Marcello Minenna dice che uscire dall'euro si può

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-12-20

Il dirigente della Consob dice la sua sul tema: «Tecnicamente si può uscire, ma non è una passeggiata, bisogna valutare i pro e i contro. Nel 2011, se avessimo avuto un piano B, sarebbe stato molto meno costoso di oggi»

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Jacopo Jacoboni sulla Stampa oggi pubblica un’interessantissima intervista a Marcello Minenna di Consob, ex assessore al bilancio della Giunta Raggi, nella quale si parla della possibilità di un’uscita dall’euro da parte dell’Italia e delle possibili ripercussioni:

Lei disse anche che più passa il tempo e più difficile è.
«Dal 2011 sono state attivate una serie di iniziative a trazione tedesca che hanno segregato i rischi dei debiti pubblici e dei debiti privati delle nazioni. Mentre prima una nostra uscita dall’euro avrebbe creato grossi problemi anche per gli altri (a partire dalle esposizioni delle banche francotedesche), oggi gran parte dei rischi li abbiamo reinternalizzati. Mi sembra più interessante fare delle proposte alternative, con un peso che non è quello che aveva la Grecia di Varoufakis. L’Italia è comunque un’economia importante nell’eurozona».
Quali potrebbero essere queste proposte?
«È finito molto sottotono un lavoro di qualche anno fa di Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, forse candidato alla Bce, in cui c’è un chiaro riferimento al fatto che l’euro è reversibile. Dobbiamo prenderne atto. Secondo i tedeschi i saldi Target 2 – cioè i saldi di pagamento tra crediti e debiti del sistema interbancario dell’Europa – andrebbero regolati. Invece il sottoscritto ritiene (e non è il solo) che questi siano dei saldi contabili, collegati alle politiche interventistiche della Bce che hanno supportato un processo di segregazione dei rischi nei singoli Stati. Perciò gli squilibri su Target 2 vanno trattati in questa prospettiva».

marcello minenna virginia raggi
Marcello Minenna con Virginia Raggi

Sta dicendo che non sono soldi da ridare?
«Non sono un vero credito esigibile della Germania verso l’Italia. Noi oggi abbiamo un debito di oltre 400 miliardi sul target 2. Se dovessimo fare quello che propose Weidmann nel 2012 (all’epoca della crisi del debito greco), di fatto l’euro si sgretolerebbe. Noi abbiamo 85 miliardi di riserve auree, come arriviamo a garantirne più di 400? È chiaro che si dovrebbe inserire un sistema di controllo di capitali, e probabilmente di tassazione alle transazioni commerciali, razionamenti occulti all’import. Ma quella tassazione non è altro che una valuta ombra che entra nelle transazioni: diventano le euro-lire che valgono meno degli euro-marchi per intendersi».

Minenna poi affronta il problema dell’inflazione, sostenendo che una nuova moneta sarebbe certamente svalutata rispetto alle principali valute di riserva e questo potrebbe ripercuotersi sull’inflazione, ma non è detto: “Vedasi lo scenario del Regno Unito post referendum. La stima si può fare sui credit spread: avremmo una svalutazione del 30 per cento, forse anche con un overshooting del 50”. Poi, alla domanda se qualcuno gli sta chiedendo di elaborare un percorso di uscita dall’euro, risponde con molta franchezza: «Mi auguro che prima o poi qualcosa si faccia. Francamente non vedo grande reattività».

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