berlusconi Travaglio avrebbe dovuto ritrattare i fiumi d’inchiostro versati per criticare il leader di Forza Italia.

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Ma è cosa nota, Travaglio è una persona affatto rancorosa. Quindi questi sono i giorni della sua vittoria. Quelli in cui saltella qua e là a dire “ve l’avevo detto”. Nessuno ha vinto le elezioni ma sia il Centrodestra che il MoVimento hanno senza dubbio ottenuto risultati che consentono ad entrambi di ambire a governare. Il problema è ora trovare qualcuno disposto a governare con loro. C’è chi come Travaglio spinge affinché Di Maio e i suoi “comincino a lavorare per rendere possibile un governo alla luce del sole con chi sentono più vicino alle loro sensibilità e a quelle dei loro elettori, ma soprattutto ai bisogni dell’Italia”.

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La squadra dei ministri presentata da Luigi Di Maio il 1 marzo [via Twitter.com]
Secondo Travaglio si tratta del PD (senza Renzi). E c’è da chiedersi se davvero il PD ha la stessa sensibilità politica di chi vuole azzerare la Legge Fornero, riformare la prescrizione, introdurre la figura dell’agente provocatore sotto copertura, superare la Buona Scuola ed eliminare il Jobs Act. Secondo Travaglio evidentemente sì visto che per sua stessa ammissione azzerare la Fornero “è impossibile”.

Quando Travaglio spiegava che l’inciucio M5S-PD era una balla

Il problema è che Di Maio ha dichiarato in più occasioni che se il M5S non avesse ottenuto il 40% per governare da solo avrebbe fatto un appello pubblico alle altre forze politiche “presentando il nostro programma e la nostra squadra”. L’idea del Capo Politico del MoVimento, ribadita più volte in diverse trasmissioni televisive è che il gruppo di ministri supercompetenti (quasi un governo tecnico) non è “del M5S” ma è patrimonio del Paese. Pertanto secondo i 5 Stelle non c’è spazio per gli inciuci e i soliti nomi.

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Tradotto: chi vorrà dare l’appoggio all’esecutivo Di Maio potrà farlo, ma non deve aspettarsi in cambio poltrone o ministeri. Il 25 Febbraio a in Mezzora in più il Capo Politico ribadiva il concetto sottolineando la differenza con la Große Koalition tedesca: «La Spd ha chiesto il ministero delle Finanze, la Cdu l’Economia, lì c’è una divisione sui ruoli ministeriali, invece noi pensiamo a quello che si deve fare per le persone fuori dalle istituzioni. Non sono alleanze, non sono larghe intese, li voglio vincolare a un programma per le famiglie italiane». Non c’è spazio per alleanze e larghe intese, che come sappiamo sono solo eufemismi per evitare di usare la parola proibita: inciucio.

Ma perché l’ipotesi di un’alleanza è così scandalosa e sconvolgente? Perché oggi si parla di “dialogo” e di “collaborazione”? E soprattutto perché Travaglio oggi si auspica che “per il bene del Paese” si arrivi a fare qualcosa che cinque anni fa spiegava essere il male assoluto? Nel giugno 2013 alla festa del Fatto Quotidiano Travaglio raccontava il retroscena del famoso streaming con tra Bersani e il duo Lombardi&Crimi: «sono andati dai grillini, e sono andati con un programma già scritto, di otto punto a chiedergli qualche voto per far partire il governo monocolore PD-Vendola che aveva già i ministri fissati». Esattamente quello che vorrebbe fare Di Maio, mancano i punti del programma già scritto, ma sicuramente arriveranno non appena il M5S deciderà di uscire allo scoperto e corteggiare pubblicamente i parlamentari Dem. Travaglio spiega anche perché i 5 Stelle non hanno accettato: «e questi [il M5S NdR] che avevano fatto la campagna elettorale contro il centrodestra e contro il centrosinistra avrebbero dovuto dare a scatola chiusa il voto ad un governo dove non potevano mettere il becco né nel programma né nei ministri». Ironia della sorte, e della Storia, oggi Di Maio si trova nella stessa situazione di Bersani, e Travaglio sta facendo il tifo per l’inciucio PD-M5S.

 

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