Economia

#MalusRenzi: le Partite IVA contro le bugie del premier

Alessandro D'Amato 22/01/2015

La protesta delle associazioni contro l’aggravio della gestione separata e la distruzione del regime dei minimi. «Un aggravio più rilevante degli 80 euro», spiegano le associazioni

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La fregatura di Renzi alle Partite IVA è ancora tutta lì, nonostante il governo abbia promesso di porvi rimedio. E allora le associazioni dei freelance e degli autonomi Acta, Alta Partecipazione e Confassociazioni chiedono di muoversi, cambiando direttamente nel Milleproroghe la riforma del regime dei minimi approvata nella Legge di Stabilità 2015 e bloccare l’aumento dell’aliquota della gestione separata INPS, deciso dal governo Monti ed entrato in vigore quest’anno. La guerra di Renzi alle partite IVA quindi continua. Con una protesta inedita, però: le associazioni chie­dono a tutti i pro­fes­sio­ni­sti, auto­nomi e free­lance di evi­den­ziare espli­ci­ta­mente nelle fat­ture che rila­sciano ai pro­pri clienti l’aggravio fiscale e con­tri­bu­tivo pro­dotto dalle poli­ti­che del Governo.
 
#MALUSRENZI: LE PARTITE IVA CONTRO LE BUGIE DEL PREMIER
Ini­zia così la cam­pa­gna «met­tiamo in fat­tura il malus Renzi», con l’hashtag #malusrenzi. L’allusione al bonus di 80 euro desti­nato solo ai dipen­denti non è casuale. Da que­sta misura gli auto­nomi, come i pre­cari e i pen­sio­nati, sono stati esclusi dal governo 2.0.

partite iva gestione separata

I conti della Confassociazioni sulla gestione separata INPS

Il facsimile delle fatture con il Malus Renzi conteggiato per le partite IVA


Ed ecco l’annuncio sul sito:

Dopo il trattamento riservato al lavoro autonomo professionale dal Governo e dopo l’annuncio del Presidente del Consiglio Renzi di una pronta marcia indietro – affermano le Associazioni – ancora una volta siamo in attesa che alle parole seguano i fatti.
E’ urgente che il Governo sostenga in Parlamento gli emendamenti al Milleproroghe che prevedono il blocco dell’aumento dell’aliquota della gestione separata INPS e subito dopo metta mano al regime dei minimi e si dedichi a una riforma organica del lavoro autonomo e professionale che preveda il riconoscimento di un’ effettiva tutela della malattia e fissi l’aliquota previdenziale al 24% come già previsto per artigiani e commercianti.
Nel frattempo – spiegano le Associazioni – in assenza di segnali concreti chiederemo a tutti i professionisti, autonomi e freelance di evidenziare esplicitamente nelle fatture che rilasciano ai propri clienti l’aggravio fiscale e contributivo prodotto dalle politiche del Governo.
La campagna METTIAMO IN FATTURA IL MALUS RENZI – concludono le Associazioni – prevede proprio l’indicazione in fattura del “Malus Renzi”, in contrapposizione al bonus 80 euro ben evidenziato nelle buste paga dei lavoratori dipendenti. Scateneremo il #VIETNAMDELLEFATTURE.

Anche perché, come spiega il commercialista Andrea Dili di Alta Partecipazione, si tratta di un aggra­vio ben più rile­vante degli 80 euro. Si parte dagli 85 euro per i red­diti attorno agli 8 mila euro e si passa ai 237 euro al mese per i red­diti da 15.600 euro. I red­diti medi degli auto­nomi iscritti alla gestione sepa­rata dell’Inps, intorno ai 18 mila euro, subi­ranno un “malus” da 312 euro al mese com­pren­sivi degli aumenti delle impo­ste cau­sata dalla riforma dei minimi e delle ali­quote previdenziali. L’abbassamento del limite dei com­pensi pre­vi­sto dalla nuova riforma del regime di age­vo­la­zione fiscale pre­vi­sto da Renzi rischia oggi di quin­tu­pli­care le impo­ste per una pla­tea sti­mata di oltre mezzo milione di pro­fes­sio­ni­sti. Tra que­sti ci sono 360 mila iscritti agli ordini di under 40 e 200 mila par­tite Iva iscritte alla gestione sepa­rata che non sono iscritte ad un ordine professionale. «Dalle parole ora occorre pas­sare ai fatti — con­ti­nua Dili — Va bene come ha fatto il pre­si­dente del Con­si­glio Renzi ammet­tere di aver fatto un errore, ma il rime­dio deve pas­sare attra­verso l’approvazione di prov­ve­di­menti nelle aule par­la­men­tari. Non si pos­sono lasciare nell’incertezza cen­ti­naia di migliaia di lavoratori».

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